L’avvocato del diavolo
Scritto da Redazione il 08/10/2015I commenti post Trapani sono stati quasi unanimi nel decretare una bocciatura del gioco offerto dal Perugia e, con un salto logico troppo azzardato, delle ambizioni che è lecito nutrire per la presente stagione.
L’analisi non ci trova affatto d’accordo. Premesso che nel post Crotone eravamo stati tra i primi a denunciare che sino a quel momento il Perugia non avesse idea di come si sviluppasse il gioco offensivo, l’analisi è stata rivista alla luce delle prestazioni offerte a La Spezia e contro il Cesena e va vieppiù confermata dopo Trapani.
Sgomberiamo il campo dagli equivoci: Cosmi nel post partita ha detto che da tifoso il Perugia non gli è piaciuto e che sarebbe preoccupato – sempre da tifoso – se fosse piaciuto a qualcuno. Ma un conto è piacere per soddisfare un puro gusto e desiderio estetico, un altro è invece convincere. Ed il Perugia di Trapani ci ha convinto in pieno. La tattica di Bisoli è stata praticamente perfetta per affrontare un’avversaria come il Trapani a casa propria. Non dimentichiamo che il Trapani, insieme al Vicenza, è ancora l’unica squadra imbattuta e che tra le mura amiche aveva sino a quel momento tritato tutte le avversarie, perché fa del ritmo e della giocata in velocità a palla a terra negli spazi o nell’imbucata su calcio piazzato le sue armi migliori. Se affronta un avversario che difende alto o che non è molto dotato nel difendere su calcio piazzato il Trapani, almeno al Polisportivo Provinciale, vince. Ed infatti quel volpone di Serse in settimana aveva detto che si aspettava un Perugia garibaldino dopo Cesena, un Grifo che sarebbe sceso in Sicilia a fare la partita, nella speranza che Bisoli abboccasse. Ma Bisoli, che è navigato e soprattutto un ottimo stratega, non gli ha prestato il fianco, si è chiuso bene bene nella propria metà campo lasciando al Trapani solo una conclusione dalla distanza con Coronado ed il calcio piazzato dal quale è scaturito il gol giustamente annullato a Scognamiglio. L’occasionissima ad inizio ripresa capitata sui piedi di Ciaramitaro non la contiamo poiché dovuta ad un errore grossolano di posizionamento di Alhassan che tanto bravo a difendere non è (ed infatti Cosmi ha cercato in tutti i modi lo sfondamento da quella parte proponendo una superiorità numerica rivelatasi sterile con Coronado, Ciaramitaro e finanche Fazio a spingere proprio lì, laddove invece non ha sfondato nemmeno a sinistra con la sua catena migliore costituita da Rizzato, Barillà ed uno a turno tra Citro e Torregrossa). Risultato? Che il Trapani si è molto stancato e non ha mai preso ritmo, né campo. Ed aveva il migliore attacco del torneo: scusate se è poco. Mentre il Grifo le sue giocate in ripartenza o le sue situazioni pericolose le ha proposte, pur se più rarefatte e meno copiose rispetto alla gara interna col Cesena, ma questo anche e soprattutto in ragione delle ridotte dimensioni del terreno di gioco, dettaglio tutt’altro che da trascurare. Perché un conto è mettere sotto pressione un avversario in casa propria su un terreno di ridotte dimensioni che non consente tanto agevolmente ai vari Lanzafame e Drolè (per non parlare di Zapata neanche pervenuto) di esaltarsi nella loro qualità migliore (il dribbling) e servire lo sconsolato Ardemagni o tentare la sortita diretta a rete, ben altro conto è fare questo tipo di giocate su un terreno molto più largo come quello del Curi.
Non c’è di che esaltarsi, ma nemmeno di che preoccuparsi, né di essere pessimisti. In troppi trascurano il dato fondamentale, la caratteristica vincente del Perugia. A questa squadra è estremamente difficile segnare. Ha preso solamente tre gol di cui uno in fuorigioco e con difesa schierata altissima (cosa che non si ripeterà più conoscendo il mister), un altro su rigore dubbio procurato dall’ingenuità combinata di Mancini e Fabinho ed un altro ancora su prodezza balistica di Brezovec. E se invece pali, arbitri e qualche giocata offensiva sviluppata meglio (e sulle quali molto c’è da lavorare per migliorare) ci dovessero consentire di passare in vantaggio la musica cambierebbe e di parecchio al cospetto di qualunque avversario, perché ben difficilmente – come scrivemmo in occasione del primo approfondimento stagionale – il Perugia si farebbe recuperare.
Cosa c’è da fare per cominciare a vincere? Intanto continuare a non subire reti. Poi sicuramente da insistere nella certezza del modulo 4-2-3-1, migliorando e variando il tipo di giocata in fase offensiva per mettere con più costanza Ardemagni nella condizione di battere a rete, privilegiando quindi cross dal fondo, oppure provare al posto di Ardemagni Parigini che in quel ruolo potrebbe esaltare il gioco di rimessa soprattutto fuori casa. Altra soluzione da sperimentare, col rientro di Fabinho e nell’attesa di Guberti, potrebbe essere un 4-3-3 con l’ottima coppia centrale Volta Belmonte e due terzini di spinta (Del Prete e Alhassan) capaci di creare la superiorità numerica in fase di possesso palla. Della Rocca a dettare i tempi con ai fianchi Rizzo e Spinazzola in grado anche di inserirsi da dietro e puntare a rete. Davanti con Ardemagni terminale offensivo con l’intera area di rigore a disposizione, con Fabinho a sinistra nel suo ruolo naturale a rifornirlo e Drolè a destra (da migliorare per lui il fondamentale del tiro). Niente male per davvero. Quanto scommettiamo che il problema del gol sarà poi solo un lontano ricordo?
Michele ANTOGNONI-TifoGrifo.com