Renzo Luchini, mezzo secolo di professione con il Perugia nel cuore: “Ho i Grifetti rossi nel sangue”
Scritto da Redazione il 29/11/2016Una festa a sorpresa, ma molto ben riuscita. Proprio oggi Renzo Luchini, lo storico massaggiatore del Perugia Calcio, festeggia mezzo secolo di attività, naturalmente con il Grifo nel cuore. C’erano davvero tutti, tra dirigenti e squadra, a rendergli il doveroso tributo all’interno del Museo del Perugia, il tutto in un clima di grande calore ed emozione. Si è iniziato proiettando una puntata di “Peruginità”, la rubrica ideata dall’ufficio stampa della società biancorossa, dedicata proprio a Luchini. Dopo aver ammesso “di avere nel sangue i grifetti rossi al posto dei globuli rossi”, il massaggiatore ha ripercorso le tappe più importanti di questa sua esperienza, partendo dall’infortunio più grave con cui ha dovuto avere a che fare: “Dire che è stato quello di Curi e scontato, ma anche quello di Vannini è stato molto brutto”. Luchini ha poi svelato cosa accade tra un tempo e l’altro, precisando però “che i gesti scaramantici, se le cose vanno bene, vengono ripetuti durante tutta la stagione. Mazzone ad esempio portava il cappotto ad agosto”. Poi la partita perfetta: “La prima volta ho assistito ad un Perugia – Pistoiese persa 4-1, ma il ricordo più bello appartiene Perugia – Verona 3-2 del 1996. Non so quanta gente c’era”. Non mancano gli aneddoti quando si andava in trasferta: “Una volta a Sirmione, quando dovevamo giocare a Verona con Castagner allenatore, i giocatori giocavano a nascondino per stemperare la tensione. Sollier si è nascosto dentro un’abitazione che aveva la porta aperta e poi ha fatto lui entrare il proprietario quando è rientrato”. Spazio anche al giocatore del cuore: “Tedesco, Materazzi e Lolli, che per la prima volta ha dato la serie A al Perugia”, per poi passare all’allenatore (“Castagner e Cosmi troppo facile, menzioniamo Bucchi che è l’ultimo così nessuno si offende” ha chiosato Luchini con il suo sorriso che l contraddistingue), fino ad arrivare fine al presidente. Qui ne mette due sullo stesso piano, cioè D’Attoma e Santopadre, accomunati secondo lui dalla furbizia che adoperano nella professione e nella vita di tutti i giorni. Proprio Santopadre, che gli ha consegnato una maglia biancorossa col numero 50, corrispondenti agli anni spesi al servizio di questa società, gli ha augurato di “rimanere con noi, se non per altri 50 anni, almeno per 20”. E giù un lungo e sincero applauso di tutti i presenti. A dare l’omaggio allo storico massaggiatore biancorosso c’era anche Andrea Mazzantini, ex portiere dell’era Mazzone e Cosmi, sicuramente tra i giocatori a lui più affezionati.
Enrico Fanelli – TifoGrifo.com