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Perugia, da Aquila segnali di ripresa in vista della volata finale. Per il primo posto basterà?

Scritto da il 17/03/2014

L'AquilaPerugia-17Cominciamo quasi dalla fine, dal rigore parato da Stillo. A volte gli episodi sono del tutto casuali, ma a volte possono rappresentare qualcosa. Il numero 12 perugino ha tenuto a galla il Perugia, permettendogli di giocare le proprie carte nel rush finale per il primo posto con il Frosinone. Il Lecce ha qualche chance, ma davvero dovrebbe sperare in combinazioni clamorose per scavalcare sia i grifoni che i ciociari.

Stillo ha evitato al Perugia di andare sotto all’ombra del Gran Sasso e questo è importante soprattutto per il morale e per la testa, ben più che per il punto in classifica (che, come vedremo, sposta di poco le prospettive). Perché, in caso di sconfitta, la squadra e l’ambiente sarebbero implosi. Invece, il pareggio, a caldo accolto senza entusiasmi, permette per lo meno di fare, a freddo, alcune considerazioni non del tutto prive di prospettiva in chiave primo posto.

Il dato da evidenziare è senz’altro che il Perugia ha dato innegabili segnali di ripresa. L’inversione di marcia che si era intravista contro il Barletta (ma che, per la scarsa consistenza dell’avversario attendeva conferme) ora sembra assodata. La squadra è sembrata viva, ben messa in campo, equilibrata nei tre settori, con idee in testa e una certa voglia di tradurle in campo. I grifoni nel loro complesso son tornati a ricercare il gioco d’insieme, senza troppe concessioni alle giocate individuali fini a sé stesse, a parte, forse, quella di Moscati al 93’, che ha avuto il demerito di non liberare al gol Mazzeo nel momento che sarebbe stato ideale, a venti secondi dalla fine, e perciò è rimasta impressa ai tifosi. Il Perugia nel capoluogo abruzzese ha sempre tenuto l’iniziativa, anche dopo essere rimasto i dieci. Certo, in questo la squadra di Camplone è stata favorita dall’atteggiamento tattico attendistico degli aquilani, ma comunque si è proposta con buona continuità e convinzione per tutta la partita. Fabinho ha dato segnali di ripresa importanti, anche se non è certo tornato quello dei tempi d’oro. Nicco anche ha molto fatto quantitativamente, salvo farlo, a tratti, con poca precisione e disciplina tattica: però è stato sempre nel vivo del gioco. Eusepi è sembrato in palla, al punto che in certi momenti da solo è riuscito a tener alto il baricentro dei grifoni andando a lottare su tutti i palloni, anche quelli lanciati da lontano senza troppa accuratezza. La difesa, nei singoli e come reparto, ha retto bene l’urto delle ripartenze aquilane, concedendo poche opportunità (rigore a parte) a giocatori avvezzi ad esaltarsi negli spazi.

A fronte di questi segnali positivi, è mancata la precisione dell’ultimo passaggio e la determinazione nelle conclusioni. Insomma, la cattiveria negli ultimi venti metri. Qualche scoria della “crisi da panico” denunciata due settimane fa dal presidente Santopadre, deve essere ancora in circolo. E, fossimo in qualche esponente dello staff, lasceremmo cadere nervosismi e frizioni con l’ambiente, per indirizzare la concentrazione di tutti verso il potenziamento dei sintomi di ripresa. Però, ragionevolmente, il peggio sembra esser passato e i progressi, per quanto non ancora pieni, si sono visti. Ora la domanda sembra dunque essere: quanto ancora può crescere il Perugia nelle ultime sei partite? Di quanto potrà e dovrà risalire nella condizione psico-fisica la squadra di Camplone per giocarsi al meglio le sue possibilità? Perché il Grifo visto all’Aquila non sembra ancora bastare per vincerle tutte o quasi fino allo scontro finale con il Frosinone. I laziali adesso hanno un indubbio vantaggio: cinque punti, che sono sei se si considera la differenza reti generale, criterio che scatterebbe se, alla vigilia dell’ultima partita, le due squadre fossero a pari punti. Questo costringerebbe il Perugia a giocare contro i ciociari solo per vincere, mentre a loro basterebbe pareggiare per arrivare primi.

Dunque, solo vincendole tutte e sperando che il Frosinone (che deve ancora riposare) perda a Lecce, il Perugia potrebbe arrivare allo scontro finale in vantaggio di un punto sui rivali diretti e giocarsi la partita della vita avendo a disposizione due risultati su tre. Questo, a meno di sorprese ulteriori, cioè di ulteriori inciampi dei ciociari nelle partite interne contro Salernitana e L’Aquila o, perché no, domenica a Gubbio, ciò che costringerebbe a rivedere ancora i conteggi e le ipotesi subordinate. Il puzzle è complesso, ma non complicato. Al momento, comunque, sembra più probabile che al 4 maggio, ultima di campionato, il Grifo arrivi piazzato dietro ai ciociari, o per punti in classifica, o per differenza reti generale. Il che, dopo aver avuto saldo in mano il primo posto, non sarebbe il massimo, ma neppure il nulla. Vorrebbe dire, semplicemente, che dovrà tirar fuori attributi e artigli e usare con implacabile cattiveria il rostro per riprendersi in novanta minuti il primo posto a lungo tenuto in pugno.

Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia

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il 17/03/2014.
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