Incontro ravvicinato con Riccardo Gaucci. Quel sorriso degli occhi che mette fuori causa gli avversari.
Scritto da Raffaele Garinella il 12/10/2018
È proprio vero, “certe luci non puoi spegnerle”, come quelle che riguardano i Gaucci, Luciano, o Lucianone scegliete voi, un uragano, certo, ma passionale, generoso, altruista e tanto altro ancora; e poi Riccardo, nato sotto il segno del sagittario, e questo spiega perché sia un cercatore assetato di conoscenza, persona di ampie vedute, ed anche per questo ancora tanto amato a Perugia.
Dici Gaucci e pensi alla rovesciata di Nakata, alle discese forsennate di Rapajc, tanto genio e sregolatezza, al tremendismo di Olive, alla tenacia di Tedesco, alle accelerazioni di Ze Maria e Grosso, al rigore del “Cobra” Tovalieri a Reggio Emilia.
Un Perugia come quello dei Gaucci non ci sarà mai più, ce ne saranno altri, ma solo il tempo stabilirà se altrettanto forti ed entusiasmanti.
Riccardo Gaucci, da buon sagittario, è un arciere pronto a scagliare frecce, mai per offendere, solo per difendersi dalle accuse più infime, dalle ingiustizie più grandi rimaste impresse sulla sua pelle e su quella di Alessandro e Luciano.
Riccardo adopera il verbo attaccare solo per ricordare le sue imprese calcistiche quando con la Primavera di Gattuso e Testini andò all’assalto del Parma, trafitto sul verde prato di Ischia in una giornata di giugno di più di vent’anni fa, o del Brescia, un anno più tardi, in quel di Misano Adriatico.
L’impresa fu memorabile, due scudetti cuciti sulle maglie di un Grifo ricco di giovanotti, che da verdi speranze sarebbero diventate certezze assolute. Riccardo Gaucci, Rino Gattuso, Marco Storari, Emiliano Testini, Davide Baiocco, Luca Grilli, tutti campioni perché hanno sempre dato il meglio di loro stessi, ed hanno gettato il cuore oltre l’ostacolo.
Vincere aiuta a vincere, non c’è differenza tra il prato di un campo sportivo, o il parquet di calcio a cinque di un palasport. La filosofia è sempre quella, solo attaccando riuscirai con solerzia e maestrìa a comprendere quando cogliere l’attimo giusto, quello che permette di conquistare uno scudetto, di sollevare una coppa, di gioire insieme alla tua gente.
Ma anche di prendere decisioni che possono apparire impulsive, e che in realtà nascono da sottile lucidità, da acuta razionalità, mosse da coraggio, grinta e determinazione.
Si pensi all’esonero dell’allenatore Ronconi durante la finale scudetto di calcio a cinque tra Roma e Perugia del 2005. Non è facile esonerare un allenatore a metà gara, e con la propria squadra sotto di tre reti.
Tutto sembrava oramai perduto, irrimediabilmente ed irreversibilmente compromesso, ma non per Riccardo Gaucci, un puro pensatore, un leader, sempre alla ricerca di ambiziosi progetti, di avventura, di azione. Ambizione che lo ha condotto a Malta, alla conquista di due coppe.
Dipenderà dall’associazione del sagittario con il fuoco, elemento non controllabile, rapido, veloce?
Forse sì, ed allora sembra aver ragione Susanna Tamaro, il cammino interiore è simile al lavoro che facevano gli uomini per accendere il fuoco, quando strofinavano tra loro le pietre senza stancarsi, fino a che non scoccava la scintilla.
Senza fuoco e senza vento i nostri giorni sono simili a mediocri strade senza uscita, e Riccardo Gaucci lo ha compreso bene.
Sono bastati pochi minuti di incontro e confronto in uno dei suoi viaggi a Perugia, per leggere nei suoi occhi, così intensi e profondi, custodi di una malinconia che appartiene alle anime superiori.
Occhi che riescono a sorridere, nonostante tutto, perché le difficoltà le supera solo chi ha le spalle larghe per affrontarle.
E lui sembra propria avercela fatta, nonostante tutto, a dispetto di alcuni, perché è proprio vero, “certe luci non puoi spegnerle”.
Raffaele Garinella-TifoGrifo.com
il 12/10/2018.
Registrato sotto PERUGIA CALCIO, Primo Piano, Un tuffo nella memoria del Grifo.