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Il solito Perugia, gioca ma non segna. Ora calma e gesso per un mercato di categoria.

Scritto da il 31/01/2015

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Catania come Bologna, mille e trecento chilometri più a sud. Il Perugia a trazione anteriore schierato da Camplone in una riedizione del 3/5/2 da pochi prevista, perde la partita sul piano non del gioco, ma della concretezza. Cioè degli attaccanti che fanno gol. Il Catania ce li ha, il Perugia (ancora) no, in attesa del mercato. Ma c’è anche la difesa che evidenzia crepe antiche mai curate, prendendo gol su calcio piazzato (chissà quando si studieranno soluzioni “a uomo”) e perdendosi gli attaccanti avversari. Però, a vedere i nomi che Camplone oggi aveva a disposizione, parlare di difesa rabberciata è usare un eufemismo. Dunque, ben venga che anche in questo settore del campo la società sta studiando cambi adeguati ai nuovi scenari che da oggi fanno da sfondo al campionato dei grifoni, cioè la lotta per mantenere la categoria.
La partita è stata appannaggio del Catania nel primo tempo, perché i grifoni non sono riusciti a tener lontani gli etnei dalla propria area, e Calaiò, Rosina e Maniero, quando possono agire, sono micidiali. Oltre al gol di Maniero su punizione di Calaió, i siciliani hanno creato altre tre o quatto palle gol affondando sulle fasce, dove Parigini e Fabinho hanno evidenziato tanta buona volontà, ma una propensione a fare la fase difensiva non proprio memorabile. Nel finale di primo tempo e nella ripresa, però, il Grifo ha preso in mano il gioco e ha creato anch’esso le sue belle occasioni. Clamorosa quella al 7′ della ripresa, subito dopo aver subito lo 0-2, quando Nicco e Lanzafame si son visti respingere da Gillet due conclusioni consecutive da distanza ravvicinata. Sulla seconda, per di più, c’era un rigore netto su Lanzafame, non rilevato dall’arbitro. Poi è arrivata la traversa di Goldaniga e lì si è capito che la partita sarebbe stata, nel gioco come nel risultato, lo stesso film già visto tante volte. Giocare, produrre, ma non concludere e prendere gol al primo errore difensivo non sono indicazioni per andare in paradiso. Ormai è chiaro, il Perugia è questo, è stato questo per tutto il campionato, e non sa essere altro. Non riesce a cambiare spartito, l’orchestra di Camplone. E dato che la classifica ora si è fatta preoccupante, i preannunciati cambi radicali, o comunque sostanziali, che la società sta preparando sul mercato, sono quanto mai attesi. Se si sta andando verso giocatori più esperti e smaliziati, in grado di calarsi con personalità e concretezza nella battaglia per la salvezza, si sconfesserà forse in parte il progetto iniziale, ma si farà quello che serve a Camplone per avere quella concretezza che finora è mancata per dare sbocco ad un impianto di gioco che, invece, si è sempre visto. Nel frattempo, visto che la classifica è corta sia sopra che sotto il Perugia, sarebbero massimamente consigliabili calma e gesso: non è questo il momento per perdere la testa. C’è una stagione e quanto fatto di buono da salvare, un progetto da difendere, una piazza da non deludere.

Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia

Scritto da
il 31/01/2015.
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