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Il Cocco-lone. Il Perugia perde anche a Vicenza: una crisi da psicanalista, da risolvere in fretta e bene.

Scritto da il 07/02/2015

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Quando ti prende il Cocco-lone riesci a smarrire anche le poche cose buone che sapevi fare. E se, intanto, non impari a farne altre utili, l’esito negativo è scontato. Cocco, attaccante del Vicenza, si ricorderà a lungo la partita di oggi. In mezz’ora ha infilato nella porta del Perugia tre reti. E (per lui, ma non certo per il Grifo) poco importa che in tutte e tre le circostanze abbia fruito di grossolani errori della difesa umbra e di una vistosa svista dell’arbitro La Penna. Sul primo, nella generale immobilità del reparto arretrato perugino, si è distinto Provedel che, come gli è successo altre volte, è uscito intempestivamente. Sulla seconda rete, i difensori centrali restano fermi sul cross da destra di Laverone, così Cocco può colpire indisturbato. Il terzo gol è un mix poco raccomandabile di indecisione individuale (Goldaniga, messo in difficoltà da un improvvido retro passaggio, litiga col pallone e permette a Cocco di ritornare su di lui) e di errore arbitrale (Cocco fa fallo su Goldaniga, gli ruba la palla e va a segnare, ma l’arbitro non rileva l’infrazione). Oltre ai tre gol subiti, per il Perugia un secondo tempo da incubo, tra i peggiori di tutta la stagione. Una squadra senza identità e senza reattività, timorosa, in confusione totale, mai pratica e concreta, non umile e perciò umiliata da un Vicenza pratico, semplice, con. Lo spirito che serve in categoria, in forma fisica e convinto dei propri mezzi: cioè l’esatto contrario dei biancorossi. E dire che nella prima mezz’ora gli uomini di Camplone avevano dato discreta prova di solidità, convinzione e concretezza. Niente di eccezionale, anche se poco in comune col gioco solito di Camplone: ma quanto è bastato per tener testa ad un Vicenza garibaldino e molto mobile nei tre davanti. Nella ripresa, invece, la squadra biancorossa praticamente non rientrata in campo. Spenta, sempre seconda sulle palle, tenera nei contrasti, molle e come scarica e rassegnata. Assente il gioco senza palla, mai visti inserimenti e sovrapposizioni. In pratica, ogni reparto un comparto stagno e, così, il Vicenza ha avuto buon gioco a neutralizzare il Grifo in ogni zona del campo. Nel grigiore generale, anche Camplone ci ha messo del suo. La sostituzione di Lanzafame con Taddei ha privato il Perugia dell’unico uomo in grado di creare superiorità numerica e inventare qualcosa. Ora, la posizione di Camplone si complica. Anche oggi Calori era in tribuna al Menti e la società sta valutando eventuali provvedimenti. Tuttavia, pur dovendo rimarcare che anche il tecnico pescarese ha le sue colpe (l’identità tattica del Grifo resta indefinita e il tasso di combattività di molti suoi uomini non sembra sufficientemente stimolato) in questo momento la società deve anche tener conto di aver dato a Camplone uomini nuovi, non ancora in forma campionato. Occorrerebbe tempo, ma il rischio è che chi ha tempo possa perdere tempo, e il Perugia, vista la classifica, non può più permetterselo. Ora la zona calda è vicina. La sconfitta di Vicenza è scioccante soprattutto perché arriva dopo un mercato da tutti giudicato buono e funzionale all’obiettivo della salvezza. L’organico sembra essere all’altezza, ma il campo anche oggi, come da tempo, si è premurato puntualmente di smentire le premesse. Gli errori individuali non spiegano tutto. Gli episodi condannano sempre il Perugia, ma la causa degli episodi non sembra episodica: ci sono problemi strutturali irrisolti, tattici, di tenuta mentale e caratteriali. Ed è difficile dare una spiegazione logica di tutto quello che succede sul pianeta Grifo. Sembra, insomma, una crisi degna del lettino dello psicanalista. Chi è chiamato a gestire la situazione, dovrà ora fare scelte equilibrate e utili. Deve trovare le cause profonde del malessere, e non semplicemente individuare un capro espiatorio. Perché, dopo questa sconfitta c’è molto da perdere: un patrimonio conquistato dopo anni di sofferenze. Si valuti il tempo che serve per inserire i nuovi, e intanto si faccia quadrato. Tutti insieme, possibilmente. Intelligentemente e utilmente.

Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia

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il 07/02/2015.
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