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Perugia-Livorno 1-1. Le metamorfosi del Perugia: primo tempo inguardabile, ripresa con lo spirito da grifoni.

Scritto da il 25/04/2015

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Alla fine il Perugia è riuscito a pareggiarla e almeno ha tenuto dietro il Livorno nella corsa ai play off. Il risultato ha lasciato un po’ di amarezza in bocca ai tifosi che volevano il Grifo proiettato a razzo verso le primissime posizioni, ma perdere sarebbe stato grave e ingiusto. Grave, perché era uno scontro diretto, e le altre avversarie in lizza per i posti utili per gli spareggi hanno tutte o quasi vinto. Ingiusto, perché, dopo un primo tempo inguardabile, il Perugia nella ripresa ha avuto la giusta reazione nervosa e ha costretto i labronici a difendersi con affanno.
Senza scomodare i classici della letteratura, le metamorfosi della squadra di Camplone restano una costante e un mistero da indagare. Capirne le motivazioni vere e profonde potrebbe essere utile proprio in vista dei play off e, perché no, della campagna acquisti e cessioni per la prossima stagione. Ci sono motivi tecnici, certamente. Perché il Perugia, come ha detto Camplone nel dopo gara, sa giocare solo in un modo: palla a terra, possesso palla, fasce e sovrapposizioni. Un gioco che gli avversari hanno studiato, curando accuratamente gli accorgimenti che lo possono imbrigliare. Oggi per esempio, l Livorno dai piedi buoni, ha giocato sempre con almeno nove uomini dietro la linea della palla e si è affidato ai lanci e ai tagli in profondità per Vantaggiato e Jelenic (schierato tra le linee) sui quali i tre della difesa biancorossa hanno molto faticato nel primo tempo, anche perché poco assistiti dai ripieghi degli esterni di centrocampo, come in occasione del gol del Livorno. Il fatto è che, di fronte ad avversari scaltri e organizzati, la delizia del bel gioco diventa croce quando non lo si supporta con l’intensità, la velocità di pensiero e di gesto. È quello che è accaduto nei primi 45′, con il Perugia involuto nei propri fraseggi inconcludenti, contratto, mentalmente inibito dalla propria inefficacia; e gli ospiti pronti a rubar palla e a cercare l’uno contro uno in avanti. La ripresa ha rimesso le cose a posto, almeno in parte, nel risultato e nell’approccio. Grifoni aggressivi, Livorno costretto nella propria metà campo. Una reazione molto di cuore e nervi, meno di testa. Un po’ di lucidità è mancata, perché altrimenti, per mole di azioni, il Perugia avrebbe potuto anche aspirare a ribaltare il risultato. Le sostituzioni di Camplone hanno disegnato una squadra a trazione anteriore: Parigini per Crescenzi al 1′(con Fabinho spostato esterno in mediana); Lanzafame per Nielsen al 13′; e Falcinelli al posto di Nicco alla mezz’ora. Giacomazzi è stato inoltre chiamato trenta metri in avanti a fare il regista aggiunto e, anche, il primo difensore sulle ripartenza del Livorno (in realtà sempre più rare e inoffensive). Questo sforzo alla fine ha prodotto il meritato pareggio di Fabinho, arrivato però non su azione, ma su calcio di punizione, complice una deviazione della barriera. Pareggio giusto, punto che permette al Perugia di coltivare ancora le ambizioni di arrivare nella griglia degli spareggi. Le ultime cinque partite, a cominciare dalla insidiosa trasferta di Latina nel turno infrasettimanale di martedì, decideranno se e in quale posizione. In terra pontina, Camplone ha annunciato qualche rotazione di giocatori. Ma, aldilà di chi scenderà in campo, sarà anzitutto importante giocare per novanta minuti, senza concedere un tempo agli avversari come successo oggi, a Terni e in altre circostanze. Perché la serie B è difficile di suo, e non è proprio il caso di complicarsi ulteriormente le cose.

Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia

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il 25/04/2015.
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