L’avvocato del diavolo
Scritto da Redazione il 29/10/2015Le prime due partite del mini – ciclo terribile ci hanno detto alcune cose assai importanti. Non che il Grifo c’è. Quello – avevamo già avuto modo di scriverlo – ce lo aveva detto anche quando eravamo terz’ultimi. Ci ha confermato anzitutto, senza tema di smentita, che il modulo di riferimento per questa squadra è il 4-2-3-1 con il quale il Grifo non solo non subisce gli avversari, ma non rischia quasi nulla contro qualunque avversario. Scusate se è poco. Con questo modulo tra pre – campionato e campionato (Milan a parte, decisamente troppo elevato il divario) il Perugia ha giocato complessivamente otto partite (Carpi, Bari, Reggiana, Teramo, Como, Crotone, Cesena, Trapani, Ternana) raccogliendo sei vittorie e tre pareggi (quello contro il Cesena grida ancora vendetta al cospetto di Dio). Con nove gol fatti ed appena una subita, causa una vera e propria rarità: una diagonale sbagliata di Capitan Comotto contro la Reggiana. Appena quattro le occasioni da rete per gli avversari: due a Trapani e due a Terni. Ed ha giocato altresì altre due mezze partite: secondo tempo a La Spezia e primo tempo col Cagliari. Zero gol fatti e zero subiti, con nessuna situazione pericolosa subita dall’attacco mitraglia dello Spezia e due chiare occasioni da rete derivate da mal posizionamento di Volta e Belmonte (rarità anch’esse) contro il Cagliari: di gran lunga la migliore tra le squadre sinora affrontate. E costata un sacco di milioni. Domanda: perché mai a Pescara (3-5-1-1), a La Spezia primo tempo (4-3-3 con Di Carmine terminale offensivo al posto di Ardemagni), contro l’Entella (4-3-1-2) ed a Latina (idem) il Mister ha cambiato modulo? Risposta: perché col 4-2-3-1 si trovava poco e male la via per rendersi pericolosi. Risultato? Sconfitta meritata a Pescara (anche se con un rigore dubbio e raddoppio in fuorigioco), sconfitta a La Spezia (pur se con prodezza balistica di Brezovec), pareggio scialbo contro l’Entella (ove si è rischiato di subire il gol in almeno tre situazioni, giocando meglio nel primo tempo e spariti dal campo nella ripresa, ma creando oggettivamente poco), sconfitta a Latina (ove è vero che il Perugia avesse giocato bene ed i gol presi sono venuti su due infortuni di Rosati e Rossi, ma è altrettanto vero che se gli spazi lasciati al Latina per ripartire li avesse avuti ad esempio il Cagliari staremmo ancora a commentare una disfatta). Morale? Il modulo giusto è il 4-2-3-1. Ed un plauso va fatto a Bisoli di aver ragionato su questo e nella partita di gran lunga più importante e difficile per mille motivi di questo inizio di stagione (il Derby a Terni), ha avuto il coraggio di tornare sui propri passi relegando in soffitta il 4-3-1-2 e di riproporlo anche i assenza del suo interprete migliore: Salifu.
Seconda risposta ricevuta, tutt’altro che scontata, nonostante il curriculum prestigioso del protagonista. Il Perugia ha un grande allenatore. Che ha dimostrato di esserlo coi fatti. Uno che si mette anche pubblicamente in discussione, che ci mette sempre la faccia a coprire colpe anche non proprie, che lavora e fa lavorare come pochi altri, che sa leggere molto bene le partite (e sul concetto, assai importante si tornerà a breve), che è stato capace anche col mastice di incollare e cementare un gruppo fatto di troppi solisti per creare quella che finalmente appare essere una Squadra compatta e determinata, che sta recuperando tre calciatori fondamentali (Fabinho, Taddei e Parigini), che ha lanciato alla grande due ragazzini (Drolè e Zebli) che probabilmente faranno fare il salto di qualità al Grifo, che (caso assai raro) è diventato parte integrante del popolo biancorosso. E non solo per aver vinto il Derby a Terni: un’autentica impresa per le premesse, la squadra avversaria (molto ben messa in campo e pericolosa: infatti è subito andata ad espugnare Latina dopo avere asfaltato il Bari) e l’ambiente che si è trovato a fronteggiare. Soprattutto per la sua corsa bella, spontanea, commovente a fine Derby con lancio della tuta al popolo biancorosso impazzito di gioia col Liberati ammutolito. Simili gesti gli allenatori professionisti non li fanno mai a stagione in corso: qualche rara volta lo fanno quando vincono i campionati o si salvano. Per trovare un gesto simile occorre tornare al Derby in C2 del 1987, con gol di Nofri sotto la Nord al 94’. Quando un Perugia poverello poverello, che rinasceva tra gli stenti dopo la doppia retrocessione conseguente allo scandalo scommesse dell’era Ghini, era sotto 1-0 al Curi ad opera di Vincenzo D’Amico, fiore all’occhiello di una Ternana ricca e sbruffona venuta al Curi per vendemmiare con al seguito quasi 10.000 tifosi a cui l’urlo di gioia è stato ricacciato in gola dal più improbabile tra gli interpreti in campo: Fabrizio Nofri da Monteluce, terzino dai piedi ruvidi e dal grande cuore che quella palla della disperazione, l’ultima, ce l’ha cacciata in rete con la forza e la voglia di ribadire di che pasta sono fatti i Perugini nei momenti difficili, quando qualche straniero pensa di venire a maramaldeggiare a casa nostra. In panchina sedeva un altro Perugino, Massimo Roscini detto Chiodo, ex bandiera del Grifo del tempo che fu, che al gol non esitò a scattare per tuffarsi letteralmente sopra Nofri e ad imbrattarsi di fango il meraviglioso loden blu che indossava, per girarsi poi ad esultare verso la Nord con le lacrime agli occhi. Poesia pura. Di chi ha e per chi ha il Grifo tatuato nell’anima. Lo stesso, identico brivido lungo la schiena e gli occhi un po’ più umidi ce li ha fatti riprovare a distanza di quasi trenta anni Mister Bisoli con la sua corsa. Grazie.
Torniamo a bomba. Si diceva della capacità di Mister Bisoli di saper leggere le partite. Ebbene da una sua pronta e sveglia lettura della partita contro il Cagliari non solo è arrivata la certezza di portarla in porto quella partita, al cospetto di una corazzata autentica ridotta praticamente all’impotenza. E’ arrivata probabilmente la scintilla giusta, il turbo da inserire nel motore per far cambiare finalmente il passo alla squadra anche in termini realizzativi. Attenzione perché il passaggio è importante. Il Grifo, col 4-2-3-1 stava tenendo testa al Cagliari grandi firme. Ma stava soffrendo. Fabinho e Spinazzola non ne avevano più e la luce della stellina Zebli da sola probabilmente non sarebbe bastata per cambiare l’inerzia della partita e provare addirittura a vincerla, perché in mezzo al campo eravamo in inferiorità numerica contro avversari assai dotati tecnicamente. E cosa si è inventato il Misterone? Il 4-3-3, con tre ragazzini e due ultra – trentacinquenni in campo contro la migliore squadra della serie B. Da queste colonne, in largo anticipo, avevamo caldeggiato a più riprese un esperimento simile, da rimandare a tempi migliori, nell’attesa del Fabinho che ricordavamo e di una classifica meno allarmante. Ed invece il Misterone ha tirato fuori dal cilindro il coniglio. Andatelo a rivedere tutti con attenzione il secondo tempo contro il Cagliari. Che aveva in campo il tridente composto da Melchiorri, Farias e Gianneti, mica Pippo, Pluto e Paperino al quale in quarantacinque minuti è stata lasciata la miseria di una conclusione dalla distanza di Gianneti finita di poco alta. Che aveva in mezzo al campo Di Gennaro, Dessena e Marco Ezio (almeno dalla mezzora), contrastati alla pari ed in più di un’occasione sovrastati da Taddei, Zebli e Della Rocca. Per ragioni di spazio rimandiamo ad una prossima occasione il discorso su Taddei e sul fenomenale Zebli, ma qualche parola la vogliamo spendere sulla prestazione da mezzala di Della Rocca. Andate a rivedere che tipo di partita ha giocato nel secondo tempo, che cosa ha fatto nell’area avversaria e che palla abbia servito a Volta per battere a rete. Il 4-3-3, oltre ad averci regalato un gioco fluido e avvolgente, capace di imporsi anche all’avversaria più titolata e tecnica che c’è nella categoria, ci ha consegnato finalmente un Parigini potenzialmente devastante se parte esterno a sinistra, oseremmo dire alla Insigne nuova maniera. E neanche riusciamo ad immaginare cosa potrebbe succedere con il migliore Fabinho con questo modulo spostato a destra o anche nel proprio ruolo naturale, con Drolè o Spinazzola dalla parte opposta a rifornire Ardemagni finalmente con la sola area di rigore avversaria da calpestare. O magari con un Guberti nel motore.
Insista, Mister, per piacere con questo 4-3-3. Ma lo faccia a ragion veduta anche a gara in corso. E vedrà che la classifica tornerà a vederla con soddisfazione già a metà novembre, altro che a fine dicembre. Per il momento elmetto in testa e ancora tutti in trincea che la classifica piange, ma con ben altra consapevolezza dei mezzi di questa ed in questa squadra. La sfida dell’Arechi che chiuderà il mini- ciclo terribile fa decisamente meno paura. Perché intorno al Perugia dopo il Derby e dopo il Cagliari è tornata una componente fondamentale che prima mancava. La fiducia.
Michele Antognoni – TifoGrifo.com