Non ci sono più le vergini di una volta
Scritto da Redazione il 08/06/2021Non so voi, ma da tempo ho smesso di credere alle vergini, e questo vale anche per il mondo del calcio.
Quando sono diventate pubbliche le frizioni tra società e Caserta, quando sono iniziati ad uscire i rumor su possibili divergenze di vedute, onestamente, pensavo che le possibili strade potessero essere due: trovare un minimo comune denominatore tra società e tecnico sull’impostazione della nuova stagione o lasciarsi. In presenza di un contratto in scadenza, in fondo, lasciarsi è un attimo, mentre se c’è un vincolo contrattuale, come in questo caso, la situazione è più spinosa, e spesso le società restano col cerino (e col contratto) in mano.
Non è peraltro, quello di Caserta, il primo caso di insoddisfazione coniugale. Basta citare, e solo per stare in questo periodo, Dionisi e soprattutto Antonio Conte, uno che sul “piglio il pallone e me ne vado”, con qualche milione sopra, ha fondato una scuola di vita.
Ora, al di là di ogni discorso etico e morale, è chiaro che quando due parti che si sono promesse amore, e di certo non eterno, ma per un anno o due anni, non trovano un’unità di intenti per continuare insieme, la colpa non è mai di uno solo (poi sulla percentuale di “colpa” potremmo parlarne all’infinito), e qui a Perugia, da Bucchi a Nesta, diversi hanno scelto di andarsene, e non gli ha nemmeno portato granché culo, a essere sinceri.
Caserta ha meriti molto grandi in questa promozione, a mio avviso: ha saputo costruire un gruppo forte che non ha perso la strada nemmeno nei momenti peggiori della stagione, come in occasione della sconfitta di Gubbio. Al tempo stesso i suoi errori li ha fatti: la fiducia prolungata a Fulignati a scapito di Minelli, i cambi col duo Bianchimano – Vano togliendo i crossatori, un Elia, a mio avviso fattore decisivo per la promozione, spesso sacrificato troppo lontano dalla porta, Rosi centrale di difesa (non è stato il primo a prendere questo abbaglio, ad essere sinceri). Errori che nell’economia di un campionato pesano qualche punto in negativo, ma di certo non tanti come quelli, in positivo, che ha saputo tirare fuori da una gestione del gruppo che al contrario, se fatta demmerda, lo abbiamo visto anno scorso a cosa può portare.
Quindi io personalmente avrei confermato Caserta, ma al tempo stesso non penso, come cantava Alan Sorrenti, che “sei l’unico uomo per me”. A maggior ragione se i programmi non collimano, se certe opinioni rimangono lecitamente tali, e non sono troppo affini.
Dico di più: probabilmente i programmi sarebbero collimati se il Benevento non si fosse “innamorato” dell’uomo sposato. In fondo Caserta non è Conte, che può rifiutare il Tottenham, finalista di Champions un paio di anni fa, perché non sufficientemente ambizioso. Non ci fosse stato il Benevento il mister sarebbe rimasto regolarmente, a mio avviso, aderendo al detto perugino “in mancanza di meglio, co la moglie se va a letto”.
Quindi possiamo dire che in una separazione spesso entrambe le parti ci mettono del loro, ed ognuna può avere delle aggravanti. La società è recidiva, tra un po’ ha più divorzi di Liz Taylor, ma va detta una cosa che non è secondaria: Bucchi, Nesta e Caserta se ne sono andati o se ne vanno non perché non stanno più bene con te e piuttosto meglio la morte, ma perché pensavano o pensano di aver trovato il manzo coi soldi che ti mette a posto per una vita e/o ti offre una scorciatoia per il paradiso.
Al tempo stesso un allenatore che firma due anni di contratto, con automatico rinnovo ed adeguamento post promozione, può andarsene dopo essere salito di categoria perché non ritiene la società abbastanza ambiziosa? A me sembra un controsenso, e cito a testimonianza il Monza che ricco ricchissimo, neopromosso con portafoglio sterminato, ha fallito la promozione diretta ed è stato buttato fuori dal Cittadella ai playoff. A questo punto cos’è l’ambizione? Sapere di poter avere una squadra che lotti automaticamente per la promozione?
D’altronde il Grifo è stato promosso da meno di un mese e per modus operandi di certo non può darti una squadra allestita in anticipo, o che si basi solo su certezze. Lo sappiamo, è così da anni e se sei nel mondo del calcio non puoi non saperlo. Che poi non è che la B pullula di stipendi illimitati, a dirla tutta, che sembra che solo qui si guarda al bilancio. Il Perugia è sempre stato capace di qualche colpo e molte scommesse, e paradossalmente più che le scommesse, molte delle quali azzeccate, sono stati i colpi a lasciare l’amaro in bocca (i Taddei ed i Bianchi, o sul fronte panchina i Bisoli e gli Oddo). E nonostante questo, a parte l’anno della retrocessione, il Grifo è sempre stato nella colonna sinistra della classifica, quasi sempre ai play off.
In questa situazione, al limite, posso anche pensare che al netto di qualche divergenza di vedute la fuitina del Mister con Vigorito sia servita anche a Santopadre per uscire da un vincolo in cui credeva meno che in precedenza, ma qualora Caserta avesse deciso di rimanere non penso che la società lo avrebbe esonerato.
E quindi, tirando le somme prima di andare davvero troppo lungo, lasciamoci così senza rancore. Senza dare patenti di uomo, di traditore, di cornuti. Senza cercare col lanternino il grammo in più o in meno di colpa, senza mettere in mezzo persone, ambiente, “la piazza”. Senza sbagliare, come spesso ci è capitato, la comunicazione, che c’è modo e modo di fare le cose, e c’è modo e modo per comunicarle. Senza che la stampa o i tribuni in servizio permanente di loro stessi instillino veleno inutile e comincino a menarla con cori russi, musica finto rock e new wave italianissima.
Il calcio è questo, di romantico c’è poco.
Il Mister ha fatto una scelta, la società se ne è fatta presto una ragione. Un giusto indennizzo (se Benevento fosse, mi piacerebbe Basit) e una stretta di mano. Penso che ognuno abbia fatto ed avuto del bene dall’altro, starsi a tirare i piatti dietro per la gioia di veri e propri avvoltoi che non aspettano altro avvelenerebbe un ricordo che non merita di essere abbruttito.
E prepariamoci alla prossima stagione.
Forza Grifo!
Federico Basili per TifoGrifo