Perugia-Lanciano 0-0. Il vento, l’arbitro e la frenesia fermano il Grifo sul pareggio.
Scritto da Daniele Orlandi il 08/03/2015Tutta colpa del vento? Non pare, perché anche altri fattori hanno determinato lo 0-0 è una partita tra le più povere della stagione. Eolo, certo, ha soffiato forte di tramontana e ha dato fastidio a chiunque in campo volesse sfidarne la forza con traiettorie ricercate. Ma ci hanno di messo del loro anche le due squadre e l’arbitro, il signor Di Paolo da Avezzano. Il Perugia ha avuto il demerito principale nell’incapacità di ragionare e pazientare, facendosi prendere dalla frenesia da prestazione. Contro un Lanciano chiuso a riccio e impostato per ripartire in velocità, sarebbe servita intelligenza nel giocare senza palla, far girare il pallone e cercare le fasce per allargare la maginot abruzzese. Nel primo tempo, nulla di tutto questo. Solo lanci lunghi (si è notata, eccome, l’assenza di Giacomazzi in fase di impostazione da dietro)e percussioni centrali, con gli attaccanti biancorossi chiusi nella morsa dei difensori lancianesi. Il Grifo si è così impigliato nelle reti tese da D’Aversa e non è riuscito mai a spiccare il volo, mentre il centrocampo del Lanciano, anche a favore di vento, arrivava sempre in anticipo sulle seconde palle e poteva così tenere l’iniziativa con una certa continuità. Meglio la ripresa, per i biancorossi, anche se si è continuato ad assistere ad uno spettacolo tutt’altro che memorabile. Le sostituzioni (Nicco per Rizzo alla fine del primo tempo, Lanzafame al posto di Verre al 70′ e Vinicius per Crescenzi nel finale) non hanno cambiato sostanzialmente la musica. Ancora troppo lento nel pensare e nell’eseguire, il Perugia ha comunque guadagnato metri e costruito alcune situazioni episodiche, riuscendo anche a spingere la sfera di cuoio in fondo al sacco. Ma ci ha pensato l’impettito arbitro abruzzese (al designatore arbitrale Farina sconsiglieremmo sommessamente di adottare ancora situazioni di corregionalità, se non altro per alimentare rozze illazioni) ad annullare le reti di di Faraoni e Ardemagni. Questa seconda decisione, in particolare, ha destato le ire dei perugini, perché apparsa infondata. Anche Camplone, che di solito non parla degli arbitri, oggi si è lamentato dell’operato di Di Paolo, e non solo per i gol annullati e per un rigore negato, a suo dire netto, su Fabinho, ma anche per tutta una serie di decisioni minori prese anche in contrasto con i suoi collaboratori di linea. Insomma, nel secondo tempo, quel poco che il Grifo è riuscito a combinare, lo ha vanificato il direttore di gara. E, in partite bloccate come quella di oggi, in cui gli episodi sono sempre decisivi, se non si riescono a mettere a frutto le poche circostanze favorevoli create, lo 0-0 è scritto in cielo. Alla fine, è andata pure bene, perché Koprivec proprio all’ultimo respiro, dopo aver sbagliato un rinvio, ha recuperato con un mezzo miracolo su Monachello. Alla luce di questo episodio, il Perugia può anche incartare il punto che, nel contesto dei risultati odierni, è comunque un passo verso l’obiettivo primario del mantenimento della categoria. Ora alle porte c’è un altra partita interna con un avversario anch’esso dal carattere chiuso e scorbutico. Contro il Vercelli, tra sette giorni, bisognerà essere lucidi, decisi e intelligenti, perché tre punti vorrebbero dire molto, se non tutto, per indirizzare l’ultimo scorcio di campionato verso porti sicuri: raggiunti i quali, null’altro sarebbe vietato desiderare.
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia
Foto: Fabio Arcangeli