Un anno di museo del Grifo. “A lezione di Perugia”e presentazione del libro “L’anno del Grifo” quel lungo testa a testa con il Milan. Le Testimonianze di Nappi e Vannini.
Scritto da Raffaele Garinella il 08/07/2017È passato un anno da quando è stato inaugurato il museo del Grifo, luogo sacro per i tifosi del Perugia, mura che raccolgono anni di storia e di vittorie dei colori biancorossi. Diverse le iniziative giusto nel giorno della ricorrenza del primo compleanno,
tra queste ” A lezione di Perugia” e la presentazione del libro “L’anno del Grifo” scritto da Marcello Altamura. Carlo Giulietti ed Ilvano Ercoli, con la partecipazione straordinaria di Michele Nappi, ex terzino destro del Grifo dal 1974 al 1982 e poi nuovamente nella stagione 1984/85, hanno raccontato la storia del Perugia seguendo una sorta di scaletta grazie alla proiezione di foto storiche. Un vero e proprio film, un romanzo che comincia con il gagliardetto della Società Sportiva Fortebraccio nata nel 1890 e composta da tante sezioni sportive, tra cui quella istituita nel 1901 e dedicata al calcio. Le prime storiche partite si disputavano al “Piazzone”, luogo collocato nelle vicinanze dell’ex carcere di Piazza d’armi. Qualche tempo dopo, poco sotto al luogo dove sorgeva il “Piazzone” nacque il glorioso “Santa Giuliana” utilizzato dal Perugia fino alla stagione sportiva 1974/75. In quello stadio furono conquistate due storiche promozioni, quella del 1966/67 in serie B e quella del 1974/75 in serie A. Con lo scorrere delle immagini, si arriva alle foto dell’indimenticato ed indimenticabile Renato Curi. La prima foto potrebbe definirsi storica, perché immortala il gol di Curi alla Juventus nella stagione 1975/76, che di fatto permise all’altra squadra di Torino di laurearsi campione d’Italia. Anche il Torino campione d’Italia, esattamente come capitato ai cugini bianconeri, fu sconfitto a Perugia. Leggenda e cronaca raccontano che Giampiero Boniperti, nel rinnovare i contratti ai propri calciatori, rammentò in sede di rinnovo quella storica sconfitta a Perugia maturata all’ultima giornata. Le immagini scorrono fino a quel maledetto 30 ottobre 1977 che strappò via Renato Curi. Nel descrivere l’ex compagno, Nappi ricorda: “Curi arrivò dal Como, era un ragazzo bravissimo, un caro amico, disponibile e sorridente. Era felice della vita che viveva, in campo era fin troppo corretto e tecnicamente era dotato di un fisico brevilineo, di capacità tecniche incredibili e di una grande sensibilità nel tocco di palla. Fu Renzo Luchini negli spogliatoi a comunicarci la notizia della sua morte. Nessuno voleva credere ad una cosa del genere. Era stato in dubbio nello scendere in campo fino all’ultimo per via di un infortunio rimediato in un’amichevole infrasettimanale disputata a Spello”. Il giornalista del “Corriere dello Sport” Elio Clero Bertoldi ricorda le differenze tra il calcio di allora rispetto a quello di oggi : “Intervistai Renato Curi nella sua BMW color rosso-bordeaux. Erano altri tempi”. Altre foto scorrono sullo schermo e questa volta è il turno di un’immagine del presidente D’Attoma con Castagner e Ramaccioni. La testimonianza di Nappi: “L’alchimia tra loro funzionava alla perfezione. Nel tempo hanno dimostrato di essere persone capaci, competenti e valide. Ramaccioni era un direttore sportivo atipico, era stato calciatore ed era sempre con noi negli spogliatoi. Per qualsiasi problema, lui c’era e sapeva risolvere tutto. Anche al Milan ha fatto un grande lavoro, contribuendo alla crescita del club rossonero.” Quando si arriva alla stagione 1978/79, viene introdotto il libro di Marcello Altamura “L’anno del Grifo”. Oltre al giornalista di “Cronache di Napoli”, Michele Nappi, il “condor” Franco Vannini, Franco Esposito, firma di punta del “Mattino” e del “Corriere dello Sport ed Elio Clero Bertoldi del “Corriere dello Sport” moderatore del simposio. Esposito co-autore con Altamura del libro “Dodici leoni. Vinicio e il suo Napoli rivoluzionarono il calcio” cita la sinossi del romanzo dedicato al Grifo degli invincibili: “ Non sono d’accordo quando si scrive che “Quel Perugia vinse tanto ma non ha vinto niente”, perché quella squadra fu conosciuta in Europa e nel mondo, con la provincia che tenne testa fin all’ultimo al grande Milan. Questa è una storia di uomini straordinari che innesta e si innesca perfettamente con la storia della città. Ero perplesso e mi chiedevo come avrebbe fatto Marcello Altamura a scrivere una storia senza averla vissuta; ebbene, ci è riuscito benissimo, perché si è immerso nella storia con i requisiti fondamentali di amore e sentimento. E lui ha vinto, proprio come quel Perugia”. Altamura, che sempre a Perugia ha presentato il libro “La borsa di Moro. Quello che Stato e Br non dicono su via Fani. I pezzi mancanti dell’agguato del 16 marzo 1978” racconta il perchè abbia voluto realizzare un libro sul Perugia degli imbattibili: “ho scritto questo libro perché è anche la storia di un calcio che non esiste più. In quel Perugia non esisteva il fuoriclasse, ma c’era un grande gruppo, un concetto di squadra elevato all’ennesima potenza. Durante lo scorso ottobre, ero a Perugia all’interno dello storico bar Turreno per bere un caffè e c’erano due persone che mi chiesero come mai parlassi ancora degli imbattibili dopo 40 anni. Probabilmente il fatto che il Perugia non abbia vinto lo scudetto ha conferito all’impresa un risalto maggiore. Se ad esempio avesse vinto il titolo come capitato al Leicester di Ranieri l’impresa avrebbe avuto luce diversa, l’unicità è conferita dalla imbattibilità”. Nappi al riguardo sottolinea l’importanza di Ramaccioni nel caricare la squadra: “L’ultima giornata la disputammo a Bologna e Ramaccioni ci disse di come ogni anno una squadra vinceva lo scudetto, ma nessuno era rimasto imbattuto. In questo modo riuscì a mantenere alta la tensione.” All’autore del libro è stato chiesto del perché il Perugia non riuscì a vincere lo scudetto. Altamura risponde citando Castagner: “concordo con Castagner: si infortunarono Vannini e Frosio ma credo che molto abbia influito lo sciopero bianco di Salvatore Bagni contro il Milan”. Su quell’incredibile protesta di Bagni, Vannini puntualizza: “Bagni veniva già da qualche prestazione non brillante. La società avrebbe dovuto forse risolvere la faccenda prima della partita contro il Milan”. Su Bagni, Nappi aggiunge: “Le sue capacità erano enormi. Possedeva forza e mezzi fisici notevoli.” Non poteva mancare Il ricordo di “Tigre” Ceccarini, e Nappi lo ricorda come “ un perno, un amico ed un compagno, ci manca tanto, a noi e alla sua famiglia. Un giocatore unico nel portare gli avversari alla esasperazione. Possedeva carattere e capacità fisiche, era capace di innervosire gli avversari in maniera incredibile.. Una volta ci riuscì anche con Carlo Mazzone”. Il “condor” Vannini conferma: “Frastornava gli avversari usando intelligenza tattica. Capiva subito come marcare l’attaccante scegliendo di anticiparlo oppure di aspettarlo. Mi meraviglio di come un grande marcatore come lui non sia approdato in una grande squadra”. Finale dell’autore che sottolinea l’importanza dell’agente FIFA Sabatino Durante: “Mi è stato di grande aiuto perchè mi ha fatto capire che non si poteva raccontare la storia del Perugia senza raccontare anche la storia della città. Quell’exploit della squadra rappresentò anche il picco di crescita di Perugia, vista sotto un’ottica diversa nel resto dell’Italia. Presero a risaltare le tradizioni della sua gente e di un’identità di calcio. Un connubio perfetto. Sabatino mi ha concesso le chiavi per accedere a questa meravigliosa storia”.