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Un tuffo nella memoria del Grifo- Martin Rivas, la garra charrua al servizio del Grifo

Scritto da il 01/01/2019

Rivas ha solo vent’anni quando la Nazionale di calcio del suo Paese, lo seleziona per la Fifa Confederations Cup. Siamo nel 1997, e la Selección de fùtbol de Uruguay viene invitata a partecipare alla manifestazione.

Indimenticabile quarto posto

La prima volta non si scorda mai, soprattutto se i risultati sono positivi. Sarà il Brasile della coppia gol composta da Ronaldo e Romario a trionfare. I verdeoro sommergono sotto sei reti la malcapitata Australia, giunta in finale proprio a spese dell’Uruguay.

Poco male, nonostante il gol dell’australiano Kewell abbia infranto i sogni dorati di tanti tifosi. I tifosi della Celeste possono ritenersi comunque soddisfatti. Quella prossima a sbocciare è una Nazionale importante, composta da tanti giovani interessanti.

Da Dario Silva a Marcelo Zalayeta, da Alvaro Recoba, il Chino, a Paolo Montero. E poi c’è lui, Martin Sebastian Fernandez Rivas, difensore roccioso e coriaceo.

L’Inter lo nota e lo porta a Milano

Rivas non passa inosservato, e non soltanto per le qualità tecniche di cui dispone. Ha una capigliatura folta e riccia dal colore corvino, un mix tra Paul Breitner ed Evaristo Beccalossi. Arriva a Milano insieme al connazionale Recoba per rimpolpare la rosa messa a disposizione di Gigi Simoni.

Il contratto ha una durata importante, cinque anni, segno che la società meneghina crede molto nelle qualità del difensore. A Milano, a differenza del Chino, subito scoppiettante grazie ad una doppietta all’esordio contro il Brescia, vede il campo solo in tre occasioni.

La prima contro il Milan in coppa Italia. La vittoria dei nerazzurri non basta ed evitarne l’eliminazione dalla competizione. La seconda, molto più importante, nei quarti di finale di coppa Uefa contro lo Shalke 04. La terza, nella passerella finale contro l’Empoli. Lascia Milano una prima volta, ma fa comunque in tempo a sollevare la coppa Uefa magistralmente conquistata a spese della Lazio.

Dopo la notte fatata di Parigi, si apre una nuova parentesi della sua carriera. Ad attenderlo c’è il Perugia, appena promosso in serie A dopo uno spareggio per cuori forti vinto contro il Torino ai calci di rigore.

In Umbria la migliore stagione italiana

 

Luciano Gaucci, intenditore di calcio come pochi, lo preleva in prestito e lo mette a disposizione di Ilario Castagner, per la stagione 1998/99.

È un Grifo rinnovato e rivoluzionato, quello tornato in serie A dopo un solo anno di purgatorio.

Rivas si mostra subito pronto, e Castagner non esita e gettarlo nella mischia sin dalla gara d’esordio contro la Juventus. Vincono i bianconeri, che espugnano il Curi per 4-3. Se la buona sorte è dalla parte della Juventus, gli astri sono con il Perugia.

Comincia, infatti, a splendere la stella di Nakata, un samurai destinato a diventare Re di Roma. Si fanno largo il talento incontenibile di Milan Rapaic,-forse il calciatore più forte dell’era Gaucci-, e la grinta di Renato Olive. Il  Perugia arranca in classifica, nonostante la squadra sia stata costruita in maniera ottimale.

Chi invece si cala alla perfezione nella nuova realtà è Martin Rivas. Il difensore sudamericano sforna una serie di buone prestazioni, mostrandosi a proprio agio sia in coppia con Matrecano, sia con Roberto Ripa. Da Milano, sempre sponda Inter, viene ingaggiato Andrea Mazzantini, contribuisce grazie ad autentici miracoli camuffati da parate, a migliorare il reparto difensivo. Purtroppo per Castagner, non sono sufficienti ad evitargli  l’esonero. Il tecnico del Perugia dei miracoli viene sostituito da Boskov con l’obiettivo di salvare il Perugia dalla retrocessione.

Contro l’Udinese, alla penultima giornata, i biancorossi centrano un determinante successo che vale una storica permanenza in serie A. Mattatore dell’incontro è Gianluca Petrachi, autore di una doppietta.  Nell’ultima giornata contro il Milan, il Perugia perde 2-1 ma si tratta di una sconfitta ininfluente.

Zaccheroni e i suoi brindano al tricolore, gli umbri alla salvezza, anche grazie al pareggio tra Piacenza e Salernitana. Rivas è tra le note positive della stagione, grazie alle sue venticinque presenze, quasi tutte condite da quantità e qualità.

Nonostante la pressione del Perugia, pronto a riconfermarlo, l’Inter lo riporta ad Appiano Gentile. Bergomi ha appeso gli scarpini al chiodo, e Lippi è intenzionato a valutarlo bene prima di lasciarlo partire nuovamente. Rivas non giocherà neanche un minuto, accomodandosi quasi sempre in tribuna.

Nonostante il freddo accumulato sugli spalti di San Siro, non si lascerà mai andare a parole fuori posto. Le sue dichiarazioni saranno sempre pacate. Come quelle su Lippi,-che lo schiererà solo durante le partitelle in allenamento-, definito grande allenatore.

Rivas ripone la maglia nerazzurra e quella col Grifone sul petto nel cassetto delle esperienze e dei ricordi, pronto a ripartire dalla Spagna, prima di fare ritorno in Uruguay per indossare la gloriosa casacca del Penarol.

Passa il tempo, non la classe

Oggi Rivas si occupa di rappresentare ed importare prodotti di una marca sportiva. Ha appeso gli scarpini al chiodo, ma non classe e signorilità che ha continuato ad indossare anche dopo aver smesso i panni da calciatore. Due trofei pregiati, di cui non tutti possono vantarsi. Ben più preziosi di tanti palloni d’oro.

Raffaele Garinella-Tifogrifo.com

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il 01/01/2019.
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