Redemption song
Scritto da Federico Basigli il 20/05/2014La metto in coda al pezzo, la “Redemption song” di Bob Marley, perché mi suonava in testa nella lunga attesa della sfida col Frosinone, e mi è rimasta dentro finora.
Dopo il trauma dello scorso anno, dopo l’inferno della Serie D, dopo esserci scapicollati all’indietro a suon di fallimenti senza nemmeno prenderci la briga di “meritarci” una retrocessione sul campo (e l’arrivederci alla A, dopo un campionato farsesco che ha avuto come culmine lo spareggio contro la Fiorentina… lasciamo perdere: Federico stai sereno! ), dopo tutto questo siamo qui a guardarci intorno e trovare una curva piena ora come dieci- quindici anni fa.
E con la necessità, per il prossimo anno, di riaprire la gradinata, così gli “omini” là residenti potranno avvertire, oggi come ieri, se il fuorigioco sbandierato contro il Grifo è plausibile o meno: sane, vecchie abitudini!
Sembra un controsenso, in un panorama calcistico sempre più desolato e depresso. Siamo sicuramente in controtendenza. Eppure è ciò che fortunatamente la violenta, orgogliosa e gaudiosa rinascita del Grifo ha prodotto.
Redemption song.
Lasciato spazio alla festa, iniziata di mattina presto e proseguita per tutta la giornata del 4 maggio, messa in bacheca la supercoppa di LegaPro, trofeo che conterà anche poco ma vincere aiuta a vincere, e poi sollevare la coppa dietro la nuca spocchiosa del direttore generale Ghirelli, che è riuscito finalmente a trovare un giorno libero per venire al Curi (sarà che a Castel Rigone avevano finito gli impegni?), è stata una soddisfazione, vinto quel che c’era da vincere e vinto bene, ho scoperto che per due mesi siamo praticamente fermi.
Porcapaletta.
Certo, c’è il calciomercato e se arriverà una punta che non sarà andata almeno in doppia cifra in Serie A potremo iniziare a litigare tra di noi (ma temo che nemmeno Immobile avrebbe il 100% dei consensi: siamo fatti così).
Allora meglio portarsi avanti col lavoro ed iniziare a discutere. Di serie B. E di una squadra che, come quest’anno, non sarà di certo la più ricca della categoria ma nascerà da un progetto, da un’idea, e dovrà sfruttare questa caratteristica come arma letale per guadagnare posizioni in un campionato affollato e impegnativo.
Noi inizieremo nel prossimo Bisbylandia a parlare del Grifo del futuro che oggi sta prendendo forma; per gli artefici della promozione, invece, il futuro è già ora, ed è iniziato, giustamente, coi rinnovi dei contratti.
Santopadre, Goretti e Camplone, assieme allo staff, sono già al lavoro. E la ricetta è stilata, ed è quella di sempre: giovani che vogliono emergere assieme a qualche giocatore di esperienza. Un gruppo di granito dove ognuno porti il suo pezzetto nella costruzione di un risultato comune, un gruppo così coeso che io oggi, se devo indicare un protagonista della promozione, devo fare almeno 7-8 nomi compreso Sprocati, un non titolare che ha segnato momenti decisivi del Grifo, compreso il gol a mio avviso più pesante del campionato (Ascoli al 94esimo). Una squadra che giochi con grandi motivazioni, quelle del Grifo che è rinato dopo i fallimenti di Gaucci e di quell’altro. Vincere spendendo il giusto è possibile, la dimostrazione l’abbiamo avuta quest’anno, e ciò che in Serie C funziona in B può ottenere grossi risultati: se il Latina, in lotta per i playoff, ha subito un profondo restyling (e discorso simile vale per il Carpi), l’Avellino che ora scrive dossier contro presunti torti arbitrali (la ruota gira…) ed il Trapani sono in alta classifica con pochi, mirati ed economici innesti. In un calcio italiano sempre più povero, le capacità professionali acquisiscono un ruolo decisivo. E, per nostra fortuna, le guide del nostro Grifo in questo si sono contraddistinte in positivo.
La Serie B è campionato molto più livellato della LegaPro, e lo testimonia il fatto che per entrare nel playoff sono ancora in corsa una marea di squadre. Ci vorrà testa ed unità di intenti (il famoso “tutti insieme verso l’obiettivo”), capacità di assorbire le sconfitte, perché ce ne saranno, e forza mentale per affrontare i saliscendi della stagione. Non basta il nome della squadra né dei giocatori in rosa. Serve (anche) altro, perché altrimenti non si spiegano le posizioni di Brescia e Pescara, per dire di due squadre potenzialmente da promozione e che invece finiranno il campionato in zona medio-bassa.
Oggi, mentre gli altri si stanno scannando ai playoff, per noi Grifoni si chiude la stagione, e si guarda già al domani.
Perché per completare la redenzione, per renderla totale e storica, per chiudere il cerchio, c’è ancora un tassello da apporre alla storia della rinascita. Senza isterismi, perché il primo obiettivo della stagione 2014-15 sarà mantenere la categoria. Ma senza privarci della possibilità, oggi o domani, di fare grandi sogni.
E di cantare forte la canzone della redenzione. E della rinascita.
Redemption song.
Old pirates, yes, they rob I;
Sold I to the merchant ships,
Minutes after they took I
From the bottomless pit.
But my hand was made strong
By the ‘and of the Almighty.
We forward in this generation
Triumphantly.
Won’t you help to sing
These songs of freedom? –
‘Cause all I ever have:
Redemption songs;
Redemption songs.
Emancipate yourselves from mental slavery;
None but ourselves can free our minds.
Have no fear for atomic energy,
‘Cause none of them can stop the time.
How long shall they kill our prophets,
While we stand aside and look? Ooh!
Some say it’s just a part of it:
We’ve got to fulfil de book.
Won’t you help to sing
These songs of freedom? –
‘Cause all I ever have:
Redemption songs;
Redemption songs;
Redemption songs.
Emancipate yourselves from mental slavery;
None but ourselves can free our mind.
Wo! Have no fear for atomic energy,
‘Cause none of them-a can-a stop-a the time.
How long shall they kill our prophets,
While we stand aside and look?
Yes, some say it’s just a part of it:
We’ve got to fulfil de book.
Won’t you help to sing
Dese songs of freedom? –
‘Cause all I ever had:
Redemption songs –
All I ever had:
Redemption songs:
These songs of freedom,
Songs of freedom
Federico Basili