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Io sarei ottimista (poi fate voi)

Scritto da il 27/11/2018

Dopo tre vittorie consecutive, lo stop di Benevento ci poteva anche stare: andare sul terreno di gioco di una formazione tra le prime tre, a mio avviso, a livello di organico, giocarsela alla pari e perdere per un episodio (e per episodio mi riferisco al rosso, non il gol di Bandinelli) non può giustificare commenti eccessivamente negativi. A maggior ragione quando il risultato viene inficiato in maniera decisiva da una delle espulsioni più ridicole che abbia mai visto in vita mia, coi giocatori del Benevento che si erano incazzati perché l’arbitro aveva fermato il gioco,  probabilmente pensando non fosse nemmeno un fallo da ammonizione, figurati.

Non penso sarebbe corretto, quindi, partire nell’analisi della partita senza citare il turning point del match, il rosso, appunto, a Falasco.

Perché se gli ultimi 20 minuti sono stati di sofferenza pura, cercando di mantenere il pareggio (anche se verso la fine Melchiorri era riuscito anche a sfiorare il corpo della vittoria, a testimoniare il fatto che Benevento viveva uno stato di profonda confusione), il Grifo, dopo il primo quarto d’ora, ha dimostrato di poter tenere in mano il match, giostrando il ritmo del gioco e controllando il possesso palla senza alcun timore, a volte eccedendo, anzi, nel voler costruire dal basso, che comunque a volte tirare la palla per aria per cinque o sei secondi per parlarne poi quando ricade nella metà campo avversaria non sarebbe mica peccato mortale.

Il Grifo, insomma, sembra aver già cristallizzato una impostazione che, partendo dal portiere (per inciso, Gabriel su Asensio ha fatto una parata fantascientifica e sul secondo gol a mio avviso non ha alcuna colpa) lo porta a cercare il gioco sempre e comunque, nonostante alcuni pezzi dello scacchiere non siano propriamente portati verso questo tipo di gioco ( il difetto è piuttosto evidente guardando gli esterni bassi). Il che è sintomo di personalità, ma mettiamo anche un promemoria per ricordarci di non superare il confine dell’autolesionismo, please.

Sottotono rispetto al suo potenziale mi è sembrato invece Luca Vido. Piuttosto nervoso, forse per i gol che non vengono come all’inizio, ha cercato spesso la giocata ad effetto a scapito di soluzioni più funzionali al gioco di squadra.

Per carità, Vido ha poco più di vent’anni e viene a Perugia per completare un percorso di crescita che, probabilmente, lo restituirà tra poco nella serie superiore, però è importante è che, prendendo spunto da quell’esempio di professionalità che è Melchiorri, Vido sappia iniziare a capire quando è il momento di giocare semplice e quando è invece utile la giocata più ad effetto.

Vido ha tecnica, qualità e cazzimma. Deve imparare a dosare meglio il mix che Madre Natura gli ha dato in dote.

Altri problemi: forse poco affiatamento della coppia centrale di difesa, che sconta comunque anche le difficoltà dei compagni di reparto, ed una gestione fisica della partita da limare, che se Benevento data l’espulsione fa poco testo, la partita col Crotone qualche dubbio rispetto alla difficoltà ad arrivare al 90esimo a pieno regime lo aveva messo.

Un cenno sugli gli ex e con le polemiche nate dai loro comportamenti.

Chi vi scrive è consapevole che per un calciatore correre dietro ad un pallone è una professione, e quindi alcuni atteggiamenti, come il non esultare quando si segna il gol dell’ex, li ho sempre visti più come paraculaggine che come reale rispetto, che penso un giocatore possa mostrare anche in maniera diversa e spesso invisibile per me che sto sugli spalti e non vivo la quotidianità di quel gruppo.

Dopodiché, anche se poi trovare il punto di confine non è mai semplice, alcuni comportamenti trascendono in maniera piuttosto chiara il lecito slancio emotivo.

Ad esempio sabato non mi ha fatto particolarmente incazzare il Bandinelli che ha esultato dopo un suo gol al novantesimo: Bandinelli è stato in prestito qui per un anno, per lui evidentemente il Perugia e Perugia sono stati un passaggio, che non possa sentire quello che sento io verso quella maglia è normale, per certi versi anche logico, ed il particolare momento in cui lui stesso ha segnato penso che ti metta in pausa il cervello.

Fondamentalmente le due reazioni meno simpatiche, a mio avviso, sono state quelle dell’ex capitano, Volta, e del tecnico Bucchi.

Il mister è nato calciatore a Perugia, ed è stato ripescato ad alti livelli come allenatore sempre dal Grifo dopo una esperienza a Pescara che poteva marchiarlo a vita (un punto in 11 partite, media punti 0,09). Sentire affermazioni come quelle che ha fatto in sala stampa penso sia stato uno spettacolo piuttosto povero, in cui ha perso sotto tutti i punti di vista. Infatti, se da un lato ritengo siano state rilasciate per evidenziare il lavoro da lui fatto a Benevento (per dimostrare come, secondo lui, lo spettro dell’esonero fosse profondamente ingiusto), dall’altro hanno ottenuto l’effetto contrario, perché quelle parole erano evidentemente non veritiere, tanto da esporlo al ridicolo, come fosse un Bisoli più telegenico.

Posto che secondo me a Perugia Bucchi ha fatto bene (playoff a parte, chiaramente), a mio avviso ciò che va a scapito dell’allenatore è l’ambizione: non ha mai fatto più di un anno nella stessa società, Bucchi, che sembra quel giocatore di qualche gioco manageriale che cambia ogni anno squadra per cercare il salto in avanti qui ed ora a scapito di progetti ed accordi.

Volta invece è stato per anni qua, in teoria per il tempo necessario per rappresentare se non una bandiera almeno un punto di riferimento per il Grifo. Se ne è andato invece con un rapporto sfilacciato ed un livore che nella sua testa avrà qualche motivo, ma che forse poteva essere tenuto ad un livello più basso, sabato, non tanto per la sopracitata paraculaggine ma per una questione di rispetto. L’uomo non ci fa una gran figura, ma forse la sorpresa – dopo lo scorso anno – è stata relativa. Che poi, alla fin fine, per quanto me ne importa…

Chiudiamo con le cose serie, va.

Il Grifo è ora nella pancia del gruppo, con un calendario di dicembre che proporrà sei partite (le prime tre una a settimana e le altre tre tutte in una settimana) prima della ulteriore sosta di tre settimane. Se il Palermo – un’altra delle tre migliori rose della cadetteria, è evidente – si è avvantaggiato di qualche punto, pur avendo vicende societarie alquanto chiacchierate, dalla seconda fino al Venezia ci sono 12 squadre in 8 punti, con Pescara e Lecce, seconda e terza, con una partita in più della maggior parte delle inseguitrici. La classica tonnara, insomma.

La B è questa, e compito del Grifo sarà tenersi nel gruppo, cercando da qui alla fine del girone di andata di guadagnare qualche posizione, se possibile, in attesa di quei 4-5 acquisti che possano completare lo scacchiere e rendere compiuto il progetto tecnico e societario.

Arrivare a quota 46/48 e poi provare a giocarsi obiettivi importanti contro squadre che spesso competono con qualche jolly nel taschino.

Opinione personale: penso si possa essere orgogliosi di questa squadra e di questa società.

Forza Grifo!

Federico Basili – TifoGrifo.com

Scritto da
il 27/11/2018.
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