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La conferenza stampa di Comotto e la rivoluzione gattopardiana di Santopadre

Scritto da il 13/10/2020

Spedito di fronte ai microfoni dalla società dopo oltre un mese di sostanziale silenzio, il dirigente ex difensore ha forse recitato il copione di un qualsiasi dipendente aziendale. Sarebbe nel suo ruolo farlo e non ci sarebbe nulla di male ma non prendiamoci in giro.

Le sacrosante dure parole per la clamorosa sconfitta di Mantova e i riferimenti ai “due o tre negativi” che “possono esserci” tra i giocatori rimasti dalla scorsa stagione, perdono di qualunque senso non appena Comotto mette in chiaro che Santopadre non può essere il capro espiatorio in ogni situazione e che resterà ancora a lungo alla guida della società.

È vero, come dice il DG, che le responsabilità per gli insuccessi vanno sempre distribuite su tutte le componenti, dalla dirigenza alla squadra passando per l’allenatore. È altrettanto vero, tuttavia, che la discesa del Perugia è cominciata almeno tre anni fa, con il flop di Federico Giunti, quando la squadra allestita in estate sembrava un’armata invincibile nelle prime cinque giornate, salvo poi crollare e sciogliersi come neve al sole poco tempo dopo.

Da allora, nello spogliatoio del Renato Curi è sempre cambiato tutto: una girandola di giocatori e di allenatori diversi, mai messi nelle condizioni di poter fare bene a causa di campagne acquisti dimostratesi deficitarie. Quest’anno, poi, sono cambiate anche le due figure più importanti tra quelle che affiancano il presidente, ovvero il direttore generale e il direttore sportivo. Comotto ha preso il posto di Pizzimenti mentre Giannitti ha preso il posto di Goretti. Ancora una volta, però, il tecnico Fabio Caserta, anch’egli nuovo di pizzo, non sembra riuscire a trasmettere i propri dettami tattici alla squadra.

Ferma restando la condizione fisica per ora insufficiente a causa del ritardo nella preparazione estiva, anche questo gruppo, come avevamo già paventato dopo la sconfitta casalinga contro il Cesena, potrebbe pagare il prezzo di un calciomercato tardivo e, per ora, incompleto. Insomma, anche se Comotto evita di dirlo, l’unica costante di questi anni tribolati in casa Perugia è Massimiliano Santopadre.

Rimasto in sella contro tutto e tutti, il dirigente romano ha preso di petto la retrocessione del 14 agosto scorso e ha voluto, come sempre a modo suo, rifondare l’ambiente per cercare di rimediare agli errori del passato. Eppure, questo inizio di campionato lascia ancora una volta pensare che, nella più gattopardiana delle circostanze, tutto sia cambiato affinché niente cambiasse.

Difficilmente, almeno si spera, rivedremo sconfitte del genere ma l’approccio mentale con cui i giocatori sono scesi in campo a Mantova è emblematico della situazione: un insieme di calciatori che non riesce ad essere un gruppo. Ancora una scommessa, ancora un azzardo. Senatori per lo più privi di forti motivazioni, probabilmente rimasti a Perugia controvoglia, incastonati senza troppa logica in un mosaico di prestiti di belle speranze, non sempre confermate dai fatti e comunque consapevoli che a fine stagione faranno rientro alla società di provenienza.

Da circa un anno a questa parte, quando la squadra va male Santopadre è solito scomparire dai radar. Riapparso lo scorso 25 agosto, undici giorni dopo la triste serata della retrocessione, per presentare lo stesso Gianluca Comotto alla stampa, il presidente tace ormai dall’inizio del campionato. La maggioranza dei tifosi, esasperata da una situazione indecifrabile, lo vorrebbe fuori da Perugia. Lo hanno scritto a chiare lettere sugli striscioni appesi in città negli ultimi due mesi e continuano a ribadirlo sui social. Di contro, una piccola ma nutrita e rumorosa schiera di aficionados continua a sostenerlo, ripetendo come una litania che senza questa società il calcio a Perugia sarebbe destinato alla scomparsa.

Condannati al triste destino di “piazza satellite” per giovani di proprietà altrui o di “comoda pensione” per giocatori sulla via del tramonto? È questo l’unico ruolo cui ormai può aspirare Perugia? Davvero non c’è altro all’orizzonte? Le istituzioni, così solerti e rapide nelle manovre relative al rifacimento dello stadio, non hanno proprio niente da dire? Come può questa improvvisa smania di ricostruire le strutture di Pian di Massiano sposarsi con la sostanziale indifferenza per le sorti sportive, e dunque anche economiche, della società che dovrebbe usufruire del nuovo impianto? I perugini meritano una risposta a tutti questi interrogativi.

 

Andrea Fais – TifoGrifo.com

Scritto da
il 13/10/2020.
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