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Un tuffo nella memoria del Grifo – Stefano Guidoni, il bomber altruista. Da Gaucci a Mazzone, vi racconto il mio Perugia

Scritto da il 06/07/2021

Le sfumature della voce sono inconfondibili. Qualche volta anche più delle impronte digitali. La voce di Stefano Guidoni, protagonista della nostra intervista, è ferma, decisa, come quella di chi ricorda eventi passati con la calma serafica di chi è uscito indenne da un tornado. O da un uragano, pensando al compianto Luciano Gaucci. L’avventura perugina di Guidoni ha il volto di una bellissima rosa rossa. La promozione figlia di uno spareggio ha celato le spine di un’annata difficile e travagliata.

Fu travagliata per tanti motivi e solo il bellissimo finale ha cancellato le tantissime incongruenze. Nel calcio conta il risultato ed una squadra del nostro livello doveva assolutamente conquistare la promozione. Siamo riusciti in unimpresa non da poco.

L’inizio sembra promettente. Il Perugia lo acquista dal Cosenza dopo una prima stagione in serie B piuttosto soddisfacente con dieci reti in venticinque presenze. Guidoni piace per il suo altruismo, voglia di correre, lottare e costruire spazi per i compagni di reparto. Ha più di un piede a Verona – sponda Hellas – quando Luciano Gaucci, grazie alla sua determinazione – e ad un miliardo e mezzo di lire – fa saltare il banco. Nonostante abbia da poco ricevuto il rifiuto di Karl Heinze Riedle, deciso a continuare l’avventura al Borussia Dortmund, Uragano non si perde d’animo e mette a disposizione di Perotti una pedina di lusso.

Gaucci e Pagliuso si accordarono ed io firmai un contratto triennale. Perugia era una piazza importante per lepoca, e fui molto contento del trasferimento. Anche la città mi piaceva. A livello realizzativo fu unannata scarna ma ero quello che in attacco creava spazi per i compagni. Sotto quellaspetto fui determinante tante’è vero che giocai quasi tutte le partite.

 

Non è facile trovare un uomo simbolo di quella annata, il personaggio da lanciare in copertina. A cominciare dal tecnico: lo champagne lo ha stappato Ilario Castagner, ma per arrivare a conservare le bottiglie con cui brindare in fresco, furono necessari anche i punti di Attilio Perotti ed Albertino Bigon.

Perotti possedeva la consapevolezza di chi avrebbe dovuto condurre quella squadra al successo finale. Aveva un curriculum importante e fu scelto per il suo pragmatismo. Era molto tranquillo ed assolutamente consapevole della situazione che avrebbe vissuto. Il Perugia aveva, di fatto, rivoluzionato la rosa acquistando una marea di calciatori nuovi, tra cui anche tanti stranieri. Perotti cercò di amalgamarci. Un lavoro tuttaltro che semplice tant’è che fu esonerato. Nel suo compito non fu agevolato. Perugia è anche un ambiente particolare e non semplice. Bigon portò una grande ventata di entusiasmo. Anche le modalità di allenamento cambiarono. Cercava di stimolare il gruppo con attività ludiche. Anche lui non durò molto e fu richiamato Perotti. Castagner contribuì con la sua saggezza e la conoscenza dellambiente a conquistare la promozione grazie ad una straordinaria rimonta.

Lo stesso discorso va fatto per i calciatori. Milan Rapaic ed Antonio Manicone hanno rappresentato gli assi nella manica che Castagner ha estratto al momento giusto. Ad inizio stagione i vari Tovalieri, Melli, Pagotto, Grossi e Olive erano semplici avversari. A settembre in maglia biancorossa c’erano Versavel, Emmers, Pandolfi e Thorninger, poi scomparsi nel mezzo del cammin del campionato. Chi c’è sempre stato, garantendo continuità rendimento, è proprio Stefano Guidoni.

 

Gaucci conosceva le dinamiche della squadra e lo spogliatoio era davvero una polveriera. Dubito che influenzasse le decisioni degli allenatori in merito allundici da mandare in campo. Non ho mai avuto questa percezione. Anche perché, se così fosse stato, difficilmente le avrei giocate tutte visto che non ero tra i suoi calciatori preferiti (ride). Cera talmente tanta confusione che sembrava di vivere un continuo reality. Quando c’è poca chiarezza non sai mai di chi fidarti, né cosa pensare. In un campionato lungo e logorante come la nostra serie B la compattezza del gruppo fa sempre la differenza, ed il nostro spogliatoio non era propriamente unito. Allinizio ho avvertito la volontà di tagliare fuori i calciatori stranieri. Da queste dinamiche ho preso immediatamente le distanze. Con i calciatori stranieri ci stavo davvero bene. Mi divertivo e cercavo di apprendere la loro lingua. Nascevano sketch divertenti. Emmers e Versavel erano straordinari e, calcisticamente parlando, da loro si poteva solo apprendere tanto. Thorninger era più giovane e meno esperto ed aveva su di sé tante aspettative. Si pensava potesse fare la differenza ma le cose andarono diversamente. Forse perché le sue caratteristiche tecniche non erano del tutto adatte al calcio italiano. A nessuno di loro è stato creato quellambiente intorno che avrebbe potuto aiutarli.

 

Il calcio è una parentesi che non dura in eterno. Rimangono i ricordi e l’amicizia.

 

Sono una persona schietta, sincera. Le cose che non vanno bene preferisco chiarirle subito. Per questo non ho mai avuto ruggini o rancori verso nessuno. Echiaro che ci sono persone con cui si lega maggiormente ed altre che, magari, non fanno breccia nel nostro cuore. Mi piace ricordare Antonio Manicone, oggi vice allenatore della Svizzera, che aveva qualità pazzesche, così come Renato Olive, entrambi belle persone. Anche con Marco Materazzi ho avuto un bel rapporto nonostante in allenamento ci gonfiassimo di botte. Era il nostro modo per preparare al meglio la partita, per mantenere sempre alta la guardia e la concentrazione.

Se solo convertissimo l’esperienza perugina di Stefano Guidoni in un film, siamo certi che ne verrebbe fuori Il tormento e lestasi, interpretato dall’indimenticabile Charlton Heston. Nessun Buonarroti né tantomeno Papa Giulio II, solo l’estasi vissuta per la promozione in serie A accompagnata al tormento per le tante situazioni complesse della stagione.

Volli fortemente lasciare Perugia per lambiente che si era creato. Cerano dinamiche che non rendevano piacevole la mia permanenza. Vi feci ritorno due anni dopo solo perché Carlo Mazzone voleva un attaccante dalle caratteristiche differenti rispetto a quelli che aveva in rosa. Ringrazierò per sempre il mister per avermi concesso la possibilità di esordire in serie A. Tra gli allenatori che ho avuto a Perugia è stato quello che ha avuto più onestà intellettuale nel fare e dire le cose. Un altro aspetto fondamentale riguarda la sua spiccata personalità che gli ha permesso di non subire quasi per niente le influenze del presidente e del direttore sportivo.

 

Guidoni è rimasto nel mondo del calcio. Dopo un passato come allenatore nelle formazioni giovanili della Juventus, è docente ai corsi federali per allenatori ed è impegnato nel calcio dilettantistico. Lo salutiamo strappandogli la promessa di risentirci per rispolverare altre cose che non abbiamo avuto modo di approfondire.

Salutami Perugia. La prossima volta ti racconterò delle peripezie che ho dovuto vivere prima del mio trasferimento a Verona. Sapessi… (ride).

 

 Raffaele Garinella – TifoGrifo.com

 

Foto: Profilo social Stefano Guidoni.

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