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Santopadre e Gaucci

Scritto da il 21/01/2014

BisbylandiaMentre Frosinone e Lecce confermano che quest’anno la LegaPro è un torneo particolare che sembra più un duello a tre che un campionato, il Grifo, scontato il turno di riposo, si prepara al rush finale conscio dei suoi mezzi. Due- tre colpi al mercato per migliorare e puntellare la squadra, specie il rinforzo sulla fascia sinistra di difesa per reperire un terzino più di spinta quando si vorrà proporre un atteggiamento più offensivo (penso che il calendario con 8 partite in casa contro avversarie in media non trascendentali abbia influito nell’individuare questo obiettivo come prioritario), un centrocampista multitasking per tutte le evenienze ed il resto c’è: avverrà eventualmente qualche avvicendamento se ci saranno partenze.

Quindi se non scrivo un determinato pezzo oggi, con la cronaca che prenderà il sopravvento e ci assalirà di emozioni, non lo scriverei più.

E quindi lo scrivo.

Santopadre e Gaucci, Gaucci e Santopadre. Due figure simili per certi versi, distanti per altri.

Ma abbastanza vicine per fare alcune analogie, per trovare un alfabeto comune tra i due.

Che potete leggere di seguito.

 

 

Accentratori. Il sole è uno solo ed intorno a lui girano tutti i pianeti. Non avrai altro presidente al di fuori di me. One man gang.

Briosi. Presidenti attivi e vulcanici, ben riconoscibili. Con loro non ci si annoia mai. La serie C è un vestito stretto che entrambi smaniano da subito per poter dismettere.

Coraggiosi. Combattono le loro battaglie a testa alta ed anche quando si susseguono i torti non arretrano dalle loro posizioni, seppur con stili e toni molto diversi (peraltro Big Luciano qualche aderenza non se l’è negata). Non c’è Canossa per loro: magari per Gaucci ci sarà poi Santo Domingo ma quella è un’altra storia…

Delusioni. La sconfitta di giugno col Pisa impallidisce rispetto alla retrocessione d’ufficio il giorno dopo aver vinto lo spareggio a Foggia, Piacenza e la discesa in B con Scala ed il (primo) fallimento. Però ancora brucia. Ognuno ha le sue croci.

Estrosi. Come nella gestione delle proprie aziende anche nel calcio sia Santopadre che Gaucci adottano delle politiche ben definite, anche se si concedono scelte spiazzanti: l’esonero di Novellino prima dello spareggio di Foggia come quello di Lucarelli prima dell’inizio del campionato, ad esempio. Il tempo difficilmente li smentisce.

Figliocci. La squadra come una dependance della vita familiare. Basta guardare il legame creato con i giocatori più rappresentativi: la storica reazione contro Matarrese causata dalla gomitata di Innocenti su Olive o la vicinanza a Binho al momento della paternità. In Gaucci a tratti prevalse l’eccesso: Riccardo Gaucci e Gheddafi.

Gioielli. Sia l’uno che l’altro sono, assieme alla loro staff, ottimi talent scout. I gioielli più splendenti sono forse quelli sull’ala sinistra: Rapajc per Gaucci e Fabinho per Santopadre. Certo che l’affare Nakata resta una perla per tutto il calcio italiano.

Homburg. Per tanti calciatori che sono arrivati, è logico che qualcuno fosse una sòla. Homburg, mi sembra si chiamasse così, venne testato e rispedito via proprio l’anno in cui arrivò Nakata. Esposito lo scorso anno arrivò come il Pirlo della C e si dimostrò ben inferiore all’ottimo Borgese.

Impetuosi. Se il vulcanico Gaucci era capace di partire lancia in resta contro chiunque, Santopadre da questo punto di vista è più pragmatico: non si sottrae alle giuste valutazioni ma evita spesso affondi troppo diretti, anche se si vede lontano un chilometro che un mare di fuoco gli si muove dentro.

Leadership. Arrivato da solo, anche perché si narra del veto che Dino Viola pose al fatto che diventasse Presidente della Roma, Gaucci è l’uomo solo al comando che fa e disfa come vuole. Santopadre entra in società in punta di piedi e scala posizioni, conquistando il Grifo settimana dopo settimana. Ora è lui al comando dei Grifoni.

Modaioli. Gaucci lo era a modo suo. Quando iniziò a portare camicie con il colletto di colore diverso dal resto del capo, pensai di aver visto uno degli abbigliamenti più brutti del mondo. Dopodiché iniziare a vedere quei capi indosso a molte persone. Mah… Santopadre ha uno stile che rispecchia la sua marca di abbigliamento ed il giacchino che portava prima della gara contro la Nocerina era per davvero fantastico.

 

Novità (regolamentari). Chissà come se la sarebbe cavata Gaucci in un campionato come questo. Playoff con dentro mezzo campionato e niente retrocessioni. Squadre dispari ed iscrizioni da commedia. Il suo ex collaboratore Ghirelli a dettare la linea. Minimo minimo avrebbe chiesto l’iscrizione a divinis del Torre Alfina Football Club.

 

Opulenza. Gaucci è arrivato in un contesto pop, l’Italia come un luna park e lustrini tutt’attorno. Castelli, miliardi, plusvalenze, affari d’oro e lui a fare il Boss Hogg di Hazard in salsa italica. Santopadre investe in un contesto di recessione, un’Italia che soffre ad arrivare alla fine del mese, un manager attento ai conti che affronta gli eventi a testa alta. Gaucci acquistava direttamente dalla Serie A, per avere poi i ritorni economici che ha avuto: eccessivo e folkloristico, era capace di cacciare qualcuno anche per questioni di scaramanzia. Felliniano. Santopadre è più oculato, la solidità economica prima di tutto, il passo commisurato con la gamba ed il cervello a dettare i passi. Neorealista.

 

Perugia. Entrambi romani, arrivano a Perugia e se ne innamorano. La gente li accoglie a braccia aperte, alcuni che piacciono alla gente che piace a certi ambienti un po’ meno, ma pazienza. Love in Pian di Massiano.

 

Quattro- Tre- Tre. Il Perugia sale in serie A con il 4-3-3 di Galeone ed un 4-3-3 che Castagner mette in campo con un tridente che è un calabrone: data la sua mole e le sue ali sembrerebbe non poter volare. Vola perché non lo sa. Guidoni- Tovalieri- Rapajc è un terzetto spurio ma funziona egregiamente. Come Mazzeo nelle ultime settimane all’ala, a far da complemento ad Eusepi e superFabinho.

 

Romani. No, dico… bisogna pure spiegarla questa voce?

 

Self made man. Luciano Gaucci guidava autobus e fondò una azienda di pulizie che chiamò “La Milanese” per dare l’idea che fosse una azienda laboriosa. Fino ad arrivare a Tony Bin. Anche Santopadre è uno che si fa da sé: Frankie Garage inizia a comparire negli stadi e nelle pubblicità, ma prima ancora nelle strade, linea giovane.

 

Tessile. Frankie Garage produce abbigliamento, così come faceva la Galex, all’epoca. Per Gaucci fu un investimento nato dal Grifo, per Santopadre la base di tutto, l’attività che l’ha portato a poter intraprendere questa splendida avventura, e parte dell’avventura stessa, dato che di FG si è riempita Perugia. Frankie Garage, ma anche Forza Grifo.

 

Uragano. Polvere eri e polvere tornerai, e difatti Luciano Gaucci ci prese in C e ci lasciò là, dopo anni di emozioni. L’Uragano Gaucci ci sollevò laddove quasi mai eravamo arrivati e si spense come una tempesta tropicale, lasciandoci frastornati ed offesi. Santopadre è arrivato come un soffio di vento ma è salito di intensità quando ha potuto acquistare peso, mano a mano. L’augurio è che la sua spinta possa soffiare forte per anni, senza stancarsi, forte dell’amore suo e nostro per il Grifo.

 

(…)

 

Zorro. Le dichiarazioni di Gaucci e Santopadre marchiano le giornate come la Z di Zorro. Gaucci fa sognare subito i tifosi, Santopadre ferma il processo degenerativo che poteva assalire il Grifo l’anno scorso dopo Sorrento e pone le basi per il Perugia attuale. Le parole sono pietre, e su di loro fondano la costruzione di un grande Grifo.

 

 

Ah già… manca qualcosa, la lettera V.

 

Vincenti. Gaucci avrà terminato male l’avventura e passerà forse agli annali da sconfitto, per demeriti suoi e per un sistema che gli ha fatto le scarpe, scegliete voi la percentuale da attribuire alle due concause, ma è stata con lui l’Europa, gli anni della A, il Grifo al centro del campionato e del mondo. Santopadre ha iniziato collaborando nella vittoria del campionato di C2 ed al primo (pezzo di) campionato in solitaria ha ottenuto il secondo posto. Anche quest’anno, lo sappiamo, la squadra sta facendo un campionato di vertice. Certe volte al pubblico tutto sembra dovuto, è logico quando si è tifosi, ma lottare per vincere non è mai semplice, ed è privilegio concesso a pochi. Essere vincenti è dare emozioni. Questo è ciò che sta succedendo, ed è già, di per sé, un successo. Forza Presidente!

 

Salirò.

 

Sipario.

Federico Basili

Scritto da
il 21/01/2014.
Registrato sotto PERUGIA CALCIO, Primo Piano.

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