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Perugia. Esonero-choc di Breda: dentro Nesta alla vigilia dei playoff, ma la squadra è sulle gambe

Scritto da il 13/05/2018

(ASI) Se prima dell’ora di cena i colleghi della carta stampata avevano già consegnato il solito pezzo post-partita in redazione, in serata i poligrafici avranno sicuramente dovuto bloccare tutto. Come un fulmine a ciel sereno, infatti, è arrivata quella che potremmo già considerare la notizia dell’anno: la società solleva Breda dall’incarico dopo aver conquistato il punto determinante per la matematica certezza dell’accesso ai playoff. Ufficialmente non è stato ancora fatto alcun nome per il sostituto, ma la presenza in tribuna di Alessandro Nesta e le indiscrezioni ormai incontrollabili sulla stampa nazionale e locale danno per certo l’arrivo dell’ex centrale di Lazio, Milan e Nazionale sulla panchina del Perugia.

La decisione lascia a bocca aperta perché, se guardando al passato parliamo di un giocatore stellare, tra i più forti difensori mai visti in campo negli ultimi trent’anni, secondo forse al solo Franco Baresi, guardando al presente ci troviamo invece di fronte ad un allenatore del tutto inesperto e digiuno della categoria, ora presumibilmente costretto ad affrontare una fase a spareggi con una squadra che non conosce. Si tratterebbe così del terzo azzardo consecutivo alla guida tecnica dopo quelli di Bucchi, già bruciato a Sassuolo, e Giunti, finito come sappiamo.

Dall’altra parte c’è un tecnico, Roberto Breda, che nel dopo-partita rispondeva, sereno e fiducioso, alle domande ben poco accomodanti poste in sala stampa, invitando a non rassegnarsi ed anzi a compattarsi e ricaricare le batterie in vista dell’opportunità conquistata sul campo, mentre in giro per lo stadio (c’è chi dice addirittura all’interno degli spogliatoi) si aggirava il suo ormai quasi certo sostituto. Stile ben poco ortodosso. Parliamoci chiaro, l’allenatore veneto non è mai andato giù a gran parte della piazza. In primo luogo per un fattore emotivo-psicologico, perché, dopo l’esonero di Giunti ad ottobre, molti si attendevano l’arrivo di Serse Cosmi; in secondo luogo per un fattore tecnico-estetico, perché, nell’era del tiki-taka, il vecchio gioco speculativo – o all’italiana, se così vogliamo chiamarlo – non piace quasi più a nessuno. Tanto meno un allenatore giunto a Perugia nel nome del mantenimento degli equilibri tattici e della ricerca del contrasto efficace.

La smania di veder giocare la propria squadra come fosse il Barcellona o il Real Madrid acceca molti osservatori, impedendogli di rilevare le difficoltà oggettive e i limiti di una rosa che, nel caso del Perugia di quest’anno, non era sicuramente tra le quattro più forti del campionato, al contrario di quanto diversi commentatori si ostinano a ripetere da mesi. Eppure, gli indizi non sono mancati. Il “bel gioco” di Federico Giunti è naufragato dopo sole sei giornate e, al di là dei problemi e delle voci di spogliatoio, prima o poi si sarebbe comunque infranto sulla realtà di un campionato – quello di Serie B – senz’altro difficile e combattutissimo ma altrettanto veritiero al momento della resa dei conti. Pur con andamenti e percorsi diversi fra loro, difatti, alla fine l’Empoli, il Frosinone, il Parma e il Palermo stanno dove era logico che stessero. Così come la Cremonese, sorpresa del girone d’andata (ma solo di quello), ed il Foggia, sorpresa del girone di ritorno (ma solo di quello). Idem per Ternana e Pro Vercelli in fondo alla graduatoria. Unico outsider, forse, è stato il Venezia, che era comunque partito attrezzato, con un suo buon progetto, sin dall’inizio della stagione.

Al di là dei limiti e degli errori di Breda, che pure ci sono, a questa squadra era oggettivamente impossibile chiedere più di un settimo o un ottavo posto. Inutile illudersi che un organico deficitario sin da inizio stagione in almeno tre ruoli (terzino sinistro, esterno destro e difensore centrale) e risicato, con una panchina corta, composta in gran parte da giocatori giovanissimi, acciaccati o inadatti alla categoria, potesse ambire ad una posizione superiore o addirittura alla promozione diretta. Da diverse settimane, infatti, la squadra è in netto calo fisico. I giocatori maggiormente utilizzati, come Cerri, Di Carmine, Volta e Mustacchio, sono alle corde. Si era già capito dal primo tempo del derby con la Ternana, dove malgrado il doppio vantaggio iniziale, i grifoni erano spesso in ritardo sulle seconde palle e soffrivano oltremodo le ripartenze degli ospiti.

Inutile anche illudersi che Diamanti, così come già avvenuto per Taddei, Lanzafame, Rolando Bianchi, Guberti e Brighi, potesse e possa ripetere le gesta di dieci o quindici anni fa, con la stessa intensità e la stessa concentrazione. Insomma, senza investire in modo adeguato, la Serie A resterà sempre una chimera, un’illusione bella da cullare e prospettare ad inizio stagione ma altrettanto cinica e spietata a sbarrare le porte a chi, durante il torneo, ha dimostrato di non avere i mezzi tecnici per potervi accedere.

L’unica speranza era legata all’ipotesi che Breda, ormai in sintonia e a contatto da mesi con i giocatori, riuscisse sapientemente ad impostare un lavoro di recupero della forma nelle due settimane che separano la squadra dal primo turno dei playoff. Con questa decisione da parte della società, invece, tutto ripiomba nell’incertezza più assoluta e, a dirla tutta, nell’improvvisazione. A meno che, con Nesta, non arrivi a Perugia anche qualche novità dal punto di vista societario, come si vocifera. Ma su questo fronte, se ne saprà di più soltanto a giugno, quando probabilmente i grifoni saranno già in vacanza. Quel che è certo è che, purtroppo, il rispetto e lo stile in questa città sembrano ormai solamente il lontano ricordo di un passato sempre più remoto.

Andrea Fais – Agenzia Stampa Italia

Scritto da
il 13/05/2018.
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