TifoGrifo.com: Web Radio Tv Perugia, calcio, sport, sito, giornale,news

Perugia, dopo Trapani né isterismi, né sottovalutazioni. E possibilmente una visione di prospettiva

Scritto da il 11/04/2017

DSC_8114

Equilibrio. Né isterismi, né sottovalutazioni. L’equilibrio sembra essere, ragionevolmente, doverosamente, il criterio che dovrebbe ispirare le analisi sul momento del Perugia.
Partendo da una constatazione: la squadra è di livello medio alto, ma non è composta da fenomeni. Nella serie B non eccelsa di quest’anno quanto basta per dire che l’ambizione di andare ai play off non è affatto velleitaria, anche se da conquistare lottando fino in fondo; quella di andare in A direttamente probabilmente si, perché, guardando le rose, Frosinone, Verona e Spal sono più dotate e più complete. Ma anche Bari e Spezia, almeno sulla carta, hanno qualcosina in più.

Il DNA del Perugia di Bucchi.
Bucchi è stato senz’altro il valore aggiunto della stagione, pur se al netto di qualche errore che gli si deve concedere come a tutti. Ha plasmato il Grifo secondo le sue idee di calcio, con la peculiare caratteristica di essere una squadra che prova a costruire il gioco sempre e comunque, è nella quale ognuno sa cosa deve fare. Il limite, o se si vuole il rovescio della medaglia, è che se non fa questo, se non riesce a gestire il pallino, il Perugia rischia di andare in difficoltà. Se e finché gioca e tiene palla, costruisce azioni e riesce a segnare, il Perugia teme pochi confronti, anche con le squadre che abbiamo annoverato come più forti sulla carta. Ma se non si impone e quando è costretto a subire, regge botta solo se riesce a restare alta. Se la squadra viene costretta a difendersi nei pressi o dentro la propria area, perde la bussola e spesso subisce gol. Si tratta, di tutta evidenza, di questione di DNA, il Perugia d Bucchi ha queste caratteristiche e non sarebbe facile, né produttivo, pretendere che si trasformi in squadra cinica, speculativa, capace di vincere senza giocare come sa. Se la si obbligasse a giocare snaturandosi, non farebbe neppure la metà dei punti che fa giocando come sa. Ciò non toglie che alcuni accorgimenti tesi ad evitare affanni e partite in trincea, vanno assolutamente adottati. In qualche occasione la squadra ha retto bene l’urto e ha dato l’impressione di essere cresciuta sotto questo profilo. Salvo poi, quasi puntualmente, ricadere nel vizio di non trovare contromosse, come a Trapani. In questo senso, troppe le altalene e troppi i passaggi a vuoto che la squadra ha avuto nei momenti topici della stagione, quelli dove si aspettava il salto di qualità sostanziale.
Gli uomini e i reparti.
Sul piano tattico, la difesa a tre con interpreti Volta e Monaco non sembra dare garanzie sufficienti. Non solo per la scarsa velocità degli stessi, ma anche per i piedi non eccelsi dei due, che sono meno precisi e rapidi in impostazione. Questo limite tecnico, rallenta e depotenzia sul nascere la manovra da dietro, che il Perugia cerca sempre. Partire più lenti e meno precisi, spesso rende più prevedibili i possibili sviluppi da parte degli avversari. Sulle fasce, perdurando la fragilità fisica di Del Prete (vero uomo decisivo) sarà forse anche il caso davvero di dare spazio a Fazzi, arrivato a gennaio ma mai ancora davvero parte integrante del progetto. A centrocampo, l’infortunio di Dezi ha tolto al Grifo in un momento cruciale uno dei suoi perni. Mentre Brighi, altra colonna, è in evidente fase di calo. Gnahorè è ora una certezza, Acampora lo è sempre stato, mentre Ricci, anche per suoi limiti di continuità, viene impiegato troppo a singhiozzo perché possa finalmente far capire se è in grado fino in fondo di fare il regista di cui il Perugia avrebbe bisogno. Carenza finora supplita dall’organizzazione e dalla trovata di Bucchi di far muovere continuamente gli uomini in mezzo al campo per non dare punti di riferimento. Un modo di giocare dispendioso che si spera il centrocampo perugino non debba risentire in questa fase cruciale del torneo, con tante partite ravvicinate e i primi caldi incombenti. Perché gli elementi sono contati e bisogna anche auspicare che infortuni e squalifiche non infieriscano. Infine, in attacco, Di Carmine sta firmando una stagione record, da goleador al disopra delle sue medie e aldilà del sue caratteristiche, ma non si può ragionevolmente poggiare tutto il peso realizzativo su di lui e allora, forse, affiancagli un altro attaccante, Forte o Mustacchio, a seconda delle situazioni, potrebbe consentirgli di non trovarsi malinconicamente isolato e spalle alla porta come gli è capitato a Trapani. Per non dire di Nicastro, che ha dimostrato di vedere la porta come nessun altro grifone ma ultimamente gioca di meno. E qui sarebbe da capire se è una scelta tutta e solo tecnica dell’allenatore o se è in che misura incidono indicazioni societarie intese a far giocare di più (e quindi potenzialmente a valorizzare) giocatori di proprietà piuttosto che in prestito. Questo discorso vale anche, pari pari, per il duo Brignoli/Rosati. Il primo è artefice di una stagione eccellente, è stato spesso decisivo anche per il suo modo naturale di interpretare il ruolo di portiere capace di uscire e giocare bene coi piedi a supporto della difesa alta. Rosati, invece, quest’anno ha offerto diverse prove non convincenti. Trapani docet.
La condizione fisica.
C’è poi il capitolo della condizione atletica. Il calo nelle ultime partite c’è stato, ed è sembrato psicofisico. Chissà se più mentale o più davvero atletico: il confine tra le due dimensioni è labile, e l’interazione reciproca scientificamente appurata. I test, dice Bucchi, attesterebbero il contrario. Fatto sta che il Perugia da quatto/cinque giornate (non solo a Trapani) ha giocato più e meglio nei primi che nei secondi tempi. Va però detto che, nel corso di un campionato, gli alti e bassi ci sono per tutti e la serie b ha proposto a rotazione, ripetutamente, questo tema per tutte le squadre, anche quelle di vertice. È semmai vero che essere incappati nella flessione adesso, nel momento cruciale, impone di uscirne bene e rapidamente, perché i play off sono ancora da conquistare e, poi, eventualmente da giocare al meglio delle proprie possibilità. Da questo punto di vista, lo staff tecnico e atletico avrà i suoi accorgimenti da adottare quanto a carichi di lavoro. Oggi, la tecnologia e le le metodiche di preparazione, offrono molte soluzioni, magari da unire ad un sapiente turnover specie nei turni ravvicinati.
Il Presidente.
In settimana e dopo Trapani, si è anche molto discusso delle esternazioni di Santopadre circa il coraggio che i giocatori dovrebbero impiegare in dosi maggiori e le reali potenzialità della rosa del Perugia rispetto a quella delle società che occupano i primi tre posti in classifica. La società, ovviamente, ha il diritto-dovere di stimolare giocatori quando lo ritiene utile. Magari, i tempi, i toni e gli argomenti andrebbero calibrati meglio, perché dire che la squadra vale più di Frosinone, Verona e Spal, rischia di ingenerare nella piazza aspettative e, una volta deluse queste, critiche anche fuori calibro, capaci di far fibrillare l’ambiente e ripercuotersi negativamente sulla squadra.
Lo spirito di lotta, la personalità, le pressioni.
Ma, sia chiaro, non sono certo le esternazioni di Santopadre la causa della débâcle in Sicilia. Brighi ha detto nel dopo partita che se si chiede ai grifoni di fare qualcosa di più della giocata, non viene. Che voleva dire? Qualcuno ha interpretato che il Perugia quest’anno ha uno spirito di battaglia e una cattiveria agonistica non sempre tempratissimi e idonei quanto serve per la categoria cadetta. In alcune circostanze, questo è sembrato vero, in altre meno. Però lo stesso Bucchi ha più volte lamentato la mancanza nei suoi di una sufficiente cattiveria agonistica come presupposto e coronamento indispensabile delle virtù tecnico-tattiche. Quella determinazione che ti fa andare con convinzione anche sulle palle sporche, ti fa prevalere sui contrasti e sulle seconde palle e ti fa trovare il gol anche su una mezza occasione. Se Bucchi lo ha detto più volte, il problema evidentemente in qualche misura c’è, ed è probabilmente anche qui una questione di DNA, di caratteristiche dei giocatori. Il Perugia, proprio ora che sta rifiatando, avrebbe bisogno, nei momenti di difficoltà come questo, di mettere un supplemento di agonismo. E avrebbe anche bisogno di leaders in campo, uomini di personalità capaci di prendere la squadra sulle proprie spalle e guidarla in campo oltre l’ostacolo. Questa capacità è sostanzialmente mancata in questa stagione, ed è stata una delle carenze più evidenti nella stagione biancorossa, anche se spesso supplita dall’organizzazione di squadra, dal possesso palla e dal gioco a tratti di qualità superiore alla categoria. Ci sono alcuni giocatori tecnicamente bravi, esperti e autorevoli, perciò potenzialmente in grado di fare da “chiocce”, ma che che non hanno però espresso quel quid in più in grado di renderli anche allenatori in campo, per intenderci i Giovanni Tedesco della situazione. E un versante di questo aspetto della personalità, è anche che questa squadra di giovani per lo più non sopporta le eccessive pressioni e forse per questo è mancata nei momenti topici.
Play off e futuro.
Ciò detto, anche dopo Trapani restano intatte e meritate le possibilità di andare ai play off. Però, alla luce di quanto si vede, si sta verificando che le esternazioni di Bucchi circa il raggiungimento degli spareggi come obiettivo straordinario, erano oneste e non calcolate per mettere le mani avanti. La classifica nelle zone alte è e resterà una bagarre difficile, che sarà decisa sul filo di lana e probabilmente da inezie. La concorrenza è nutrita è qualificata. Proprio per questo i grifoni sono chiamati ad un’ulteriore assunzione di responsabilità. Stavolta, il famoso salto di qualità non sarà necessario per aprire prospettive più alte dei play off, ma per raggiungere i posti che daranno diritto agli spareggi, e magari non quelli più indietro.
Poi, vada come vada, si aprirà ufficialmente il capitolo della nuova stagione. Nel quale, la società avrà un’occasione importante per programmare, soppesando pregi e limiti della rosa attuale e migliorarla -come affermato dal Presidente a febbraio- spendendo bene e miratamente le risorse venute nella sua disponibilità. Il progetto di cui tanto si è parlato, avrà tanto maggiore credibilità se, nel pur opportuno e/o inevitabile rinnovamento, non mancherà la continuità di nomi. E, se possibile, anche di guida tecnica. Su quest’ultimo aspetto, si sa che le sirene della serie A già cantano per Bucchi. Una ragione in più (e non una in meno) per la società di cercare di trattenerlo. La permanenza del tecnico sarebbe il primo e più inequivocabile segnale che, dovesse essere ancora serie B, l’anno prossimo l’asticella degli obiettivi si alzerebbe al massimo.

Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia

Foto di Fabio Arcangeli

Scritto da
il 11/04/2017.
Registrato sotto PERUGIA CALCIO, Primo Piano.

Multimedia

passionebiancorossa

Tifogrifo - Quotidiano ed Emittente Radio-Televisiva Web - Autorizzazione 33/2002 Registro dei Periodici del Tribunale di Perugia 24/9/2002 - Iscrizione Registro Operatori Comunicazione N° 21374 - Partita IVA: 03125390546 - Iscritta al registro delle imprese di Perugia C.C.I.A.A. Nr. Rea PG 273151 – © Tutti i diritti sono riservati - Studio grafico: EffePi Soluzioni Grafiche - Provider: Aruba Spa