Finisce l’annata con un po’ di amaro in bocca, ora serve subito pensare al futuro
Scritto da Redazione il 23/05/2021
Si conclude con una sconfitta amara e sostanzialmente immeritata la stagione, pur trionfale, del Perugia 2020-’21. In un anno e mezzo quasi distopico, caratterizzato dalla pandemia e dalle sue successive recrudescenze, i grifoni sono prima clamorosamente retrocessi nella triste serata del 14 agosto scorso al termine del grottesco spareggio-salvezza contro il Pescara, poi tornati in B a coronamento di una stagione intensa, difficile, combattuta, decisa al fotofinish nell’entusiasmante duello con il Padova di Andrea Mandorlini.
Il Perugia visto in campo ieri a Terni è stato probabilmente emblema dell’intero campionato: volitivo, grintoso, capace di imporre il proprio gioco quando necessario ma troppo sterile in avanti, tanto da fallire, complice anche la reattività di Iannarilli, almeno cinque ghiotte occasioni da rete nella prima ora di gara, con Melchiorri, Minesso e Sounas nel primo tempo, con Rosi e ancora Melchiorri nel secondo. Non che siano mancati i gol fatti in questo torneo, anzi. Tuttavia, nell’arco dell’intero campionato, per l’assenza di una vera punta centrale di riferimento il Perugia ha sempre dovuto faticare e costruire molto per riuscire a segnare, con poche eccezioni (ad esempio la gara di Legnago nel girone di andata o quella di Imola nel girone di ritorno, dove col minimo sforzo offensivo è stato ottenuto il massimo risultato).
Da professionista serio e puntiglioso, Caserta aveva evidentemente preparato molto bene questa gara, dimostrando sul campo, attraverso la prestazione fornita di suoi calciatori, di tenere particolarmente alla sfida finale di Supercoppa ed accogliendo, così, in pieno la richiesta fatta dai circa duemila tifosi che nel tardo pomeriggio di venerdì erano andati a sostenere la squadra in partenza per la città dell’acciaio.
Brucia, ovviamente. Non tanto per il trofeo finale, che il Perugia aveva già conquistato nel 2014, quanto perché la sfida era senz’altro la più sentita – almeno dai tifosi under-40 e da quelli più anziani – tra le due principali rivalità calcistiche del Perugia: vinto piuttosto nettamente in campionato, tra andata (1-0) e ritorno (3-0), il derby dell’Etruria con l’Arezzo; perso con rammarico quello dell’Umbria di ieri per effetto della decisiva rete di Salzano, procurata da un assist strepitoso di Falletti, giocatore (non certo l’unico ieri in campo) di categoria superiore.
Al netto delle situazioni e delle particolari circostanze della gara in sé, resta una buona prestazione che racconta una realtà in parte diversa da quella vista in campionato. La Ternana, assolutamente poderosa nel suo girone, forse avrebbe vinto anche nel nostro ma sicuramente non con un vantaggio così ampio. D’altronde erano già stati i numeri e le statistiche della stagione regolare a decretare il girone B come quello più competitivo e combattuto: 158 punti conquistati in tandem da Perugia e Padova, spaccati esattamente a metà, 79 a testa, con la miglior seconda (il Padova per differenza reti negli scontri diretti), la miglior terza (il Südtirol a 75) e la miglior quarta (il Modena a 70) di tutta la categoria; nel girone C, invece, il tandem di testa ha accumulato sì un identico bottino complessivo di punti (158) ma nettamente sbilanciato in favore della Ternana (90) sul Catanzaro e sull’Avellino, entrambi a quota 68. Non va dimenticato che in quel girone ogni squadra ha disputato due partite in meno rispetto agli altri due, per l’esclusione del Trapani, ma questo fa apparire i 22 punti di differenza tra la prima e le seconde come un divario ancor più clamoroso ed emblematico dei reali equilibri di forza del girone. Per farla breve: Ternana stratosferica ma avversarie assolutamente non all’altezza, a cominciare dal deludente Bari, ed incapaci di tenere anche solo lontanamente il passo dei rossoverdi.
Dopo la partita di ieri, durante le interviste, lo stesso Lucarelli ha saggiamente ritenuto irripetibile la straordinaria stagione della sua Ternana. La Serie B, infatti, sarà tutt’altra cosa. E a dover metterselo bene in testa, evitando certi eccessi di ottimismo e di autostima sfoderati in passato, è soprattutto il Perugia di Santopadre. Senza una programmazione lungimirante e gli opportuni investimenti, il rischio è quello di ritrovarsi in cadetteria a recitare un ruolo mediocre, come accaduto nell’anno di Bisoli e dal dopo-Giunti in poi, o addirittura traballante, col rischio di una nuova retrocessione.
Chi ha vissuto i derby umbri degli ultimi vent’anni, o giù di lì, è stato a lungo abituato ad una sfida giocata sempre col favore del pronostico. Dimenticate le sconfitte o i tribolati pareggi di fine anni Ottanta e inizio anni Novanta, dopo il fallimento della società di Gelfusa nel 1993 e la difficile risalita dai dilettanti, dalla fine degli anni Novanta la Ternana era tornata a recitare il tradizionale ruolo della compagine “operaia” che cerca la vittoria “impossibile” contro il capoluogo “borghese e spocchioso”. Dopo il clamoroso 2-3 subito in rimonta al Curi nella stagione 2017-’18, questa è la seconda sconfitta consecutiva per i grifoni in un derby. Per tornare ad invertire la rotta e rivedere un grande Perugia all’altezza del suo blasone, e non solo nelle sfide di campanile coi rossoverdi, servono progetti, competenze e quella capacità di fare impresa, spesso partendo dal basso, che ha sempre caratterizzato la nostra città dalla Liberazione del 1859-’60 in poi. A buon intenditor, poche parole.
Andrea Fais – TifoGrifo.com