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Perugia-Avellino 1-1. Un punto per restare in equilibrio, niente di più.

Scritto da il 07/11/2017


La paura fa uno ad uno. Il Perugia va sotto nel primo tempo contro un modesto ma quadrato Avellino e vede gli spettri di una ulteriore sconfitta che avrebbe avuto conseguenze disastrose incalcolabili. Poi, a un quarto d’ora dalla fine, la raddrizza Cerri, entrato da poco e invece dimostratosi imprescindibile per il Perugia attuale, tanto più in incontri e su campi come quelli di stasera. Dunque, il risultato perlomeno consente di tirare avanti e di far guadagnare tempo a Breda che a fine match ha ammesso che ci sarà molto da lavorare per uscire dal tunnel. Il tecnico trevigiano per tentare l’impresa ha scelto la strada della prudenza o, come la definisce lui, dell’equilibrio. Equilibrio anzitutto tattico, tra reparti, per attenuare la vulnerabilità, soprattutto sulle fasce, evidenziata dal Perugia della scellerata serie di sei sconfitte. E allora, avanti con un 4/4/1/1 che doveva essere speculare a quello degli irpini, ma che Novellino ha sorpreso con un 3/5/2 inatteso. I risultati, nel primo tempo, sono stati opposti: buoni per Manzon, mediocri per Il Grifo. Il Perugia è sembrato sacrificare eccessivamente all’equilibrio brediano e alle due linee a quattro, le proprie doti creative e di fantasia. Fuori Colombatto, Bianco, Cerri e Han, è mancata la luce. La manovra si perdeva nelle nebbie di metà campo, affidandosi a velleitari lanci in avanti dove, nonostante l’abnegazione di Di Carmine, mancavano però i centimetri di Cerri. E, per giunta, la squadra non è sembrata neppure dare l’idea di una maggior solidità in fase difensiva. Un Avellino non trascendentale è bastato a creare preoccupazioni alla retroguardia umbra e il gol dell’ex Ardemagni non ha sorpreso più di tanto, anche se prima l’occasione d’oro era capitata sui piedi di Di Carmine, fermato però da un Radu reattivo al massimo. Meglio la ripresa, quando il Perugia ha trovato qualche contromossa alla superiorità avellinese sugli esterni e gli ingressi di Cerri, Terrani e Bianco hanno dato più verve e continuità agli attacchi biancorossi. Il pareggio alla fine è stato meritato, anche se arrivato su rigore inesistente (ma dopo che il mediocre arbitro La Penna ne aveva negati due netti e forse anche un terzo al Perugia). Aldilà del risultato, comunque fondamentale per continuare la convalescenza perugina, restano dubbi e preoccupazioni per un’identità di squadra che ancora è di la da venire. Perché il Perugia oggi non è più carne, ma non è ancora pesce. E si spera che Breda abbia tempo e lucidità per traghettare la nave in porti più sicuri prima che altre onde anomale la colpiscano. Il tecnico ha detto che punterà essenzialmente su due moduli: quello di stasera e quello di Cremona, il 4/3/1/2 testato da Giunti. Il tutto, mentre il Perugia dovrà capire quali obiettivi porsi, se una sofferta salvezza o qualcosa di più. Le potenzialità tecniche suggerirebbero la seconda ipotesi, ma la situazione in cui è precipitata la squadra induce alla prudenza e al basso profilo. Però, se si guarda solo dietro, si rischiano i rumori di una piazza indotta a ben altri orizzonti a inizio stagione. La crisi di identità è sempre dietro l’angolo, urge “equilibrio” anche fuori dal campo.

Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia

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il 07/11/2017.
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