Tre anni di museo, quaranta di ricordi: Perugia celebra la sua epopea sportiva
Scritto da Redazione il 07/07/2019(ASI) PERUGIA – Nella mente del difensore Michele Nappi prevale ancora il rammarico di non aver raggiunto lo scudetto, obiettivo assolutamente preferibile al record dell’imbattibilità. Non la pensa così il direttore sportivo Silvano Ramaccioni che, tramite un messaggio inviato per l’occasione, fa sapere di tenersi ancora stretta l’impresa sportiva di quella squadra fantastica. Secondo il tecnico Ilario Castagner ed il centrocampista Franco Vannini, invece, non si può dire con certezza come sarebbero andate le cose se certi episodi – infortuni o pareggi subiti in extremis – non si fossero verificati.
Di cosa stiamo parlando? Del Perugia dei miracoli, la gloriosa squadra giunta ad un passo dalla conquista del campionato di Sere A 1978-’79. Un gruppo di giocatori straordinari, sconfitti dalla matematica soltanto il 6 maggio, al termine di un duello serrato contro il Milan del “Barone” Nils Liedholm. Nella graduatoria finale, infatti, solo tre furono i punti di vantaggio accumulati dai rossoneri sui grifoni che, pur secondi in classifica, si affermarono come la prima squadra della storia a concludere senza sconfitte un intero campionato di Serie A a girone unico.
Se per il Milan quello fu lo scudetto della stella, ovvero il decimo in una prestigiosissima bacheca che ha continuato per molti anni a riempirsi di trofei, per il Perugia e per Perugia quella stagione e quel record di imbattibilità rappresentano ancor oggi l’ineguagliato apice di una storia più che centenaria, iniziata nel 1905, secondo la versione ufficiale, oppure nel 1901, secondo la tesi sostenuta da alcuni appassionati collezionisti, veri e propri storici del Perugia Calcio che vantano documenti alla mano ad avvalorare le loro argomentazioni.
Fra questi c’è Carlo Giulietti, tifoso molto noto in città assieme al fratello-gemello Claudio e moderatore dell’incontro 40 Anni di Imbattibilità, che ha chiuso nel tardo pomeriggio di ieri un’intera giornata dedicata ai colori biancorossi con numerosi eventi di intrattenimento e conferenze, organizzata dall’AC Perugia e dalla Commissione AC Perugia Calcio Museo. L’occasione era quella del terzo anniversario dell’apertura al pubblico del Museo del Perugia Calcio, vero e proprio contenitore storiografico di oltre un secolo di storia della squadra e della tifoseria del capoluogo umbro, realizzato all’interno dell’edificio che ospita la sede della società, a due passi dallo Stadio “Renato Curi”.
Davanti ad una sala gremita di tifosi e appassionati, il napoletano Nappi, il veneto Castagner e il toscano Vannini, tutti rimasti stabilmente a vivere a Perugia dopo quell’esperienza irripetibile, hanno così rispolverato gli aneddoti e le curiosità di un’annata sensazionale, che vide una piccola squadra di provincia giocarsela alla pari con le grandi del Nord. Dal pareggio allo scadere di Antonio Ceccarini nella gara interna contro l’Inter alle reti decisive di Walter Speggiorin, dal comportamento di Salvatore Bagni nello scontro diretto col Milan, mai del tutto digerito dalla tifoseria, al primo storico approdo in Coppa UEFA contro Dinamo Zagabria e Aris Salonicco, dalla particolare simbiosi del tempo fra società, squadra e città alla capacità del presidente Franco D’Attoma di gestire con saggezza i rapporti umani e professionali, senza mai eccedere o lasciarsi andare a colpi di testa.
Probabilmente l’1-1 in casa contro i rossoneri alla sestultima di ritorno chiuse virtualmente i giochi in ottica scudetto ma, come ricordato in sala, non fu certo quello l’unico pari di cui doversi rammaricare. Basti pensare al punticino rimediato sul campo dell’Ascoli o allo scarno bottino raccolto, tra andata e ritorno, contro un Verona ultimo in classifica.
Tra gli anni Sessanta e Settanta, la città visse probabilmente gli anni migliori della sua storia contemporanea. Un’economia fiorente, marchi di successo internazionale nei settori alimentare, tessile, meccanico ed edilizio, capitani d’industria del calibro di Lino Spagnoli, Spartaco Ghini e Luciano Servadio, tutti nomi non a caso intrecciati con la storia del Perugia Calcio. Società e squadra furono per almeno tre lustri (1966-1980) lo specchio sportivo di una città di provincia che, partita “operaia e contadina”, si era rimboccata le maniche raggiungendo in poco tempo traguardi impensabili, sino a sfidare le grandi metropoli.
Una rivalsa sportiva e non solo, sintetizzata con efficacia in sala dal giornalista Guglielmo Mazzetti – primo storico cronista radiotelevisivo del Perugia Calcio per l’indimenticata TeleAIA di Enrico Bonelli – intervenuto dal pubblico per ricordare la passione di quegli anni e la soddisfazione provata al termine della vittoriosa gara in casa della Juventus proprio in quella stagione straordinaria, di fronte alla supponenza di certi grandi nomi del giornalismo torinese e nazionale.
Nove anni prima di quel Perugia, il miracolo sportivo era avvenuto a Cagliari, con lo storico scudetto della squadra trascinata da Gigi Riva, profeta di una terra a lungo emarginata e dimenticata che seppe riscattarsi, almeno in parte, grazie a quella piccola ma potente sfera di cuoio. Sei anni dopo l’impresa dei ragazzi di Castagner, invece, la storia sarebbe passata per Verona, dove il gruppo guidato da Osvaldo Bagnoli conquistò uno storico tricolore nell’anno forse più difficile in assoluto per poterlo fare, davanti a corazzate come la Juventus di Platini, il Napoli di Maradona e l’Inter di Rumenigge. Dal canto suo, il Perugia di Franco D’Attoma, Silvano Ramaccioni e Ilario Castagner, come il Lanerossi Vicenza l’anno precedente, sfiorò l’impresa, toccando il cielo con un dito per qualche mese e mandando un’intera città in visibilio. Ancor oggi la tifoseria è spaccata fra chi è fiero e soddisfatto di quell’imbattibilità e chi, invece, avrebbe preferito lo scudetto anche a costo di perdere una o più partite.
Ci sarebbero voluti tredici anni per eguagliare lo storico record dei grifoni. Ironia della sorte fu proprio il Milan di Fabio Capello che, aggiudicandosi lo scudetto 1991-’92, riuscì nell’impresa di concludere il campionato senza sconfitte, sebbene con nomi del calibro di Van Basten, Gullit, Rijkard, Baresi, Maldini o Albertini. Altri vent’anni trascorsero prima che l’impresa biancorossa del 1979 potesse essere nuovamente ripetuta da un’altra compagine. Nel campionato 2011-’12 fu la Juventus di Antonio Conte a trionfare senza mai perdere una gara, ma anche in questo caso con un organico infarcito di grandi nomi, da Alessandro Del Piero ad Andrea Pirlo.
Il record di imbattibilità del Perugia dei miracoli resta lì, indelebile, forte della consapevolezza che nessuno potrà mai superarlo, al più eguagliarlo ogni tanto, durante il corso della storia calcistica italiana. Quarant’anni fa esatti, in un clima senz’altro più mite e meno afoso di oggi, forti del grandioso risultato conseguito, Perugia ed il Perugia si preparavano ad allestire una rosa competitiva per affrontare un campionato da protagonisti ed un’inedita avventura europea. Nel giro di poche settimane sbarcò in città un nuovo centravanti, quel Paolo Rossi che tre anni più tardi avrebbe trascinato la Nazionale nella vittoria del Mondiale di Spagna.
Per sostenere l’ingaggio del prezioso goleador, D’Attoma, anticipando di decenni l’attualissimo tema della sostenibilità finanziaria nel mondo del calcio, concluse un accordo col Gruppo IBP (Buitoni-Perugina) per la sponsorizzazione di maglia a favore della Ponte, noto pastificio attivo nella frazione perugina di Ponte San Giovanni, aggirando il divieto federale in materia con un escamotage: la creazione di uno sponsor tecnico fittizio, fornitore dell’abbigliamento, con identico nome e marchio del pastificio, ovvero Ponte Sportswear. Dalla FIGC arrivò lo stesso una multa, ma la strada verso la liberalizzazione degli sponsor di maglia era ormai spianata. Altro primato nato in provincia, a Perugia, nel 1979.
Andrea Fais- Agenzia Stampa Italia