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Una sconfitta che pesa doppio: dov’è finito il rispetto per i tifosi?

Scritto da il 31/10/2022

 

 Dopo la bella e fortunata vittoria di Reggio Calabria, il Perugia torna a perdere in casa contro il Cittadella. Lo fa male, anzi malissimo, in una giornata speciale per l’intera tifoseria e la città. In occasione del ricordo di Renato Curi, scomparso quarantacinque anni prima durante un Perugia-Juventus proprio su quello stesso campo, la squadra sforna una prestazione inconcludente, confusionaria, piena zeppa di errori, anche grossolani, e delude tutti i sostenitori accorsi allo stadio.

Nelle 11 partite di campionato già disputate, la formazione biancorossa ha collezionato ben 8 sconfitte, 1 pareggio e 2 vittorie, che le hanno fruttato appena sette miseri punti, relegandola all’ultimo posto in classifica. La media a partita – 0,63 punti – è da retrocessione diretta, senza appelli. Sul fronte delle marcature, soltanto 8 sono quelle messe a segno (0,72), che fanno dell’attacco biancorosso il peggiore del campionato, e ben 18 quelle subite (1,63), per una difesa che risulta la seconda peggiore del torneo, dietro al Como e a pari (de)merito con quelle di Venezia e Cosenza. 

I numeri sono impietosi e bastano, da soli, a descrivere la catastrofica situazione in cui versa la compagine di Fabrizio Castori. A proposito del tecnico marchigiano, richiamato in panchina dopo l’esonero e la breve parentesi Baldini, viene da chiedersi cosa lo abbia spinto ad accettare nuovamente la panchina del Perugia. La rosa a sua disposizione, deficitaria sia per quantità che per qualità, è la stessa del giorno in cui fu sollevato dall’incarico. Gli uomini – in gran parte inadatti, per caratteristiche, ad assimilare il suo gioco – sono sempre gli stessi. Ha avuto senso tornare per continuare ad insistere su un 3-5-2 ermetico, sostanzialmente statico sulle corsie laterali e privo di inserimenti, tutto incentrato su un gioco verticale palesemente inefficace?

Dopo questa domanda, tuttavia, dovremmo porcene subito un’altra: fino a quando Perugia potrà continuare a tollerare una situazione del genere? Sì perché, sbrigata la questione tecnico-tattica, comunque importante, tocca soprattutto alla società spiegare che tipo di calciomercato è stato fatto quest’anno. Molti potrebbero dire: “Il solito”. Senz’altro, ma nei circa undici anni di gestione Santopadre non avevamo mai visto una squadra così vuota e priva di qualsiasi idea di gioco.

Cosa significa l’addio del DS Marco Giannitti? Quali ragioni l’hanno portato a prendere la decisione di andarsene da Perugia dopo due anni di successi professionali, con una promozione in B ed il raggiungimento di un preliminare playoff da neopromossi? Quali sono le ragioni che hanno spinto fuori squadra Angella e Rosi? 

Ormai da tempo, i tifosi del Perugia e gli addetti ai lavori non riescono più a capire cosa succeda a Pian di Massiano. Sono costretti a procedere per ipotesi o deduzioni perché nessuno appare più in grado di fornire risposte che vadano oltre la forma o la circostanza. Conferenze stampa in fotocopia, dichiarazioni in carta carbone e promesse di continuità puntualmente disattese, anno dopo anno. 

Fin quando le cose vanno discretamente bene, con risultati tutto sommato soddisfacenti, le acque si calmano, ma non appena il modus operandi della società torna a mostrare tutti i suoi limiti, la tensione tra la piazza e Santopadre ricomincia a salire. E così via, in un ciclo che appare infinito e che ormai somiglia quasi ad un girone dantesco, dove a soffrire di più sono i tanti tifosi che vorrebbero finalmente rivedere un Perugia competitivo, ambizioso e degno del suo blasone. Un Perugia capace di  giocarsela, fino alla fine, contro chiunque e che, soprattutto tra le mura amiche, venda carissima la pelle a qualunque avversaria.

Non è giusto cha una piazza come questa sia costretta a “sopravvivere” alla meno peggio. Senza prospettive, senza una programmazione che vada oltre la singola stagione, senza giocatori di spessore ma soprattutto senza rispetto, come quello che è mancato ieri in una giornata importantissima per tutta la città. Nemmeno il breve intervallo al 5′ della ripresa, autorizzato dalla Lega, per commemorare con un caloroso applauso il nostro Campione, caduto sul campo, ha smosso le corde dei giocatori. Quando è così, significa che probabilmente Baldini aveva ragione: questo gruppo non è una famiglia.

Andrea Fais – TifoGrifo.com

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il 31/10/2022.
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