La falange biancorossa
Scritto da Redazione il 30/09/2014Il Perugia è un blocco monolitico, una falange pronta a combattere con la forza delle proprie idee, ad ogni nuova partita ne abbiamo la conferma.
Il primo tempo di sabato, di grande equilibrio, è stato un ribattere colpo su colpo ad un Brescia che è squadra di categoria ma che, differentemente da molte altre compagini della cadetteria, sa giocare a calcio e l’ha dimostrato anche al Curi.
Nel secondo tempo, come uso e costume, il Grifo è cresciuto ed ha spiegato le ali, facendo valere la migliore condizione atletica (d’altronde se noi abbiamo Verre e loro il panzuto Ruben Oliveira è chiaro che alla fine noi si corre di più, specie col passare dei minuti) fino a giungere al vantaggio. Va anche detto che al Brescia è stato annullato un gol per un fuorigioco millimetrico, tanto per essere onesti e dire che in questo momento anche gli episodi non ci vanno contro, però la sostanza non cambia ed anzi si conferma: come con Bologna e Catania, ed in parte anche col Vicenza (gol del pareggio) ed a Modena (occasioni nei minuti finali), quando si entra negli ultimi venti minuti il Grifo si esalta.
Ripensavo a qualche match dell’anno della rincorsa all’Avellino, febbraio-marzo 2013. Allora la squadra di Camplone appena iniziava la partita prendeva a correre fino a che c’era birra in corpo poi, quando le energie erano era agli sgoccioli, si cercava di sfangarla in qualche modo. Parlavo, all’epoca, di un lavoro da fare sulla distribuzione dello sforzo lungo l’arco della partita.
Uno dei pregi di avere continuità nella guida tecnica è proprio quello di poter lavorare su quegli aspetti che mano a mano si impongono all’attenzione e che solo con una continuità riesci ad evidenziare e modificare. E qui, ancora, va dato risalto al lavoro portato avanti in questi anno dallo staff tecnico. Il Grifo, fatti salvi i tre tenori (Comotto, Giacomazzi e Taddei, che peraltro è quello che corre più di tutti), ha una squadra molto giovane, quindi aver fiato è un fatto quasi naturale, ma oltre a caratteristiche prettamente fisiche, quello che colpisce è proprio come il Grifo riesca a dosare le energie riuscendo a mantenere alto il livello della prestazione nel corso della gara. Un po’ come quei motociclisti che stampano il giro record alla fine, un po’ come quei ciclisti in fuga che tengono un 2 o 3% di margine per incrementare la velocità negli ultimi chilometri, quando il gruppo sai che farà il suo forcing per rientrare e cercare la volata.
I numeri, come al solito, non mentono: il Grifo del primo tempo è squadra di centro classifica, avendo messo insieme come risultati parziali al 45esimo 4 pareggi, una vittoria ed una sconfitta. Fa un po’ impressione vedere come comandino questa graduatoria il deludente Catania, ultimo nella classifica dei secondi tempi, ed una squadra rossoverde… di cui non mi riesce di scrivere il nome.
Nelle seconde metà delle partite, invece, è il Grifo che guida con sedici punti su diciotto: gli unici mancanti sono quelli negati dal Modena, che non a caso se valessero soltanto i risultati dei secondi 45 minuti di gioco sarebbe in zona promozione.
Questi numeri non vogliono dire, chiaramente, che il Grifo nel primo tempo è da buttare mentre nel secondo tempo cambia totalmente pelle: è vero però che il Perugia, differentemente da altre squadre, riesce a gestirsi, a garantire una grande continuità di prestazione nei 90 minuti, e se per un tempo gli avversari reggono, alla fine “l’essere squadra” del Grifo emerge ed è fattore fondamentale che conduce al risultato di avere una classifica con il Perugia davanti e dietro tutto il resto.
Nonostante gli uomini contati a centrocampo, Verre, Taddei e Fazzi si sono disimpegnati bene ed anche se un po’ di brillantezza (a dire il vero nei giovani, più che nel maratoneta Taddei) è mancata, ciò che si è visto in campo è stato il solito encomiabile lavoro che tutti e tre hanno prodotto, tanto che alla fine Camplone si è potuto permettere anche di sostituire Fazzi e mettere in campo la terza punta, per cercare (e trovare) la vittoria. Piccolo particolare: Fazzi l’anno scorso era in primavera, Verre a Palermo ha giocato part- time e Taddei pure. Quindi: chapeau.
Un dieci righe a parte penso le meriti Caracciolo e la ricerca dell’attaccante che questa estate aveva lasciato un po’ d’amaro in bocca a qualcuno. Quella delle vedove da bomber è una categoria sempre nutrita: basta uno zero a zero e tutti si sbizzarriscono in un “eh, se c’era …”, nominando poi giocatori fuori categoria, fuori rosa (e per fortuna che i problemi che erano sorti con Mazzeo si sono risolti) o… fuori vita agonistica (un lamentoso da antologia, ed anche al Curi se ne trovano, sarebbe capace di ricercare ancora un Darione Hubner, per dire). Ecco.
Sabato Caracciolo ha preso una quantità enorme di punizioni a favore (non sempre chiare) senza però essere al centro del gioco, senza dare l’idea di “giocare per la squadra” (che sarà un termine un po’ abusato e vago, ma rende l’idea). Poi nella singola occasione da gol, ad oggi, è forse meglio avere lui che un nostro attaccante, è vero, ma nei 90 minuti è meglio avere il giocatore che nella singola occasione ha una maggior percentuale di realizzazione o quello che ti gioca ogni minuto ad alto livello, ti sfianca la difesa, aiuta gli inserimenti dei compagni, rende difficile la partenza dell’azione avversaria? Tra un attaccante che segna 10-15 gol e lavora con e per la squadra ed uno che segna 15-20 reti lasciando per buona parte della partita i compagni in dieci, io (penso si sia capito) prendo il primo, senza incertezze.
Il Grifo è una azienda dove tutti si aiutano, un gruppo, un blocco monolitico, come ho detto all’inizio, un insieme di api che stordiscono col loro ronzio l’avversario di turno. Pur tenendo conto dell’ispirazione Galeoniana di Camplone, in alcuni frangenti il Grifo di oggi ricorda molto come impostazione la squadra di Cosmi e Gaucci, anche nelle scelte di mercato. Ho parlato dei tre di centrocampo, ma se dovessimo dire di Del Prete o Crescenzi sulle fasce, di Rabusic o Falcinelli davanti, dovremmo dire cose simili. E non sarebbe giusto negare un plauso ad un reparto arretrato che ha lasciato le briciole agli avanti del Brescia né mettere in secondo piano l’esordio di un giocatore, Perea, che sarà fondamentale per il Grifo, dato che metterà in mostra, una volta assorbito completamente l’infortunio, doti difficili da trovare in un campo di B.
Il Perugia vola ancora, ma siamo solo all’inizio: sognare si può, ma coi piedi ben piantati a terra, sapendo che ciò che sta accadendo è qualcosa di fantastico ma consapevoli che i momenti difficili arriveranno, e ci dovranno trovare vicini e compatti, dalla società alla squadra, dallo staff tecnico al pubblico. Perché il calcio è un romanzo continuo in grado di rigenerarsi ogni volta, capace ogni giorno di trovare un interprete che ne possa scrivere pagine nuove. Per questo siamo là tutti i sabati, tutti i martedì, tutti i giorni in cui si gioca, ogni maledetta volta che i calendari scandiscono, a vedere quelle magliette rosse e quello stemma che la squadra sta portando con orgoglio sui campi della Serie B.
In alto i cuori e sotto con lo Spezia, da affrontare con la solita mentalità. Forza Grifo!
Federico Basigli