Oddo e l’eredità di cui far tesoro
Scritto da Federico Basigli il 28/06/2019Non so voi, ma se dopo Verona avessi potuto scegliere uno scenario per il Grifo dell’anno sportivo che verrà (si sa, per noi tifosi capodanno è un periodo indefinito con scadenze sacrali che si allungano tra luglio ad agosto) quello che è venuto a crearsi sarebbe stato uno dei miei preferiti.
Non avrei tenuto mister Nesta. Capisco la continuità del progetto, eppure alcune incongruenze mi avrebbero suggerito di cambiare, pur dando continuità, appunto, al progetto.
Oddo, ad oggi, è un upgrade rispetto al Nesta 2019: ripercorrendo le tappe dello scorso anno provo a dire perché.
Alessandro Nesta fa il suo esordio il 18 maggio 2018 ad Empoli e termina la sua avventura al Grifo il 18 maggio 2019 a Verona. Un anno vissuto tra alti e bassi.
I Marlene Kuntz quando ero giovane cantavano un ossimoro: “Festa mesta”. Ecco, quella di Nesta è stata una festa, per un periodo, con una parte finale piuttosto grigia, mesta appunto.
One year (e qualcosa) ago
Nesta arriva come un fulmine a ciel sereno a Perugia.
Prende la panca del Grifo con il fido Rubinacci a playoff acquisiti, perde la partita di approccio con l’Empoli e si schianta ai playoff con il Venezia dopo un buon inizio di partita. Nesta assiste quasi fosse di passaggio, con una postura più da omino della Croce Rossa che da allenatore. Alè.
L’approccio con il campionato pare piuttosto pretenzioso, per il tipo di gioco e soprattutto per i tempi che servono per digerire quel tipo di gioco, che non possono essere poche settimane: si cerca di dominare il campo in totale controtendenza rispetto all’approccio più sparagnino (ma redditizio) del mite Breda, ma non è un caso che il Grifo naufraghi a Venezia appena la squadra a trazione offensiva (Di Carmine, Cerri, Diamanti e Buonaiuto assieme) perde il controllo della palla.
Questo sarà un peccato originale che la squadra di Nesta si porterà appresso anche nella stagione appena conclusa: la mia percezione è che le squadre avversarie hanno sempre avuto una facilità a finalizzare contro di noi molto alta, oltre la media, fatte salve alcune fasi in cui il Grifo si è giovato di prestazioni altissime dovute ai picchi di forma di Kingsley (inizio campionato, correva per due) e Carraro (centrocampista di rottura e di governo che serviva come il pane) o a schieramenti che prevedevano una particolare protezione (penso alla compresenza di Carraro e Kouan, per dire, che ahimè è stata sfruttata troppo poco). Ciò è stato facilitato anche dalla conclamata debolezza del Grifo sugli esterni, fattore a mio avviso non secondario rispetto alla cattiva performance dei centrali difensivi (per questo io dietro ripartirei da Gyomber ed El Yamiq, ed avrei tenuto molto molto volentieri Gabriel).
Comunque, per tornare alla fine della scorsa stagione, la delusione dell’uscita dai playoff 2018 viene metabolizzata generalmente in tempi medio – brevi, anche se ammetto che io ci ho messo un po’ di più, reputando il gioco di Breda, per quanto ho scritto sopra, più propenso a portare dalla propria parte gli episodi piuttosto che a cercare una modalità di gioco precisa che si costruisce col tempo, e quindi più funzionale in chiave playoff ed alla nostra situazione. E però va beh.
Sconfitta, buoni propositi per la stagione successiva, rifondazione, pinne, fucili, occhiali, sipario. Fast Forward.
10 months ago
L’estate passa con un format di campionato che varia come una fisarmonica tra le 18 e le 26 squadre, con la povera Entella che saprà la sua serie di appartenenza quando i baracconi avranno già iniziato ad andarsene da piazzale Umbria Jazz, mentre il Grifo inizia a nascere a piccoli passi, facendo il ritiro con pochi giocatori, con i colpi che arrivano a fine mercato che trasformano il classico scetticismo in entusiasmo più o meno eccessivo. La stagione del Grifo inizia a Brescia, a metà agosto, ma l’antipasto, con il canonico match di Coppa Italia, va di traverso al Grifo, che perde in casa contro un Novara che in quel momento non sa – nemmeno lei – se sia una squadra di serie B o di serie C.
In questo calcio in crisi di identità il giocatore che si presenta meglio nella trasferta di Brescia è Vido, un attaccante che va a dar fastidio a tutti, pieno di grinta e capace di far da punto di riferimento offensivo. Sì, parlo proprio di Vido, e quella gara, specie con la continuazione del campionato del numero 10 perugino, mi rimane particolarmente impressa. È proprio lui a conquistare all’ultimo tuffo un rigore ed a realizzarlo, per “rubacchiare” un punto sul campo del Brescia allora di Suazo. Ed alla seconda giornata la rappresentazione plastica di quel Vido “guerriero” è il gol sul rimpallo al portiere dell’Ascoli, uccellato dal biancorosso che gli si lancia addosso sul rinvio deviando la palla in rete.
Quel Vido evapora quasi subito, a mio avviso vittima anche di equivoci tecnico – tattici (dopo magari ne parlo), mentre le squadra, spinta da un Kingsley che in campo sembrano due, gioca ad alti ritmi. Dragomir fa l’uomo ovunque mentre Verre timbra più volte il cartellino e Melchiorri supplisce agli infortuni del reparto offensivo giocando una lunga serie di buone partite: purtroppo l’iper impiego di quel periodo non aiuterà il suo ginocchio che nella parte finale della stagione gli presenterà il conto. E’ vero, la difesa sembra ancora da rodare, con qualche giocatore che stenta a mantenere le attese, ed è ben visibile che sugli esterni difensivi sia arrivato qualche pacco (leggasi Felicioli), però la squadra è giovane e mostra margini di crescita, l’amalgama migliorerà qualche prestazione, il mister ora si muove in campo dando la sensazione di governare sempre meglio i movimenti e l’atteggiamento di chi dalla panchina deve guidare 11 giocatori (tradotto: non sembra più l’omino della Croce Rossa) e se a gennaio ci sarà l’opportunità di colmare le lacune che si sono evidenziate quali motivi ci sono per essere pessimisti?
Pochi davvero, a mio avviso.
5 months ago
Il Grifo sta in zona playoff. La sconfitta di Cremona spezza un ciclo positivo, eppure il Perugia si rimette sotto e vince ad Ascoli una gara che, anticipata dalla sconfitta di Brescia, inizia una fase in controtendenza rispetto alla storia del calcio: sconfitte in casa e vittorie in trasferta, una serie di altalene che però, con la vittoria casalinga contro la Salernitana consegna al Grifo una classifica splendida e la possibilità di raggiungere addirittura la zona della promozione diretta.
Dopo Ascoli tuttavia si chiude il calciomercato e lì arriva il primo decisivo stop alle ambizioni del Grifo.
Cacciatore (terzino più destro che sinistro, ma comunque adattabile) salta all’ultimo momento, non si raggiungono soluzioni alternative ed il Grifo, visibilmente in difficoltà cogli esterni difensivi, resta con i terzini che già aveva meno Ngawa, ceduto al Foggia.
Ora io una cosa sui terzini voglio scriverla: il gioco di Nesta, di possesso e palleggio, prevede che i laterali sappiano giocare la palla, fondamentale che non tutti i terzini masticano agevolmente. Ngawa, ad esempio, è uno che palla o gamba poco cambia, che in fase difensiva possiamo parlarne ma non puoi chiedergli di impostare, ed in generale sugli scaffali del calciomercato di Serie B è più facile trovare il cosiddetto modello “Pasquale Bruno”, il terzino che mena, o il modello “Benarrivo” terzino che ara la fascia finché non lo abbattono, piuttosto che il modello Dani Alves o Lahm o Alaba, terzino che oltre che il laterale ti fa anche il centrocampista e il regista mascherato.
Quello che intendo è che per fare quel tipo di gioco, in maniera piuttosto estrema, con un’uscita di palla dalla difesa al centrocampo / trequarti a volte anche rischiosa nel taglio di linee di gioco avversarie, affidarsi al piede dolce dei nostri terzini era come delegare a Mario Borghezio il favorire il dialogo tra culture.
A parte Felicioli, mistero (poco) buffo, gli Ngawa stanno bene a mettersi l’elmetto in difese blindate, vedendo la linea di centrocampo come limite invalicabile oltre cui meglio non andare, come i Falasco stanno bene a dare 4 legnate alla povera ala concedendosi qualche sgroppata quando possibile, con raziocinio. Paradossalmente lo stesso Rosi è più un esterno difensivo di gamba che sgroppa su e giù come un cavallo pazzo, coi limiti tattici che ha sempre avuto, e non a caso il terzino che ha finito per giocare più spesso è stato Mazzocchi, arrivato come rincalzo ma con uno stile di gioco che si attagliava perfettamente col calcio di mister Nesta.
Forse, ecco, dati i giocatori qualche accorgimento diverso si poteva cercare.
La sconfitta col Verona è il secondo turning point negativo stagionale, e per certi versi quello più pesante: la squadra praticamente non gioca quella partita, consegnandosi mani e piedi ai gialloblu senza nemmeno tentare di fare qualcosa. Un tempo e spicci ad aspettare l’(in)evitabile, cioè il gol del Verona, senza provare a giocare le proprie carte, roba che l’esordio del Grifo di Bisoli a San Siro in un Milan – Perugia di Coppa Italia era stato garibaldino. Ed era il Verona, appunto.
Il percorso di crescita che fino a poche settimane prima sembrava pronto a dare soddisfazioni, nonostante le problematiche strutturali evidenziate (non a caso nel frattempo arriva Rosi), si arresta lasciando il posto ad una regressione evidente, controintuitiva sia per la composizione della rosa (età media bassa, maggiori opportunità di crescita), sia per la storia dei gironi di ritorno del Grifo.
In quel frangente giungono anche le dichiarazioni di Nesta che sembrano poco aperte ad una permanenza a Perugia e che era necessariamente il caso di evitare.
Da lì il Perugia sbanda paurosamente, chiudendo l’anno facendo pochi punti, incistandosi in errori commessi più volte e piazzandosi a metà classifica, arrivando ai playoff solo per la sentenza Palermo. Resto convinto che la rosa valesse di più (opinione personale).
Yesterday (o giù di lì)
Il Perugia del playoff di Verona, per me, è stata una sintesi del cosa poteva essere e non è stato. Nesta come detto è stato bravo all’inizio a plasmare il gruppo e a dare un’impronta, ma non ha saputo completare quel percorso di crescita che una rosa ricca di talento tra centrocampo ed attacco avrebbe potuto consentirgli.
Non mancano le giustificazioni: i terzini, la sparizione di Kingsley, Melchiorri usurato dal sovraimpiego autunnale, quando era in pratica l’unica opzione dati gli infortuni di Han e Vido, alcuni elementi piuttosto deludenti. Paradossalmente sono stati i più giovani quelli che hanno dato un rendimento maggiore mentre quelli esperti non sempre hanno tenuto il ritmo.
È anche vero però che Nesta non è riuscito a nascondere quei difetti strutturali che la squadra ha evidenziato, e se è vero che un terzino non te lo inventi tout court (però certo che Moscati…), magari uno schieramento diverso avrebbe aiutato a coprire i difetti congeniti della squadra, perché se davanti ad una difesa con problemi sulle fasce metti il solo Carraro (o peggio ancora il solo Bianco) al centro a tamponare finisce che si prendono gli schiaffi.
Rispetto all’attacco, già ne avevo accennato sopra, non ho capito il modo in cui è stato impiegato Vido. Se lo ricordate nella prima partita col Brescia, Vido era un giocatore molto verticale, sempre pronto ad andare a dare fastidio sui centrali e sul portiere. Poi ok, buon piede, capacità di manovra, ma mi aveva colpito questo andare addosso, la verticalità del giocatore.
Mano a mano invece Vido è diventato una specie di centravanti di manovra, rinculando anche sulla trequarti. Per un buon numero di partite ha ricevuto palla spalle alla porta defilato e date le sue caratteristiche, a mio avviso, ha finito per perdere mordente ed impigrirsi anche. Questo sistema di gioco ha invece aiutato moltissimo Verre, che non a caso ha segnato un numero di gol impressionante grazie ai movimenti degli attaccanti a svuotare l’area di rigore, ma ha appunto a mio avviso deresponsabilizzato gli attaccanti dal sentirsi vere prime punte.
Penso insomma che il gioco, a lungo andare, non abbia valso del tutto la candela.
Tornando a Vido, ho letto spesso un parallelo con Ibrahimovic che sinceramente non so da dove sia venuto fuori, quasi a volerne giustificare la possibilità per il numero dieci di giostrare anche lontano dall’area. Paradossalmente, a mio avviso, sarebbe invece giovato un utilizzo alla Pippo Inzaghi, da cobra d’area (ecco, Sandro Tovalieri, va), da costante disturbo agli avversari. Un riferimento di attacco meno di manovra e più di ignorante fame di gol.
Dovesse esserci la possibilità che resti, insomma, la prima cosa che ci sarebbe da chiedergli/chiedersi è: cosa vuoi fare? E cosa vogliamo vederlo fare? Secondo me un Vido alla Inzaghi varrebbe almeno 18 gol, ma se deve restare da wannabe Ibra, a quel punto, tanto varrebbe cercare altro…
Sì, ma tomorrow?
All’inizio dello scorso anno calcistico si era parlato di anno zero, il che significa che su quanto edificato quest’anno ci sarebbe bisogno di dare continuità. E rispetto a questo è stata importante la scelta dell’allenatore, che dovrà operare in simbiosi con la società e cercare assieme a Goretti quei giocatori che possano completare il puzzle fin da luglio – agosto (al netto degli aggiustamenti mirati che puoi fare a gennaio).
Oddo ha una sua filosofia piuttosto chiara di calcio, ed anche una esperienza che gli permetterà di evitare qualche errore che quest’anno si è visto. Per certi versi mi sembra un profilo meno dogmatico e più pronto all’uso, più pesante in campo ma concettualmente nel solco del calcio propositivo che il Grifo ha scelto di promuovere.
In rosa, tra campo e panca, di quelli dell’ultimo anno terrei uno tra Perilli e Leali (mi dispiace molto la partenza di Gabriel), Gyomber ed El Yamiq, il terzino (o 2) più funzionale al gioco del mister. In mezzo Carraro sicuramente, tanto può fare sia il vertice basso di centrocampo alla Busquets nel 4-3-1-2 che giocare a due in mezzo, peraltro con giocatori molto diversi, potenzialmente opposti, da Kouan a Dragomir (che terrei entrambi). Chiederei al nuovo mister cosa voglia farne di Moscati ed agirei di conseguenza, che magari non sarà Rakitic, Marchino, ma neanche uno da quasi 30 panche e meno di 1000 minuti giocati in B.
Tendenzialmente terrei Falzerano, ma non a tutti i costi: se fosse davvero possibile lo scambio con Iemmello procederei. Davanti, nel caso di 4-3-1-2, assieme a Melchiorri spero nella conferma del Vido versione prima punta e non sarei contrario alla permanenza di Sadiq, versione “magari spolmonati meno in giro per il campo, così magari ce chiappi meglio quando sei davanti alla porta”, perché secondo me le qualità fisiche di Sadiq sono davvero importanti. Completerei il reparto con un bomber di categoria, che potrebbe essere proprio Iemmello.
Se invece si dovesse cambiare modulo le modifiche dovrebbero essere più importanti, specie in caso di inserimento di ali o di palleggiatori da 4-5-1, sulla falsariga del Pescara (di Oddo) che poteva contare su Torreira, Bjarnason, Politano, Caprari, Brugman, Pasquato, ecc., di un centrocampo, cioè, che dovrebbe fare la differenza a livello qualitativo. In questo caso non servirebbero 4 punte, ma sarebbero invece necessari 3 elementi di qualità tra centrocampo e trequarti per far fare un salto di qualità al reparto.
Ok, ok, smettiamo di giocare a Football Manager ed andiamo a rifare l’abbonamento, come sempre!
Forza Grifo!
Federico Basigli – TifoGrifo.com