L’avvocato del diavolo
Scritto da Redazione il 24/11/2015Non è molto elegante l’autocitazione. Mai. Ci perdoneranno perciò i lettori, ma la soluzione tattica con la quale il Grifo ha asfaltato il Brescia e che ora fa sorridere tutti (e tutti salire sul carro dei vincitori…) l’avevamo suggerita per primi sin dal lontano post Trapani – Perugia: 8 ottobre scorso. Una vita fa, quando non si tirava quasi mai in porta ed il terz’ultimo posto era dietro l’angolo. Ribadendola ad ogni piè sospinto. Ci piace ricordarlo non per vanagloria, né per voler passare da “capiscioni”: ci piace farlo per tentare di ragionare e di far ragionare i pazienti lettori con la propria testa, lontani dagli stereotipi, dai luoghi comuni, dalla superficialità o, peggio, dalle verità imposte o mascherate. E ragionare porta a trovare la soluzione ai problemi, anche se (come nel nostro caso) rimane giocoforza un esercizio da semplici opinionisti: a trovare la soluzione ai problemi è e deve rimanere l’ottimo allenatore che abbiamo e la società che lo paga e che tira fuori i soldi permettendoci il lusso di vivere ancora da protagonisti un altro anno di serie B, ci mancherebbe altro. Figurarsi, poi, se in Società si mettono a leggere o semmai gliene fosse capitata l’occasione avessero tenuto conto dell’opinione dell’avvocato – tifoso e opinionista. Conforta però che le soluzioni trovate per uscire dal tunnel coincidano con le nostre idee, scritte o dette in diretta televisiva ad Umbria TV, ospite a Fuori campo dall’amico Riccardo Marioni, oramai da tempo. Nel nostro piccolo ci limitiamo semplicemente a far sentire la personale opinione di chi vive il calcio nella maniera più bella, appassionante e divertente che possa esistere, ossia quella del tifoso e opinionista. E non è un caso che la bella testata dell’amico Ettore Bertolini che ha la bontà di ospitarci si chiami Tifogrifo: perché chi scrive, per l’appunto, tifa Grifo e solo quello.
Da avvocato – tifoso e opinionista, chi scrive non aveva solo detto di provare con il 4-3-3 per vincere la sterilità di idee nella fase offensiva che imprigionava questa squadra. Aveva altresì registrato che con questo modulo, tirato fuori come un coniglio dal cilindro dal Misterone di Porretta Terme nel secondo tempo contro il Cagliari e con Taddei, Della Rocca e Zebli a centrocampo avevamo reso inoffensiva la capolista – schiacciasassi. E che Parigini esterno sinistro d’attacco sarebbe stato devastante, alla Insigne per intenderci. Pregavamo il Misterone, che abbiamo definito un grande allenatore (pur non mancando di bacchettarlo) quando tutti o quasi gli davano del catenacciaro, in molti ne auspicavano l’esonero e qualcuno aveva già iniziato ad isolarlo, di riprovarci e di insistere con Taddei, perché è un calciatore, al di là dei limiti dinamici connessi all’età e poco adatti alla categoria, che ha il calcio nella testa prima ancora che nei piedi. Ci eravamo beccati qualche risatina di scherno, quand’anche pure qualche insulto. Ora tutti lì a ricredersi, o meglio a osannare il calcio bello e spumeggiante offerto da Bisoli col 4-3-3 che ha schiantato il Brescia.
Teniamocelo stretto questo allenatore. Perché è raro nel calcio di oggi trovare una persona vera e perbene come lui. Ad una persona nata in Emilia – Romagna che di professione allena il Perugia, che dopo la commovente corsa a Terni sotto il settore ospiti con tanto di lancio della tuta dice di tenere al Grifo come ad un figlio, personalmente darei la cittadinanza onoraria, oltre che la panchina per un decennio. Non abbiamo ricordi di allenatori del passato, neppure di quelli perugini DOCG, che abbiano detto di tenere al Grifo come ad un figlio. E’ roba grossa, da dargli la cittadinanza onoraria, appunto. C’è mancato un pelo, invece, ed in almeno due circostanze (prima di Terni e dopo Ascoli) che non gli dessero il pan di squaglia. Bisoli è poi un allenatore che mette in discussione tutte le proprie convinzioni tattiche e sa leggere molto bene la partita. Dopo quattordici giornate, dopo tante tribolazioni (e immaginiamo anche molte notti insonni) alla ricerca dell’alchimia vincente, ora che finalmente l’ha trovata che per piacere non l’abbandoni più. Magari in qualche circostanza, ad esempio quando Taddei non c’è o ci si trova a difendere un vantaggio contro avversarie quotate, torni con sicurezza sul tanto vituperato 4-2-3-1, garanzia di invulnerabilità. Ma non abbandoni Mister, per piacere il 4-3-3. Roberto Goretti, al termine della passata stagione quando – esonerato Camplone – un giornalista gli chiese un identikit del nuovo allenatore, rispose che nel DNA di ogni squadra c’è un modo di giocare, stonerebbe vederla giocare in un’altra maniera ed i risultati stenterebbero ad arrivare. E nel DNA del Perugia c’è scritto bel gioco e 4-3-3 di base. Del Direttore dell’Area Tecnica del Perugia, lo si dica con molta franchezza, senza alcun intento polemico e – soprattutto – per quel che può contare, abbiamo una profonda stima come talent scout (anche se quest’anno Mandragora, Lapadula e Verre giocano a Pescara) e più in generale come direttore sportivo. Ci piace poco quello che dice, non ci piace affatto come lo dice (la conferenza stampa pre – Ascoli, nemmeno Luciano Moggi quando era Big Luciano l’avrebbe fatta in quella maniera). Eppure quelle parole sul bel gioco (ed il 4-3-3) nel DNA del Perugia sono parole sante. Che nel momento topico della stagione, con l’avventura di Bisoli che stava per volgere al capolinea, hanno trasformato il brutto anatroccolo in splendido cigno. Calma e prudenza, d’accordo. Una rondine non fa primavera (citazione ancora per Roberto Goretti che così commentava il risveglio di Taddei). Ma il risultato pratico è sotto gli occhi di tutti. Un primo tempo travolgente chiuso sul 2-0, che se era 4 o 5-1 nessuno avrebbe gridato allo scandalo e in superiorità numerica. Una squadra solida e spettacolare che sembrava il Napoli di Sarri (altro paragone – tormentone che evochiamo da inizio stagione per far capire come anche con una sola mossa tattica può cambiare il mondo), con tutte (o quasi) le pedine giuste al posto giusto, diverse alternative in attacco e soprattutto l’idea di grossi margini di miglioramento. I soliti, eccellenti, Rosati, Volta, Belmonte e Del Prete. Spinazzola (grande scoperta di Bisoli) eccellente terzino sinistro capace di spingere e creare superiorità numerica sulle fasce, fondamentale in questo tipo di modulo. Taddei fine direttore d’orchestra (per i più raffinati: andate a rivedere due chiusure che ha fatto nel secondo tempo al limite dell’area nostra), con Rizzo e Della Rocca sempre sul pezzo per pressing, qualità nella ripartenza e anche voglia di inserirsi senza palla. Di Parigini si è già detto (devastante solo se parte da sinistra alla Insigne, altrimenti diventa prevedibile perché non ha campo per liberare né il suo tiro, né il suo dribbling), di Ardemagni si sa già, resta solo da attendere il risveglio definitivo (dopo la perla contro il Lanciano) di Fabinho. Insomma un gran bel Perugia, finalmente. Che ha tante frecce al proprio arco con questo modulo, che consente di creare tante occasioni da rete senza andare ad intasare gli spazi e rimanere condannati all’impotenza, come avveniva con il 4-2-3-1.
Lanzafame, Zapata, Drolè sono molto più che valide alternative ai tre attaccanti prima citati, a patto che. A patto che non vengano lasciati liberi di pascolare a proprio piacimento per il campo nell’attesa dell’ispirazione, perché Pablo Picasso diceva che l’ispirazione arriva ma bisogna che ti trovi all’opera. Che nel nostro caso, tradotto, significa, che il loro indubbio talento va confinato entro i movimenti del 4-3-3 e non lasciato libero di esprimersi alla rinfusa. Nel primo caso saranno fiaccole (chiedete a Sarri se non è vero, che si permette il lusso di tenere fuori Mertens e Gabbiadini, titolari nelle rispettive nazionali o Valdifiori pagato più che a peso d’oro pur di non compromettere l’equilibrio raggiunto) nel secondo solo sterili e velleitarie giocate.
La riprova eccola servita dietro l’angolo: Avellino. Scommettiamo che se Bisoli non tocca una virgola rispetto a sabato e carica a pallettoni i Grifoni, si torna dal Partenio col bottino pieno?
Michele Antognoni – TifoGrifo.com