Mitt a Nicastro
Scritto da Redazione il 28/09/2016
Contro la Spal, nel primo tempo, sembrava di essere tornati indietro di un anno. Squadra senza capo né coda, distanze tra gli uomini casuali, incapacità di lavorare col pallone. Una prestazione sconfortante. La solare sensazione che Bucchi avesse deciso di privarsi della più chiara qualità che il Grifo aveva mostrato fino ad ora, il gioco, per cercare soluzioni alternative che definire avventurose è un eufemismo.
Difesa a tre inchiodata sulla punta avversaria, esterni poco sicuri nel salire, centrocampo bloccato e senza idee; Bianchi a cercare palloni con Di Carmine che girava a vuoto. Sintesi cruda, ma reale. Un 3-5-2 messo su alla bell’e meglio, quando non s’era mai visto prima, provocava un primo tempo surreale.
In conferenza stampa Mister Bucchi ha spiegato la scelta iniziale con le assenze degli esterni alti, assenze reali, per carità. Ed in parte mi ha anche convinto. La tesi sottesa al discorso è stata – provo a dirlo con parole mie – che non avendo ali disponibili per coprire in sicurezza i 90 minuti si è giocato un primo tempo fondamentalmente di attesa per mettere sul tavolo le fiches migliori nella ripresa.
L’allenatore è quello che meglio conosce le condizioni fisiche dei suoi uomini, quindi in un certo senso diventa difficile mettere in dubbio le sue parole, specie se ad oggi sono sempre state sincere e non immaginifiche. Eventualmente da un punto di vista mentale posso controbattere che mettere dentro la formazione migliore in un contesto ancora più difficile dell’inizio partita è stato un azzardo importante (che sarebbe potuto essere ancora peggiore se la Spal fosse riuscita a segnare alla fine del fine primo tempo, nel momento in cui, non a caso, “loro ci credevano di più”), ma per fortuna il rischio, questa volta, ha pagato.
Credo che la partita con la Spal abbia dato tante risposte, e possa quindi rappresentare un punto di svolta.
Il Grifo – onore, in questo, a chi guida e chi ha costruito la squadra – ha una identità che per una serie di motivi gli permette di giocare un buon calcio: è giusto continuare su quella strada, specie ora che gli esterni alti andranno a tornare. Ci mettiamo anche Nicastro tra gli esterni alti? Ne parliamo dopo.
Difesa a tre/cinque solo in caso di necessità: se manca poi Mancini, l’unico con un piedino educato là dietro, lasciamo perdere. Promesso?
Del Prete ultimamente sta crossando in maniera francamente rivedibile. È vero che ieri, complice un sistema di gioco piuttosto standard che prevedeva spesso cambio di campo e suo cross, ha buttato dentro una valanga di traversoni, ma tre quarti nemmeno arrivavano in area (anche perché ha crudelmente abbozzato il terzino avversario a pallonate). Il fatto che fosse lo sbocco naturale del gioco spesso non lo aiutava a crossare totalmente libero, è vero, però si poteva fare meglio.
C’è da aggiungere comunque che se di tanti traversoni ne sbagli tre quarti vuol dire che un quarto dei cross può essere potabile, e non a caso Nicastro si è avventato su uno di questi bruciando il diretto marcatore e dando una frustata di rara potenza per insaccare il pallone.
Il ragionamento è quindi: ok le colpe del crossatore, ma rivedrei qualcosa anche in chi quei palloni dovrebbe riceverli.
A proposito di risposte, sinceramente la cosa che più mi aveva colpito giunto allo stadio era stato il constatare l’assenza di Nicastro dall’undici iniziale, dato che mi sembrava evidente che in attacco fosse il più vivo della squadra. In teoria può fare tutto, là davanti: esterno, seconda punta, prima punta; l’unica cosa che non gli farei fare, ad oggi, è la panchina. Bucchi ha giustificato la scelta come una cautela per timore di eventuali ricadute, essendo il giocatore tornato a disposizione dopo un infortunio. Mi sta bene la cautela, che preferisco al far giocare sugli infortuni (spesso peggiorandoli), ma spero che da oggi Nicastro sia abile ed arruolato al 100% e si tenga conto che al momento per questa squadra è imprescindibile perché possiede tempi di attacco alla porta che nessun altro per ora ha mostrato.
La partita con la Spal, quindi, deve collocarsi come una sorta di spartiacque nella stagione del Grifo. Il Perugia torna nel gruppo, a 6 punti e può ricominciare a pensare al calcio e non al lettino dello psicanalista su cui si era steso causa astinenza da vittoria
La partita con la Spal, per molti versi, mi ha ricordato un mix tra i derby di andata e di ritorno dell’anno scorso, derby decisivo per stare in posizioni serene all’andata e altrettanto decisivo per chiudere decentemente il campionato al ritorno, quando Prcic lo ha sbloccato nei minuti in cui anche Nicastro lunedì ha timbrato il cartellino.
Così come raggelante è stato il pareggio di Brescia, costato più di due punti, così la vittoria contro la Spal deve essere detonatore per riprendere da dove avevamo lasciato, tornando a mostrare la nostra identità coi correttivi che fregature come quelle prese con Cesena e Brescia devono suggerire.
Punti fermi, quindi:
- Coraggio di credere nel nostro progetto di gioco (daje Mister!), apportando quelle modifiche necessarie che prevengano gli errori che ci sono costati immeritatamente punti nelle prime cinque giornate,
- Linea difensiva a 4: interpreti ce ne sono e permettono anche varie soluzioni tattiche (centrali più o meno bravi ad impostare, terzini più o meno bravi a salire, per dire),
- Centrocampo a 3 che torni a giocare cogli automatismi mostrati nelle prime giornate,
- Rientro di ali che sappiano strappare ed inventare (Drole, Bonaiuto) o cucire il gioco (Guberti, Zapata),
- In caso di epidemia di esterni alti un 4-3-1-2 potrebbe non essere una bestemmia, meglio di quella roba del primo tempo di lunedì dovrebbe essere,
- Collocazione stabile di Nicastro (mitt’a Nicastro), che può essere sull’esterno di destra, ma che io proverei – terminata l’emergenza esterni alti – come punta centrale del tridente (o del 4-2-3-1, in alternativa).
Ed ora sotto con la partita, mai banale, col Frosinone, ormai un cult degli ultimi anni.
Forza Grifo!
Federico Basigli – TifoGrifo.com