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Grifo, Santopadre non getta la spugna: “Non possiamo retrocedere e non retrocederemo”

Scritto da il 12/08/2020

 

 
La situazione è di allarme rosso. Il Perugia, se vorrà ottenere la salvezza senza ricorrere alla scomoda appendice di supplementari e rigori, dovrà battere il Pescara con due gol di scarto nel ritorno del doppio spareggio playout contro gli abruzzesi, risultati vincitori all’andata per 2-1. Ora non ci sono più margini di errore per i biancorossi, chiamati a giocare la partita più bella di questa tribolata stagione sapendo che potrebbe anche non bastare. C’è bisogno dunque di una carica speciale e a darla di pensa il presidente Massimiliano Santopadre, tornato a parlare in videoconferenza dopo un lungo silenzio.
 
Questo il suo discorso di apertura nel monologo di cui si è reso protagonista: “Questa squadra non può retrocedere e non retrocederà. Mi sembra giusto metterci la faccia ed è questo il messaggio che voglio mandare a tutto l’ambiente”.
 
Il presidente all’antivigilia di una partita così delicata, rivendica gli sforzi fatti per la causa biancorossa: “Ci ho messo faccia, cuore e soldi e continuerò a farlo. Soltanto venerdì dopo la partita ci sarà tempo con i processi. La mia storia la conoscete: ancora una volta devo lottare per sopravvivere. Ma l’importante è l’obbiettivo, che è quello di non retrocedere. Dobbiamo crederci, non voglio sentire pessimismo”.
 
Santopadre vuole poi rispondere alle dicerie che sono circolate sul suo conto in questi ultimi giorni: “Mi dicono che non posso permettermi il Grifo tatuato sul braccio. Bene, lunedì lo andrò a tatuare anche sul petto e rimarrò qui perché sono dieci anni che dedico la vita a questo club, che non morirà. Lo amo di più di tutti quelli che mi hanno scaricato. Ma il problema non è quello: conta raggiungere l’obbiettivo, perchè non dobbiamo e non vogliamo retrocedere. E’ dal 14 marzo che sto lottando per il club e i suoi dipendenti e in ogni caso non sarà la mia fine e nemmeno quella del Perugia. Sono abituato a combattere, l’ho sempre fatto anche da ragazzo nei banchi, ma sono sempre andato avanti a testa alta guadagnandomi il rispetto. Tutto ciò unito all’amore per questa società, che continuerò ad avere”.
 
Parola d’ordine ottimismo: “Venerdì sarà una guerra, ora basta con i funerali. Sarò con i miei ragazzi in panchina. Tutti abbiamo commesso degli errori, ma non voglio più sentire che abbiamo perso perchè venerdì ci aspetta una battaglia”,
 
La tifoseria è sul piede di guerra: “La contestazione? E’ salutare. I ragazzi venuti in ritiro hanno fatto un discorso da uomini, ma dopo un ottimo primo tempo purtroppo abbiamo perso. Ciò che fa male non è la contestazione in sé ma essere scaricato da chi dice che non sono degno di portare il grifo sul petto. Ho fiducia nei ragazzi, che sono forti. Possiamo farcela”.
 
In conclusione: “Se dovesse servire sarò qui il 15, il 16 ed il 17. Il Perugia non è una scommessa, forza, forza e lunga vita al Grifo”. 
 
Enrico Fanelli – TifoGrifo.com
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il 12/08/2020.
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