Baldini, l’uomo giusto al posto giusto nel momento giusto? Il tempo saprà dircelo
Scritto da Andrea Fais il 22/09/2022La conferenza stampa di presentazione del nuovo tecnico Silvio Baldini ha lasciato sorpresi sia i tifosi che gli addetti ai lavori. In una situazione estremamente delicata, con soli quattro punti racimolati nelle prime sei gare di campionato, e in un ambiente ancora frastornato dalla sconfitta nel derby e dall’esonero di Fabrizio Castori, probabilmente nessuno avrebbe potuto prevedere un clima così disteso, addirittura condito da ottimismo e grandi ambizioni.
A chi non conosce l’ex tecnico del Palermo, i continui riferimenti al «sogno della Serie A» possono certamente sembrare assurdi, inopportuni e persino presuntuosi. Eppure, chi ha seguito la sua carriera sa di trovarsi di fronte un personaggio mai scontato, fuori dagli schemi e privo di mediazioni, continuamente alla ricerca di quelle «emozioni» più volte citate durante il benvenuto di ieri pomeriggio.
Nato a Massa, in una delle più caratteristiche terre di confine del nostro Paese, racchiusa tra il resto della Toscana, la Liguria e l’Emilia, Baldini lascia poco spazio al mistero: nel suo modo di approcciare il calcio c’è l’esperienza maturata in trent’anni trascorsi tra campi di provincia e Serie A; nella sua “filosofia” di vita, l’uomo e il professionista costituiscono due dimensioni mai nettamente distinte l’una dall’altra; nella sua determinazione traspare il forte temperamento dei suoi conterranei, discendenti degli antichi Apuani e pronipoti dei cavatori che alla fine del XIX secolo animarono i moti in Lunigiana per rivendicare migliori condizioni di vita e lavoro.
«Mi piace restare in compagnia di me stesso», sottolinea Baldini, che non nasconde il suo lato caratteriale più intimo, nemmeno a persone appena conosciute, come i tifosi e i giornalisti perugini in questi due giorni. Chi ha più di trent’anni lo ricorda senz’altro per il suo piccolo grande Empoli dei primi anni Duemila. Durante quel periodo, valorizzati dal suo innovativo 4-2-3-1, si affermarono talenti del calibro di Tommaso Rocchi, Antonio Di Natale, Mark Bresciano, Marco Marchionni, Francesco Tavano, Massimo Maccarone, Ighli Vannucchi ed altri ancora.
I riferimenti a Pitagora e le sue considerazioni riguardo l’applicazione della geometria («distanze» e «angoli») e della fisica («spazio/tempo») alla tattica di gioco possono affascinare o lasciare interdetti. L’obiettivo di ricercare l’«anima» e le «emozioni» per convincere i propri calciatori che è possibile «battere anche la Juventus», può esaltare la piazza o farla sorridere. Resta il fatto che in un calcio ormai saturo di dichiarazioni scontate, prevedibili, costruite ed attente molto più alla forma che al contenuto, Baldini rappresenta una piacevole eccezione.
Nel suo volto e in certe sue affermazioni emerge la spiccata sensibilità di chi, oltre alle gioie e alle soddisfazioni, ha conosciuto anche il dolore. Del resto, la passione – termine derivato dal verbo deponente latino patior – è prima di tutto [disponibilità alla] sofferenza: uno sconvolgimento interiore talmente potente da toccare tutte le corde emotive, sia positive sia negative.
La sensazione è che questo aspetto, più di ogni altro, stia già cominciando a connettere il nuovo tecnico con la tifoseria, forse riuscendo a smussare gli spigoli delle tensioni sorte negli ultimi tre anni tra una fetta consistente del popolo biancorosso ed il presidente Massimiliano Santopadre.
Già, Santopadre. Seduto a fianco del tecnico, il numero uno della società di Pian di Massiano ci ha messo la faccia. Si è presentato a Perugia ammettendo nuovamente i propri errori e le proprie mancanze nel corso di quest’ultima fase della sua presidenza, che ha visto il Perugia retrocedere in Serie C alla fine del primo campionato “pandemico” per poi tornare subito in Cadetteria ma senza trovare quell’agognata continuità programmatica che molti tifosi chiedono da tempo, imputando la progressiva disaffezione della piazza ai continui stravolgimenti del progetto tecnico.
Se Baldini riuscirà davvero a trasformare uno spogliatoio sin qui confuso ed incapace di trovare una quadra in un gruppo vincente, in grado di battersi contro chiunque per provare a sopperire all’innegabile divario di qualità con le formazioni più quotate, allora il pubblico senz’altro lo capirà. Perugia non è una città così snob come viene spesso dipinta all’esterno. Da queste parti non è necessario vincere. È sufficiente convincere, che in fin dei conti è anche “vincere insieme”.
Andrea Fais – TifoGrifo.com