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Sono passati 23 anni da quel celebre spareggio di Reggio Emilia. Il ricordo di Raffaele Garinella 

Scritto da il 21/06/2021

 

Buon 21 giugno, caro Grifo
… il pallone finisce tra le mani di Tony Dorigo, inglese, con padre originario di Udine, voluto fortemente all’ombra della Mole da Greame Souness, poi esonerato dopo la sconfitta contro il Verona.
 
Dorigo prima di calciare si fa il segno della croce, come a voler scongiurare, in cuor suo, un oscuro presagio. Ma il calcio non è religione, non serve avere fede, bisogna essere più bravi e, in alcune occasioni, più fortunati degli avversari. Dorigo calcia bene, anche troppo, al punto da colpire il palo interno. L’impatto della sfera contro il montante emette un suono tanto stonato per i tifosi granata quanto melodico per quelli biancorossi.
Esulta Pagotto, si lascia andare, percepisce l’importanza del momento, proprio lui che ai rigori ha già vinto una finale europea contro la Spagna, parandone due. Uno a De la Pena, l’altro a Raul, mica Gianni e Pinotto.
“Vai Colo, siamo nelle tue mani, anzi nei tuoi piedi”.
La speranza di Colonnello, si intreccia con la disperazione di Dorigo.
“Non ho paura, caro Bucci, non fallirò, preparati perché raccoglierai la palla in fondo al sacco”.
Rincorsa breve, palla da una parte, portiere dall’altra. Perugia in vantaggio, “Colo”, come lo chiamano i compagni, lancia un bacio verso i tifosi, che esplodono di gioia.
Il rigore di Carparelli, anche grazie all’aiuto del palo, finisce in rete. L’ultimo tiro spetta a Tovalieri, Il Cobra, che avanza piano verso il dischetto con lo sguardo rivolto verso la preda Bucci, ultimo ostacolo prima della promozione. Accarezza prima le punte degli scarpini, poi i calzini, quindi prende la rincorsa e calcia con il destro. Dal momento del fischio di Cesari passano quattro secondi, tempo in cui il veleno è già entrato in circolo, letale, senza speranze per il Torino.
Il pallone finisce in rete, il Perugia in serie A e Castagner in ospedale per la rottura del tendine d’Achille, causato da un salto di gioia finito in dolore. Luciano Gaucci esulta, lui e Castagner hanno compiuto un’altra impresa.
Traversa, Bernardini, Rapajc e Manicone percorrono abbracciati il terreno di gioco, chi senza pantaloncino come Traversa e Rapajc, chi in canotta gialla come Il Professore. Materazzi, Matrecano e Tovalieri festeggiano sdraiati a bordo campo.
Sono tutti lì, celebrano l’impresa di una squadra scesa in campo in quel 21 giugno del ’98 senza supponenza, ma con grinta, determinazione e voglia di gettare il cuore oltre l’ostacolo. È l’impresa di un gruppo di uomini capace di recuperare punti ad una concorrente che, forse, ad un certo punto del cammin del campionato, sentendosi forse troppo presto in Paradiso, si è ritrovata improvvisamente in una selva oscura.
Foto: Wikipedia.
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