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Si chiude un anno difficile, lasciamo lavorare Caserta e il suo gruppo

Scritto da il 24/12/2020

 

Finisce l’anno solare con il Perugia a tre punti di distanza dalla vetta della classifica nel girone B della Serie C. Se qualcuno ci avesse prefigurato una situazione del genere lo scorso 14 gennaio, poco dopo aver perso 2-0 al San Paolo contro il Napoli di Insigne e Llorente in Coppa Italia, probabilmente gli avremo riso in faccia, invitandolo a posare il proverbiale fiasco. Invece è proprio così.

Questo terribile 2020, che ha gettato nel panico il mondo intero con la pandemia più grave dell’ultimo secolo, ha retrocesso lo sport tra gli ultimi dei nostri pensieri, tutti giustamente concentrati sulla protezione della salute nostra e dei nostri cari. Eppure, la sospensione dei campionati e delle coppe per oltre due mesi, il rinvio degli Europei e il divieto di accesso agli impianti sportivi hanno avuto e stanno avendo un impatto enorme in termini sia psicologici che economici su un mondo, quello del calcio, che ha enorme rilevanza in Italia e in Europa.

Il disastroso crollo verticale dei grifoni di Serse Cosmi, prima, e ancora di Massimo Oddo, poi, ha toccato il suo culmine la sera del 14 agosto nel clima surreale di un playout giocato in uno stadio deserto, con centinaia di tifosi ad attendere ansiosi e sofferenti gli aggiornamenti all’esterno dell’impianto. L’ultimo rigore, decisivo, di Masciangelo ha salvato il Pescara e condannato il Perugia al ritorno in Serie C, dopo sei stagioni consecutive di cadetteria.

In poche settimane, Massimiliano Santopadre, lungi dal gettare la spugna in una situazione ambientale difficilissima, sfidato dall’aperta contestazione di tutti i gruppi organizzati del tifo biancorosso, ha completamente riorganizzato lo staff societario, ingaggiando Marco Giannitti come DS e il rientrante Gianluca Comotto come DG, e quello tecnico, chiamando Fabio Caserta sulla panchina della squadra.

Quando è cominciato il ritiro di Cascia, lo scorso 6 settembre, l’allenatore aveva a disposizione una rosa di calciatori a dir poco impalpabile. Non si sapeva chi sarebbe rimasto e chi sarebbe andato via, chi sarebbe arrivato e quali caratteristiche o valore aggiunto avrebbe potuto apportare ad un gruppo che, nei fatti, era tutto da reinventare. In più, le avversarie, che in estate avevano eventualmente disputato soltanto playoff e playout in base alla classifica di marzo, senza mai riprendere e completare la stagione regolare, erano già ripartite per la nuova annata almeno tre settimane prima.

Il primo mese di campionato sarebbe stato logicamente difficilissimo, specie in un girone notoriamente equilibrato e denso di società ben attrezzate e organizzate, come avevamo sottolineato su TifoGrifo già a fine estate. Una certa supponenza, invece, ha inizialmente accontentato buona parte dei tifosi soltanto per il fatto di aver evitato il girone C, dove abbondano squadre certamente di nome. Peccato che, in assenza di adeguate risorse e organizzazione, con il blasone si faccia ben poco.

Perugia e il Perugia si sono dovuti ben presto calare in una realtà molto più complicata di quanto tanti pensassero, in cui niente è scontato fin quando non è stato ottenuto sul terreno di gioco. Dopo la clamorosa debacle di Mantova, con un 5-1 da far tremare i polsi, il tecnico e la squadra hanno cominciato a sperimentare nuove soluzioni, cercando di recuperare il tempo perduto. Sono così arrivati 11 risultati utili consecutivi, che hanno consegnato al Perugia un bottino di 23 punti, frutto di 6 vittorie e 5 pareggi: una striscia positiva interrotta soltanto sabato scorso al Nereo Rocco, contro quella stessa Triestina, rigenerata da Bepi Pillon, che poi è andata a vincere a Bolzano contro il Südtirol.

Più nel dettaglio delle statistiche, con la vittoria per 3-1 sul Ravenna, i grifoni chiudono questa prima parte di campionato con 30 punti in classifica, a sole tre lunghezze dal primo posto occupato in coabitazione da Padova, Südtirol e Modena. Le medie complessive, quelle un po’ più “algide”, ci dicono che la squadra viaggia ad un ritmo partita di 1,76 punti (contro 1,94 delle tre squadre di testa), 1,47 reti fatte e 1 rete subita. Quest’ultimo dato si riduce a 0,75 se escludiamo dal conteggio la pesantissima sconfitta di Mantova, dove i grifoni hanno incassato 5 delle 17 reti fin qui subite, cioè quasi il 30% del totale. Per quanto riguarda le reti fatte, invece, Padova e Südtirol fanno nettamente meglio dei grifoni, con una media a partita rispettivamente di 2,05 e 1,7.

Segna meno il Modena (1,17 reti fatte a partita) ma subisce pochissimo: soltanto 8 reti al passivo (0,47 a partita) per gli uomini di Mignani, che ne fanno la compagine meno perforata del girone. Dato da non sottovalutare è che negli scontri diretti con queste tre squadre il Perugia ha ottenuto 7 punti, frutto di due vittorie (3-0 al Padova, 1-0 in casa del Modena) ed un pareggio (1-1 a Bolzano), che stava addirittura stretto ai grifoni, specie per le nitide occasioni da gol costruite nel primo tempo.

Se poi dettagliamo le statistiche escludendo le prime quattro gare di campionato, quando Caserta stava ancora cercando la quadra, le medie a partita migliorano sensibilmente: 2 punti, 1,53 reti fatte e 0,61 reti subite. Le differenze tra i valori medi a partita relativi ai 17 incontri fin qui disputati dai grifoni e quelli relativi ai 13 incontri del dopo-Mantova ci danno qualche indicazione importante, soprattutto in prospettiva dell’imminente calciomercato: 0,39 reti subite in meno, 0,24 punti in più e solamente 0,06 reti fatte in più.

Con l’inserimento di una forte punta centrale, dunque, questa squadra potrebbe davvero spiccare il volo. Diamo fiducia al tecnico e ai giocatori, lasciamoli lavorare, non sottoponiamoli ad eccessive pressioni. L’obiettivo è il primo posto ma non è garantito dal solo fatto di chiamarsi Perugia. Bisognerà guadagnarselo pallone su pallone, contrasto su contrasto, punto su punto. Buon Natale  e felice anno nuovo a tutti i tifosi, vicini e lontani.

 

Andrea Fais – Agenzia Stampa Italia

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il 24/12/2020.
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