Udinese-Perugia 8-3. Il dna non va snaturato, ma si può correggere.
Scritto da Redazione il 30/11/2017
Una partita d’altri tempi, direbbe qualcuno. Una partita dei tempi attuali del Perugia, per essere precisi. Liberi da pressioni di risultato, i grifoni si esprimono per come sanno. Giocano, costruiscono con qualità e fantasia, arrivano alla conclusione con la facilità e la brillantezza di inizio stagione. Poi, però, ci sarebbe anche la fase difensiva e, invece, il Perugia a trazione anteriore se ne dimentica allegramente. E cosi l’Udinese va a gol col pallottoliere: otto reti su dieci conclusioni a rete, una percentuale da record di tutti i tempi. Il Perugia esce così dalla Coppa e le indicazioni della partita sono inequivocabili. La vera natura di questa squadra è quella di inizio stagione, votata alla costruzione del gioco. Ma questa certificazione non potrà essere utile in chiave campionato, o almeno non potrà esserlo in toto. Perché, appunto, da un lato Breda dovrà cercare con convinzione di valorizzare la propensione dei suoi centrocampisti e attaccanti a manovrare, che nella sua gestione si è vista solo a sprazzi, con la squadra troppo col freno tirato. Ma, dall’altro lato, dovrà continuare a cercare l’equilibrio di cui ha sempre parlato negli assetti di gioco del Grifo, mettendo una dose significativa di cura, attenzione e organizzazione efficace nella fase difensiva, ivi compresa la scelta degli uomini adatti. Nella misura e nei modi in cui il Perugia troverà questo equilibrio, starà il successo o meno della stagione. Perché le caratteristiche, l’indole e il dna di una squadra, esattamente come quelli di una persona, non si possono e non si devono snaturare. Ma, se qualcosa c’è da correggere per ottimizzare i risultati, va fatto. Senza dimenticare come si è, ma migliorandosi. Questa la lezione di Coppa ad Udine. Che, a ben vedere, potrebbe anche tornare assai utile al campionato del Perugia.
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia