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Il ciclo è finito da tempo, se ne prenda atto e si consenta a Perugia di tornare a sognare

Scritto da il 07/05/2023

La frittata è servita. Con lo 0-5 subito in casa dal Cagliari di Claudio Ranieri, il Perugia ha ormai praticamente un piede e mezzo in Serie C. La sfida che attende sabato prossimo gli uomini di Fabrizio Castori, contro un Venezia pienamente coinvolto nella lotta playoff, è a dir poco improba. Gli appuntamenti mancati quest’anno dalla squadra sono stati troppi per poter anche soltanto immaginare una vittoria corsara in Laguna.

Troppo elevato il deficit qualitativo di questo organico rispetto, praticamente, a quasi tutti gli altri. Nel corso del campionato, guardando le gare delle altre squadre, incluse quelle di medio-bassa classifica, si è avuta spesso e volentieri la sensazione di osservare sfide di categoria superiore: altro passo, altra corsa, altro tasso tecnico rispetto ad una compagine, quella biancorossa, che deve – come più volte ammesso dallo stesso tecnico – girare a duecento all’ora per poter dare il meglio di sé sopperendo alle significative carenze in termini di palleggio e tecnica.

Ormai sembra quasi diventata una filastrocca in città: squadra costruita male in estate e addirittura indebolita a gennaio, abborracciata inserendo qualche “pupillo” di Castori in un gruppo di calciatori in buona parte inadatti al suo gioco. Non si spiegherebbe altrimenti come mai la stessa difesa che l’anno scorso fu la seconda migliore del torneo, oggi si ritrovi – con 47 reti subite – la quint’ultima della cadetteria assieme a quella del Como. Peggio, fin’ora, hanno fatto soltanto Brescia (52), Cosenza (51), Modena (50) e SPAL (49).

Inutili le recriminazioni di Castori, troppo nervoso con la stampa durante l’intera stagione. Appena una settimana fa il tecnico rivendicava una media punti sufficiente, a suo dire, per raggiungere la salvezza. Con la debacle di ieri, il dato sotto la sua gestione scende ulteriormente, toccando quota 1,09 punti a partita che – proiettato sulle 38 giornate complessive – ci consegnerebbe, se fosse possibile assegnare i decimali, una classifica finale sui 41,45 punti.

Anche arrotondando a 42 – e servirebbero sei punti nelle ultime due gare – agganciare il quart’ultimo posto, valevole la partecipazione al playout, appare complicato già ora, senza conoscere il risultato del Brescia, al momento avanti di due lunghezze, impegnato nel posticipo di domenica pomeriggio contro il Parma.

Finché c’è vita c’è speranza, come si dice, ed è giusto e doveroso provarci, dal momento che la matematica non ha ancora condannato la squadra. Tuttavia, la reazione del pubblico durante e dopo la partita contro il Cagliari impone per l’ennesima volta una riflessione a tutto l’ambiente, a partire dal presidente Massimiliano Santopadre. La realtà dei fatti ci dice che in una Serie B sempre più caratterizzata da proprietà molto attrezzate ed organizzate, questa società ormai non è in grado di garantire l’allestimento di una squadra di calcio competitiva.

I risultati sportivi non sono frutto di episodi fortuiti o di casualità, come qualcuno si ostina ancora a sostenere, ma derivano direttamente dalla qualità di un organico e dal livello di adattamento dei giocatori ai dettami tattici e alla metodologia di lavoro dell’allenatore. In assenza di programmazione e di investimenti adeguati, commisurati all’obiettivo, non c’è stata la possibilità di costruire un gruppo coeso e amalgamato, inserito in un progetto tecnico coerente e duraturo nel tempo. Anche alla fine della scorsa stagione, come avvenuto altre volte in passato, tutto è stato stravolto.

Questa precarietà – è palese – ha ormai snervato ed esasperato gran parte della tifoseria, insofferente per una gestione che ha dato soddisfazioni alla città nei suoi primi cinque anni (2012-2017), ma che da almeno tre stagioni sta mostrando tutti i suoi limiti. Il clima di rabbia e frustrazione respirato venerdì sera al Renato Curi non è più tollerabile per una piazza che da troppo tempo non riesce a riemergere nel calcio che conta e addirittura rischia nuovamente di sprofondare in terza serie.

Non è possibile andare avanti così. Non è giusto per Perugia, per la storia e la tradizione della nostra squadra del cuore ma non è conveniente nemmeno per Santopadre che, in caso di un’altra retrocessione in C – e sarebbe la seconda in appena quattro stagioni – dovrebbe affrontare una situazione difficilissima, privato degli introiti garantiti dalla B e costantemente preso di mira dalla contestazione. Se ne prenda atto e si volti pagina.

Andrea Fais – TifoGrifo.com

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il 07/05/2023.
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