Un tuffo nella memoria del Grifo- Ferdinand Coly. Il leone del Senegal un tempo ruggiva in campo, oggi lo fa prendendosi cura della terra.

Lev Tolstòj identifica l’agricoltura come strumento necessario per consentire all’essere umano di condurre una vita razionale e di morale rettitudine.

Il lavoro agricolo indica il cammino da seguire, non uno dei tanti, ma quello fondamentale, necessario per l’esistenza. Solo toccando con mano la terra, respirandone il profumo, l’uomo conoscerà profondamente la razionalità della vita.

Nei pressi di Saly, una località balneare situata nella regione della Petite Côte del Senegal, ex stazione commerciale portoghese, un uomo è intento a mietere il proprio raccolto.

Indossa occhiali per ripararsi dal sole, talmente caldo da penetrare nelle vene e scaldare l’animo. La sua energia rende tutto bellissimo. È giusto ricordare le parole di Re Salomone, chi raccoglie d’estate è previdente, mentre chi riposa durante la mietitura si disonora.

Ferdinand Coly, ex calciatore, perno della squadra nazionale del Senegal, dopo una carriera professionale entusiasmante e ricca di soddisfazioni, ha deciso di dedicarsi all’agricoltura.

È partito da zero, così come ha fatto da calciatore. Da un campo deserto dove poter piantare i primi alberi da frutto. Chi pianta arbusti è profondamente altruista poiché ama intensamente gli altri, forse più di sé stesso.

Anche per tale ragione potremmo definire Ferdinand Coly un angelo del nostro tempo. Nella vita di tutti i giorni, proprio come faceva da calciatore, ha sempre pensato al prossimo.

A Perugia è ricordato con affetto, da tanti accostato ad un leone, sempre pronto a ruggire per i compagni e per l’onore della maglia. Un proverbio africano dice, a proposito di chi ha visto ruggire un leone, che non correrà mai più nel medesimo modo di chi lo ha soltanto udito.

Coly ha ruggito in più di una occasione, e non è mai stato facile superarlo in velocità.

In marcatura era solito sfinire e finire i malcapitati avversari, emulando il comportamento di un felino famelico con una gazzella, preda non per scelta ma per destino, al pari di una rosa di fronte al gelido inverno.

Pregevoli le sortite offensive concluse con cross al bacio,- la sua specialità-, per gli attaccanti. Da Ravanelli a Mascara fino a Floro Flores, tutti hanno beneficiato dei suoi assist, ma anche delle poche reti, tutte tremendamente determinanti per la classifica della squadra. Si pensi al momentaneo 2-2 sul campo di Piacenza, realizzato a sette minuti dal termine di una gara vinta in modo spettacolare, o al momentaneo 2-1 di Vicenza.

Una parentesi altrettanto importante a Parma, dove si è trovato bene così come a Perugia, pur senza aver mai conosciuto il fantomatico Principato descritto da Stendhal. Ma dallo scrittore francese deve aver compreso che ciò che caratterizza le grandi passioni è l’immensità degli ostacoli da superare e l’oscura incertezza dell’evento.

Ed è proprio grazie alla sua forza d’animo, al profondo amore per Madre Natura che ha diradato la nebbia dell’incertezza, quella che spesso investe un calciatore a fine carriera, ed è tornato a ruggire.

Questa volta non c’entrano i campi da calcio, dai piedi di Coly non partono più cross diretti ai compagni. La corsa continua e costante ha ceduto il passo ad una andatura sicura, calma, propria di chi ha maturato saggezza e conosce il cammino da seguire.

Ha deciso di dedicarsi alla cura dei suoi alberi di mango e di agrumi, profondamente amati come i vecchi e cari compagni di squadra.

Non servono i piedi, le scarpette rimangano pur  appese al chiodo, ferme, immobili, parte integrante di un muro carico di ricordi. Per coltivare la terra e raccoglierne i frutti bastano le mani.

Raffaele Garinella-TifoGrifo.com

Foto: Roberto Settonce

Scritto da Raffaele Garinella
il 19/10/2018.
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