Perugia-Frosinone. Il commento.
Scritto da Daniele Orlandi il 05/05/2014
(ASI) C’è voluto un anno perché il Perugia si riprendesse quello che gli era ingiustamente sfuggito col Pisa. Un anno perché Camplone, come ha detto lui, saldasse il suo debito coi tifosi, dopo aver dato prova di sicura maturazione e, a smentita dei manichei in servizio permanente effettivo, di una duttilità tattica che è stata la chiave di volta nel momento più difficile della stagione. Un anno che è servito anche al Presidente Santopadre per meglio ambientarsi nel clima esigente di Perugia e dei perugini, per prenderli non più di petto, ma per mano, anche quando (praticamente sempre) ha deciso di testa e di coscienza sua, come solo i bravi dirigenti sanno fare. Un anno, e il progetto della società, reso operativo dal ds Goretti, che sembrava essere andato in fumo per colpa di un certo signor Favasuli, si è potuto riaffermare come vincente e valido anche per il futuro.
Un anno in novantotto, tiratissimi minuti primi. Tutti intensi, senza pause, in cui i grifoni hanno saputo fare con diligenza, tenacia e applicazione ammirevoli, quanto avevano preparato. Il 3/5/2 con Franco al posto di Fabinho, ha garantito solidità e compattezza di fronte ad un Frosinone che non ha avuto il minimo tentennamento nell’interpretare la gara. Il tema tattico dei ciociari era previsto, d’accordo: lancio lungo a cercare la testa e la profondità di Ciofani e Curiale. Previsto e prevedibile, ma non per questo meno insidioso. Ma Comotto, Scognamiglio e Sini, come sentinelle a guardia del varco, non hanno fatto passare nulla. E quando il Perugia, al 18′, ha trovato il gol con una rasoiata dal limite di Moscati, si è capito che per il Frosinone non sarebbe stata una passeggiata. Se è per questo, una cosa facile non lo è stata neppure per i ragazzi di Camplone. La ripresa è cominciata col Frosinone che ha guadagnato metri e, a differenza del primo tempo, è anche riuscito ad andare alla conclusione con una certa costanza, anche se mai pericolosamente. Mazzeo e Franco hanno dovuto lasciare il campo per le botte ricevute e poi, più tardi, anche a Comotto è toccata la stessa sorte. Dentro, nell’ordine, Fabinho, Vitofrancesco e Rossi. Col passare dei minuti, il Perugia ha ceduto altro campo e si è limitato a controllare gli assalti comandati da Stellone. I grifoni non riuscivano a ripartire perché davanti Eusepi, dopo una partita a sportellate con tutti i difensori gialloblù, aveva perso lucidità, e Fabinho non riusciva proprio a incidere sul match, perché non cercava gli spazi e non innescava mai l’uno contro uno. Ma il fortino ha retto, e il Frosinone non ha mai impensierito severamente Koprivec. Anzi, nel finale Fabinho si è divorato il 2/0 su assist di Nicco. Ma ormai la vittoria era in dirittura d’arrivo e, quando l’arbitro Abisso ha fischiato la fine, il Perugia è riemerso dal suo abisso di un anno di ansie e insicurezze. E dato che c’è riuscito con le proprie forze, vien da pensare che il progetto disegnato aveva davvero del buono, per cui adesso va solo perfezionato e portato avanti, senza stravolgimenti. La serie B è un campionato anomalo, lungo e tecnicamente non più al livello di un tempo. Il Presidente Santopadre sembra già avere le idee chiare: fare il passo secondo la gamba (il budget non farà follie) ma porsi comunque l’ambizioso (e non pretenzioso) obiettivo di non rimanere nell’anonimo comprimariato della cadetteria. Il popolo biancorosso, intanto, festeggia senza freni, ringrazia e aspetta fiducioso.
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia
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