Perugia, la rivoluzione di gennaio.
Scritto da Daniele Orlandi il 03/02/2015Correggere le proprie lacune è merito forse maggiore di quello di azzeccarle sempre tutte. Perché capita inevitabilmente a tutti nelle proprie attività di fare qualche ciambella senza il buco. Figurarsi in una materia dalle mille variabili come il calcio. E figurarsi in una società come il Perugia che, per filosofia e vincoli di bilancio, ha un progetto che si fonda sulla scommessa su uomini e giocatori motivati, reduci da periodi non brillanti o fortunati.
Il mercato di riparazione del tandem Santopadre-Goretti ha virato decisamente in direzione di giocatori di affidabilità provata per la categoria. Cioè, quello che serviva per colmare difetti di personalità e di malizia che si erano evidenziati nella prima parte della stagione, specie in alcuni giocatori non a loro agio nel clima iper agonistico della cadetteria.
Insomma, una onesta presa d’atto che in ruoli fondamentali bisognava andare più sul sicuro e ridurre il tasso dell’alea. E conseguenti interventi mirati che ora starà a Camplone inserire nella organizzazione con un lavoro di armonizzazione che inevitabilmente non può essere ad effetto immediato. . Con quali obiettivi? Intanto, visto come si è complicata la classifica, per salvarsi. Poi chissà, se si troveranno i giusti equilibri tra propensione a creare gioco e solidità difensiva e se finalmente sotto porta il Grifo crescerà in concretezza, allora qualche obiettivo più gratificante non potrebbe essere precluso.
Gli innesti di Mantovani ed Hegazy in difesa compensano ampiamente le partenze di Rossi e Flores, perché portano centimetri, esperienza e la caratteristica di essere uomini di ruolo. Faraoni sull’esterno ha caratteristiche offensive come Del Prete. Sulla carta non lo vale, ma è subito utilizzabile, mentre Del Prete dovrà star fuori per infortunio un altro mese e mezzo.
Anche a centrocampo l’incontrista Nielsen apporta quantità, sostanza e conoscenza della categoria. Mentre Rizzo è un a mezz’ala capace di aggredire gli spazi in avanti, con buona gamba e discreto piede. Ma è davanti che il Perugia ha fatto la puntata più importante con Ardemagni. Lo stoccatore in grado di buttar dentro il pallone anche se gli capita solo qualche palla sporca o vagante. La prima punta in grado di valorizzare il gran lavoro di Falcinelli come seconda punta.
Goretti ha detto che tatticamente sarà un Grifo duttile, in grado di giocare sia a tre che a quattro in difesa. Resta, su tutti, il nodo rigido di Fabinho, in grado di esprimersi al meglio solo nel 4/3/3 e difficilmente adattabile a fare l’esterno in un centrocampo a cinque, se non a prezzo di sacrificare Lanzafame a fare l’ala quando invece l’ex juventino ha dimostrato di dare il meglio se impiegato dietro le punte. Parigini potrebbe tornare a recitare stabilmente il ruolo dello spacca partite in corso d’opera.
Da come Camplone riuscirà a valorizzare i nuovi arrivati armonizzandoli con i “vecchi”, dipenderanno anzitutto le sorti della stagione in corso, ancora in bilico tra ambizioni di play off e paure del baratro. Ma, forse, dipenderà anche, almeno in parte, la prossima stagione, perché è in questo girone di ritorno che il Perugia deve cercare di gettare le basi per il campionato successivo. Non è detto che guardarsi dal pericolo immediato che sta alle spalle impedisca di mirare avanti con qualche ambizione di prospettiva. L’impressione è che Santopadre e Goretti, in questo mercato di gennaio, abbiano pensato non solo all’uovo oggi.
Daniele Orlandi -Agenzia Stampa Italia