L’avvocato del diavolo
Scritto da Redazione il 13/01/2016L’interminabile pausa invernale del campionato, concomitante con la riapertura ufficiale del mercato dei trasferimenti (nel quale vengono spesso fatte troppe operazioni rispetto alle reali necessità), rischia di appannare ricordi, valutazioni e idee circa il percorso compiuto e di far vedere sfocata la prospettiva di quello che ci attenderà. Proviamo a non farci distrarre.
Il campionato appena concluso (perché di questo si tratta e non anche di un semplice giro di boa, talmente tanto trasformate e rinforzate saranno le squadre a mercato chiuso e talmente tante le partite da giocare) ci ha consegnato alcune certezze ed altrettante prospettive dalle quali ripartire per fare bene sino al termine della stagione.
Prima certezza: Bisoli. Non è aria fritta: chi se lo fosse dimenticato sarà bene che ricordi come fosse stato messo sulla graticola il Misterone prima di Terni e dopo Ascoli, tant’è che addirittura erano circolati i nomi di suoi possibili (ed in alcuni momenti, probabili) successori sulla panchina del Grifo (C. e N.: per decenza indichiamo solo le iniziali). Ora che finalmente tutti concordano con chi (come chi scrive) già con molto anticipo aveva ritenuto Bisoli un grande allenatore, le cose non potranno che migliorare. Al termine della passata stagione e prima dello sciagurato play off contro il Pescara, avevamo scritto che per il Perugia Camplone fosse stato un valore aggiunto in termini di almeno dieci punti in classifica. E questo perché Camplone si era trovato ad allenare una rosa completamente rivoluzionata in estate e ad allenarla in una categoria abissalmente superiore rispetto alla lega pro, una rosa oltretutto largamente incompleta e contraddittoria, perché accanto ad ottimi giocatori (Fossati, Verre, Del Prete, Goldaniga, Falcinelli) è stato costretto a far convivere autentiche meteore (Rabusic, Perea, Vinicius) ad altri elementi che hanno reso molto al di sotto delle aspettative (Taddei, Provedel, Giacomazzi), senza valide alternative tanto in difesa quanto in mediana e soprattutto senza un centravanti di peso e da doppia cifra. E se in determinati frangenti in cui tra infortuni e squalifiche si faticava ad arrivare ad undici la barca non è andata alla deriva lo si deve esclusivamente al tecnico abruzzese, che ha fatto quadrato con un modulo non tanto spettacolare ma redditizio (il 3-5-2), andandosi letteralmente ad inventare i ragazzini Fazi mezzala e addirittura Parigini (a Catania) quinto di centrocampo, quando anche ai sassi era evidente che la rosa era troppo ristretta e male assortita. E Camplone ha rischiato pure seriamente la panchina in almeno due circostanze: prima della sfida interna contro il Cittadella e dopo la disfatta di Vicenza. Tenuta botta e fatti entrare in condizione ed integrare bene i corposi ed azzeccati innesti di gennaio, il Grifo è volato. Lo stesso, quasi identico destino è toccato in sorte a Bisoli quest’anno. Ed anche per lui vale il medesimo discorso fatto per Camplone: è grazie a lui che oggi in classifica ci sono 30 punti ed una partita da recuperare, ossia sui dieci punti in più. Ci domandiamo: di cosa staremmo adesso a commentare se il misterone di Porretta Terme non si fosse messo in discussione con invidiabile umiltà passando al 4-3-3, non avesse dimostrato non dico di avere coraggio, ma di avere due palle di titanio per avere inventato Spinazzola terzino, Zebli e Drole dal nulla, di avere ripescato Taddei e rivitalizzato Parigini (con Lanzafame e Fabinho è stata impresa improba anche per lui) ed aver fatto diventare una Squadra i troppi solisti a disposizione? Senza dimenticare – come già detto – che anche Bisoli ha rischiato seriamente di non mangiare il panettone.
Seconda certezza: il Presidente e le sue ambizioni. Non ci stancheremo mai di ringraziarlo abbastanza per tutto ciò che ha fatto e continua a fare per il Perugia e per Perugia: la sua presenza, il suo pragmatismo, il suo carisma, le sue capacità, la sua passione e la sua ambizione sono garanzie granitiche e assolute per un futuro roseo, che altrove (Lanciano e Cesena, solo per fare due esempi) se lo sognano. Confidiamo oltre che nella sua lungimiranza nello scegliere gli allenatori, anche e soprattutto nella sua ambizione. Perché sarà quella a portarci lontano. Nella passata stagione è stata l’ambizione del Presidente di voler raggiungere i play off a rinforzare vigorosamente la squadra a gennaio e di conseguenza a farci raggiungere gli spareggi che solo per la sciagurata gestione di Camplone della gara contro il Pescara e di qualche interprete completamente fuori fase in quella maledetta partita di fine maggio, non hanno avuto un esito diverso da quello a cui probabilmente il Grifo era legittimamente destinato a detta di molti.
Sarà la stessa ambizione del Presidente a portarci anche quest’anno a quel traguardo confidando, però, ragionevolmente in un esito finale molto diverso. Intendiamoci subito: quest’anno sarà molto più difficile che nella passata stagione centrare l’obiettivo dei play off e soprattutto centrarlo evitando il settimo e l’ottavo posto. Cagliari e Crotone non molleranno di mezzo centimetro, né è ragionevole attendersi loro crolli o flessioni di sorta, il Bari con Camplone in panchina si candida di diritto alla promozione diretta. Appena un gradino più sotto, il Novara di cui sappiamo bene di quale pasta sia fatto ed il Pescara. E da queste due squadre è lecito attendersi anche un mercato di riparazione importante. Il Brescia sembra una realtà consolidata e spumeggiante, l’Avellino si è ripreso alla grande ed il Vicenza sta già facendo le fiaccole in entrata. Senza dimenticare l’attardato Spezia del ricchissimo presidente Volpi con Di Carlo in panchina (che può permettersi di fare dieci guerre, figurarsi un mercato importante di riparazione) ed il Cesena. La concorrenza, quindi, sarà agguerritissima. Ma il Perugia c’è e ci sarà per diverse ragioni.
In primo luogo, perché pur con tutte le tribolazioni passate nel campionato d’andata il Perugia è stato messo sotto solamente da una squadra: dal Lanciano. E quello dopo Lanciano è stato tutto un altro Perugia. Solido (ma lo era pure prima), soprattutto incisivo ed a tratti spumeggiante. Con una identità di gioco ben precisa, chiamata 4-3-3.
In secondo luogo, perché il Grifo uscirà da questo mercato di riparazione molto rinforzato e addirittura più forte di quello della passata stagione che ha terminato a 66 punti. Anzitutto perché in società sanno molto bene che per sperare di arrivare ai play off da protagonisti e provare ad arrivare sino in fondo occorrono rinforzi che siano in grado di fare la differenza in ogni reparto, con rincalzi all’altezza delle prime scelte. Il primo rinforzo (Guberti) non ha nulla a che vedere con questa categoria: bisognerà però testarne la resa agonistica dopo la interminabile inattività. Poi perché coi soldi risparmiati da ingaggi pesanti che non ci sono più (Camplone ed il suo staff, Filipe, forse Taddei) sarà possibile avvicinarsi a quello che serve davvero con argomenti convincenti. In terzo luogo, perché in società sanno alla perfezione come e dove muoversi per rinforzare questa squadra. Ed hanno le idee chiarissime. Anzitutto, via libera a chi non vuole più restare e non ha reso in base alle aspettative (Lanzafame e magari Fabinho), poi in uscita anche chi non è di proprietà e per un motivo o l’altro non ha reso (Mancini, Salifu e forse Rossi), rischiando di togliere spazio a giovani di proprietà con le stesse caratteristiche (Joss), in ultimo in uscita ipotetica solo chi potrebbe avere richieste ed offerte irrinunciabili, tipo Del Prete lo scorso anno e coi denari incassati dare l’assalto a qualche big.
Già, ed in entrata cosa serve per davvero? Un centrale difensivo all’altezza di Volta e Belmonte anzitutto. Un terzino di spinta e copertura possibilmente destro per far rifiatare Del Prete (a sinistra si confida in Alhassan come rincalzo a Spinazzola). Un centrale di centrocampo di esperienza, sostanza e piedi buoni: la casella della mezzala tecnica dall’inserimento centrale e dal gol facile è stata riempita (si spera) da Guberti. Una punta centrale da almeno 10 gol da alternare ad Ardemagni (sarebbe un errore colossale cederlo: chi ha attaccanti che segnano ha il dovere di tenerseli stretti) ed un esterno destro d’attacco che faccia gol. Questo serve.
Se il Perugia riuscirà a centrare questi colpi con calciatori di prima fascia, nessun traguardo sarà precluso. Nomi da suggerire? Nessuno. Goretti in questo non ha bisogno di nessun consiglio. Anzi forse di uno sì. Che ascolti chi gli ha suggerito Bisoli. Perché se è vero che nella rosa attuale Bisoli abbia espressamente consigliato l’acquisto nominativo di due soli giocatori (Rosati e Volta), sarà il caso di rivolgersi a lui per i consigli per gli acquisti.
Michele Antognoni