Perugia, dove le panchine durano poco. Andrà meglio con Giunti per quella continuità indispensabile per vincere?
Scritto da Raffaele Garinella il 21/06/2017Sin dai tempi di Luciano Gaucci, la panchina del Perugia è apparsa come un cavallo bizzarro, affascinante e difficile da domare. Sono pochi gli allenatori che possono vantare una lunga permanenza a Pian di Massiano. E non si può certo affermare che molti di loro siano stati degli sprovveduti o inesperti. Qualche esempio. Nevio Scala ed Albertino Bigon, due che hanno vinto molto in carriera nonostante l’esperienza non brillantissima di Perugia. Scala alla guida del Parma ha vinto una coppa Italia (1992), una coppa delle coppe (1993), una supercoppa Uefa (1993) ed una coppa Uefa (1995). Dopo la retrocessione in B quando guidò il Perugia, stagione 1996/97, Scala ha continuato a vincere in giro per il mondo. Con il Borussia Dortmund ha guadagnato la coppa Intercontinentale battendo (2-0) i brasiliani del Cruzeiro (1997); in Ucraina alla guida dello Šachtar Donec’k ha accresciuto il palmares con uno scudetto ed una coppa nazionale (2002) mentre in Russia ha condotto lo Spartak Mosca alla conquista della coppa nazionale (2003). Bigon ha vinto il secondo ed ultimo scudetto del Napoli dopo un testa a testa esaltante contro il Milan di Sacchi (1990). Nello stesso anno ha vinto una supercoppa Italiana annullando la Juventus con un 5-1 senza repliche. In Svizzera, alla guida del Sion ha vinto campionato e coppa Nazionale. E come dimenticare Boskov e la sua Sampdoria? Altri tempi,-dirà qualcuno-, un altro calcio. In parte è così, ma anche nella gestione-Santopadre la panchina del Perugia non ha mai avuto lo stesso padrone per lungo tempo. Tutt’altro, e vai a capire le ragioni… Escludendo gli inizi con Damaschi e Moneti e, per tale motivazione, ponendo fuori dai giochi Pierfrancesco Battistini, il più longevo è stato Andrea Camplone con due campionati alle spalle, nonostante il brevissimo interregno di Lucarelli. Un campionato a testa per Bisoli e Bucchi. Adesso tocca a Federico Giunti, il cui curriculum da allenatore, proprio come quello del suo predecessore, non è ricco di successi importanti. La domanda sorge spontanea: come mai allenatori con vittorie alle spalle come Scala, Bigon ma anche lo stesso Bisoli, non hanno sviluppato particolare sintonia con la piazza biancorossa mentre allenatori emergenti, vedasi Bucchi e Camplone, sono e saranno ricordati con maggiore stima e gratitudine? E soprattutto: se Giunti, emergente anche lui, dovesse far bene, proseguirà a Perugia oppure spiccherà il volo verso altri lidi come è accaduto con Bucchi? La continuità in panchina è la chiave per non dover ricominciare ogni anno tutto dal principio. Una semplice coincidenza che i matrimoni hanno avuto una durata tanto breve, oppure le cause sono più profonde? Ai posteri la sentenza!
Raffaele Garinella – TifoGrifo.com