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Ternana-Perugia. C’è poco da girarci intorno, la sconfitta nel derby brucia e pesa

Scritto da il 01/05/2022

 

È amaro il risveglio per Perugia dopo un altro derby perso. Quella maturata sul campo del Liberati di Terni contro la compagine dell’ex grifone Lucarelli è la terza sconfitta nelle ultime quattro straregionali. Prima della gara d’andata c’erano stati il clamoroso 2-3 subito in casa nella sfida di ritorno della stagione 2017-’18 e il più equilibrato ma indigesto 1-0 nella sfida di Supercoppa di Serie C dello scorso campionato. Allora, tuttavia, i contesti generali contribuirono, almeno in parte, a sbiadirne il ricordo.

Nel primo caso, dopo il giubilo al rientro da Perugia, alla Ternana andò tutto storto tanto da non riuscire a salvarsi retrocedendo in terza serie, mentre i grifoni entrarono nei playoff, dove comunque naufragarono in Laguna (3-0) nel preliminare contro il Venezia. Nel secondo caso, il mini-torneo a tre di fine stagione fu reso meno amaro dalla recentissima vittoria, tutt’altro che scontata, del girone B contro un Padova che aveva dato filo da torcere ai grifoni fino all’ultima giornata. 

Stavolta, invece, non ci sono riserve né attenuanti. Il derby perso ieri brucia e pesa. Anzitutto perché compromette seriamente la rincorsa ad un treno playoff assolutamente alla portata, vista la contemporanea sconfitta del Frosinone a Ferrara. In secondo luogo, perché la partita è stata approcciata malissimo, senza quel mordente e quella grinta che durante la stagione avevano spesso consentito al Perugia di colmare i deficit di qualità a centrocampo e in attacco, soprattutto in trasferta. 

Chi scrive non ha mai contestato il tecnico. In estate, quando molti erano pronti a giudicarlo semplicemente dai modi e dalla gestualità stravagante, invitai ad attendere e valutarne il rendimento sulla base dei risultati. Nel corso del campionato ho sempre speso parole di apprezzamento per la sua serietà, la sua umiltà e il suo credo calcistico, sapiente miscela di vecchia scuola e innovazione, capace di mettere in campo un Perugia risoluto e pragmatico, finalmente libero dalle “raffinatezze” fini a sé stesse e dagli inutili integralismi tattici del passato.

Massimiliano Alvini ha tirato fuori il meglio e il possibile da un organico fatto di professionisti seri, certamente, ma pur sempre terz’ultimo per monte ingaggi in Serie B [dato Gazzetta aggiornato a novembre 2021, nda]. I 55 punti sin qui conquistati dal Perugia costituiscono un bottino straordinario, del tutto inaspettato ad inizio stagione, tanto da sorprendere molti addetti ai lavori, che si sono via via dovuti ricredere su questo allenatore e sul suo gruppo.

Ieri, però, l’approccio alla partita è stato disastroso. Nel primo tempo, sul piano tattico, non c’è stata storia. Dobbiamo ammetterlo, senza aggrapparci a letture eterodosse della gara. Comprensibili le parole dell’allenatore in sala stampa, tese ovviamente a smussare gli spigoli della delusione, ma onestamente non condivisibili. Il derby non è stato deciso da un episodio. 

Sicuramente, nella ripresa, in particolare con il tentativo di Olivieri dalla sinistra, il Perugia avrebbe potuto segnare. Se fosse arrivato il gol avremmo esultato, naturalmente, infischiandocene di tutto il resto ma, dal momento che Iannarilli ha respinto la conclusione, dobbiamo invece chiederci: quanto sarebbe stato meritato un eventuale pareggio?

Qui bisogna essere chiari. La responsabilità è a monte. L’ho sempre sostenuto e lo ripeto. Specie nei momenti difficili della stagione, quando la forma fisica non è al meglio e alcuni uomini-chiave finiscono ai box, è la qualità dei singoli a fare la differenza. La strategia di calciomercato del Perugia, tuttavia, non contempla acquisti di spessore, fondamentali per fare il salto in avanti. 

Inoltre, i tanti, troppi cambiamenti degli ultimi anni, sia sul campo che in panchina, non hanno mai permesso di costruire un gruppo solido, fortemente legato alla maglia e alla città. Un mese fa è arrivata la conferma contrattuale di Alvini. Bene, anzi, benissimo, ma ancora è troppo presto per valutarne le ricadute in questo senso.

Intendiamoci: assolutamente legittimo che chi è proprietario del Perugia gestisca i conti come meglio crede. Avvilente, invece, che non pochi tifosi si siano ormai trasformati in una sorta di contabili, felici e soddisfatti per il corso degli ultimi anni.

Dal ritorno in Serie B nel 2014, si annoverano quattro play-off falliti direttamente al turno di ingresso ed una retrocessione. La nostra squadra non vince un derby dall’11 febbraio 2017, quando una splendida rete di Nicastro risolse la partita al Liberati, mentre la sconfitta di ieri porta a 30 le vittorie della Ternana nei derby in gare ufficiali, pareggiando il conto col totale storico delle vittorie del Perugia. Per un tifoso questi numeri dovrebbero contare ben più dei bilanci, ai quali – state tranquilli – pensa già chi è preposto a farlo.

Inutile fare gli snob o sminuire gli eventi come la volpe di Esopo faceva con l’uva. Tornando all’inizio, la sconfitta brucia e pesa. Sicuramente, almeno a partire dalla metà degli anni Settanta, la straregionale è un po’ più sentita a Terni [dove l’astio per il capoluogo mescola calcio, politica e fantastoria] che a Perugia, ma questo non toglie che perdere un derby, per di più così, non può passare inosservato, come fosse una partita qualunque. Non lo è e non lo sarà mai.

 

Andrea Fais – TifoGrifo.com

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il 01/05/2022.
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