L’avvocato del diavolo
Scritto da Redazione il 21/09/2015Wikidonca è un altro straordinario esempio di genio perugino. Per chi ancora non lo sapesse, è la versione nel nostro dialetto della più celebre e vasta enciclopedia on-line: Wikipedia. E’ uno spasso: andate a visitarla. E’ ricca di modi dire (locuzioni) e di parole (sostantivi). Tra questi ultimi, uno (declinato al plurale) è di particolare interesse e attualità per Mister Bisoli, per le alte sfere societarie e per i tifosi tutti del Grifo: tribbli. I tribbli sono le sofferenze, le tribolazioni, i patimenti. Quelli che ci è toccato di sorbettare nel secondo tempo contro il Crotone e quelli che ci attenderanno da qui alla fine del campionato per salvare la categoria se non verranno apportati da parte del mister e della società gli adeguati, indispensabili correttivi.
I tribbli.
Partiamo dal secondo tempo della partita contro il Crotone, altro che partire dal primo tempo come invocato da tuttti i protagonisti al termine della gara. Per ripescare un Perugia tanto brutto quanto quello “ammirato” nei secondi quarantacinque minuti di gioco bisogna addirittura tornare al Perugia pre – Gaucci del povero Ferruccio Mazzola, quello dei Mirisola e dei Perinelli, altro che ansia da prestazione e da vittoria. Quel Perugia era talmente brutto, depresso e deprimente che ad un cero punto, ad uno dei pochissimi e pazientissimi tifosi superstite sugli spalti altro non rimase che esclamare “Mazzola! Sei solo una brava persona”: mirabile espressione dell’impotenza mite e arrendevole di chi sa che la creatura amata non potrà mai darle di più e nonostante ciò le rimane accanto e continua a volerle bene, nello strazio di chi vorrebbe darle di più ma non può. Lo stesso identico concetto espresso in “Vedrai” da Luigi Tenco, “suicidato” di lì a un paio d’anni, anche per avere espresso questo concetto, a Sanremo sul finire degli anni sessanta, in piena Guerra Fredda.
Il Perugia del secondo tempo contro il Crotone ci ha detto che possiede una straordinaria dote che le tornerà tanto utile (cioè che sa difendere molto bene contro qualunque avversario), un condizione fisica che la fa arrancare quando gli altri corrono (e questo alla terza di campionato è ancora positivo e – non a caso – Mister Bisoli che evidentemente ha impostato una preparazione sull’intensità nel medio e lungo periodo, dice che a dicembre sentiremo parlare di questa squadra) ed un’altra caratteristica semplicemente spaventosa: il Perugia non è che faccia meno bene della fase difensiva quella offensiva: quest’ultima non sa nemmeno dove stia di casa. Ribadiamo un concetto già espresso: a questo Perugia, se passa in vantaggio, difficilmente si potrà pareggiare. E questa – credeteci – sarà una grande risorsa contro avversarie prestigiose (come le prossime due), che tenteranno di imporre il loro gioco, si scopriranno e di rimessa (o su calcio piazzato) potranno essere infilate. Ma ribadiamo un concetto altrettanto importante e purtroppo – temiamo – difficilmente emendabile nel breve – medio periodo: se a passare in svantaggio è il Perugia, o se il Perugia avrà come contro il Crotone la necessità di sbloccarla la partita, saranno guai seri, non si andrà tanto facilmente “duelle”, sempre per dirla con Wikidonca. Perché se la condizione consente di sopperire a lacune strutturali, creando con l’intensità del ritmo impresso alla gara ed imposto agli avversari i presupposti per creare pericoli alla porta avversaria, quando la fatica come sabato comincia a farsi sentire è notte fonda. Un po’ perché in campo non c’è nessuno in grado di ragionare, far ragionare e far girare la squadra. Ed un po’ anche perché non si ha la più pallida idea di come sviluppare la fase offensiva in condizioni di difficoltà e senza avere spazi a disposizione. Il discorso sarebbe troppo lungo e ci limitiamo quindi ad un esempio banale. Bisoli ha detto – riprendendo un vecchio concetto espresso da Niels Liedholm – che in dieci si difende meglio. Ed è per questo che secondo lui il Crotone non ha corso il minimo pericolo. Forse un fondo di verità ci sarà pure in questa teoria, perché mettendo dieci giocatori su dieci dietro la linea della palla è difficile trovare spazi, ma se la superiorità numerica in undici contro dieci non la sai creare e gli spazi anziché cercarli e aggredirli li vai ad intasare, affoghi. Contro un avversario che difende in dieci è un delitto capitale lasciare quattro difensori contro un solo attaccante ed occupare tutti gli spazi per fare male, che invece andrebbero lasciati liberi, con due punte e due esterni (Parigini e Lanzafame o Drolè) che agiscono sulla linea delle punte e oltretutto non vanno mai sul fondo per crossare e sfruttare la potenza di Ardemagni dentro l’area. Soprattutto perché per vie centrali, col palleggio nello stretto non si hanno calciatori tecnici, capaci di fare l’uno – due con le punte ed entrare puntando dritto a rete (Della Rocca a parte, lontano decenni luce da una condizione accettabile, per non parlare dei desaparecidos Filipe e Taddei, gli unici là in mezzo in grado di dare del “tu” al pallone). Molto più logico sarebbe risultato contro il Crotone arroccato togliere un difensore esterno (Rossi), arretrare Spinazzola che avrebbe garantito spinta su quella fascia e superiorità numerica, cambiare subito l’inguardabile Lanzafame e mettere immediatamente Drolè, (l’unico ad aver creato un serio pericolo al Crotone) larghissimo sulla fascia per aprire varchi nel fortino pitagorico e crossare per Ardemagni o Di Carmine e lasciare lo spocchioso ed indisponente Parigini in panca a rimirarsi i nuovi tatuaggi che ornano le proprie membra. Piccolo inciso su Di Carmine. Sembra la fotocopia di Stefano Guidoni. Chi era costui, si domanderanno i più giovani? Una buona spalla per Tovalieri, il Cobra che nel 1998 fece piangere per mootivi opposti a Reggio Emilia tutta Perugia e tutta Torino. Tanto impegno, movimenti giusti da seconda punta, ma anche tanta confusione sotto porta quando sovente veniva mandato a quel paese dal Cobra proprio perché gli andava a pestare i piedi. Ricordo una sola partita meravigliosa di Guidoni: quella in casa vinta contro il Torino a due giornate dal termine (e Comotto se la ricorderà per sempre, perché in quella gara segnò ma perse con Materazzi che asfaltava coi tacchetti il torace di Lentini), in cui segnò addirittura due meravigliose reti entrambe annullate. Auguriamo a Di Carmine miglior sorte.
Questa squadra ha un imperativo urgente: trovare soluzioni di gioco per attaccare l’avversario.
Che le cerchi e le trovi in fretta Mister Bisoli, nella tranquillità dello spogliatoio. Tranquillità da preservare e fortificare chiudendone le porte a doppia mandata, come sinora encomiabilmente ha fatto, non solo per evitare che vi entrino i malumori ed i mugugni dei tifosi e degli opinionisti o che spifferi all’esterno qualche parola di troppo, ma anche che vi entrino i malumori ed i suggerimenti di qualche dirigente non facili da digerire e contro il quale sarà pure sacrosanto non ammettere o consentire interferenze di sorta.
A patto che sia cosciente e consapevole che mettersi di traverso a quel dirigente, a torto o a ragione, è esercizio straordinariamente pericoloso, soprattutto se i risultati (per non parlare del gioco) dovessero continuare a latitare.
Michele Antognoni – TifoGrifo.com