Filippo Sgarbi. A Perugia ho imparato il lavoro del calciatore. Alla ripresa la rosa ampia sarà un vantaggio.
Scritto da Redazione il 12/04/2020
C’è tempo anche per l’inglese
Dedica almeno tre ore del pomeriggio ad allenarsi come da programmi della società. Il resto della giornata Filippo Sgarbi lo trascorre insieme alla fidanzata, studentessa di giurisprudenza a Trento, tra spesa, carte, play station e serie tv. Ma, quando lei studia, anche lui segue in corso di inglese on line. Entrambi sono Lombardi, lui di Casciago (Varese) e lei di Alzano, uno dei focolai italiani del covid 19. Ma per fortuna nessun loro familiare è stato colpito dal virus.
A Perugia ho imparato il lavoro del calciatore
Il difensore centrale del Perugia, 23 anni, con contratto fino al giugno 2021, è arrivato in Umbria nel 2018. “È stata la mia prima esperienza in serie B, avevo tanto da imparare e, in questi quasi due anni, sono cresciuto sotto molti punti di vista: di fisico, di testa, nelle attenzioni verso tanti dettagli, come ad esempio la dieta”. Nel Perugia dice di aver trovato chi gli ha insegnato “il metodo corretto di affrontare il lavoro di calciatore, seguendo un programma e mettendoci attenzione e determinazione”. Dice di essere un “rompiscatole” perché vuol capire le cose che gli dicono di fare, ed è molto grato allo staff che lo segue, e con cui ha un buon rapporto, basato sul confronto, anche su cose extracalcio. “Il dottor Bisogni, che mi segue nella dieta; i preparatori atletici Valeri e D’Angeli; e Gianluca Carboni”, che si occupa degli infortunati e lo ha curato per la pubalgia. Una patologia fastidiosa che si manifestò a settembre scorso e da cui Filippo è uscito solo a gennaio, nella partita di Coppa Italia a Napoli. “È stata una vera liberazione perché prima, quando giocavo, andavo avanti a forza di antidolorifici ed ero condizionato nei movimenti”, racconta.
La difesa ben assortita tra giovani ed esperti. E la concorrenza
Nel Perugia Filippo si trova bene. La concorrenza in una rosa folta, anche in difesa, non lo turba. “Avere un bel mix di giovani e di esperti rende il reparto più completo. Con Falasco, Gyomber e Mazzocchi ho un bel rapporto già dall’anno scorso. Gyomber è un tipo di poche parole, ma con me parla ed è è uno che, se vede qualcosa che non va, riesce a capire cosa c’è da fare per migliorare”. E poi ci sono gli esperti Angella, Di Chiara, e Rajkovic, anche lui “tipo di poche parole, ma molto esperto”.
Il gruppo e la crescita di Filippo
Filippo si sente “parte di questo gruppo”, nel quale ha avuto le sue opportunità di crescita. “L’anno scorso ho giocato meno, perché avevo minori sicurezze. Quest’anno sono cresciuto e gioco un po’ di più. L’anno prossimo spero di essere una certezza per la squadra”. Vorrebbe anche segnare qualche gol, perché, osserva, “se un giocatore decide qualche partita, attira l’attenzione dei media e delle squadre più importanti, perché può fare la differenza”. Sgarbi è spesso stato chiamato in causa per sostituire gli altri compagni infortunati, ma dice che compito suo è “dare il massimo” ogni volta che gli viene richiesto di giocare, indipendentemente dalle situazioni e dagli allenatori. E aggiunge di non essere “permaloso” per le critiche che qualche volta gli sono state rivolte: “non do mai troppo peso a quello che si scrive su di me, riesco a farmelo scivolare addosso, i compagni mi chiedono come faccio, ma ovviamente ci sono i pro e i contro in questo mio atteggiamento”, puntualizza.
Le 5 sconfitte, il ritiro, i chiarimenti e la crisi superata
Il momento negativo delle cinque sconfitte consecutive Filippo lo spiega con un calo di energie mentali dopo le due vittorie con Livorno e Juve Stabia della gestione Cosmi. “Forse, dice, pensavamo di aver trovato il modo per vincerle tutte e, poi, quando arriva un nuovo allenatore, le prime settimane si va sempre a mille: noi abbiamo pagato questo sforzo con un calo di concentrazione”. Ma la crisi si è risolta grazie al confronto, che ha permesso a tutti di superare alcune incomprensioni, dovute secondo lui soprattutto al fatto che i giovani non erano abituati a far rilevare con franchezza ai più esperti i loro errori, per evitare screzi. Tutto è stato superato, comunque, nel ritiro, “che, dice, ci ha aiutato ad aprirci, a confrontarci, a dirci le cose”. Poi purtroppo è arrivata la sospensione del campionato ma, quando si ripartirà, quei problemi non ci saranno più.
La ripresa e la rosa ampia.
Già, la ripresa. “Sarà necessario fare una nuova preparazione per riprendere i ritmi”, dice Filippo. Se si dovranno giocare le dieci partite che mancano tutte a giugno, argomenta, una “rosa ampia come la nostra potrebbe essere un vantaggio importante”. Anche per questo Sgarbi è fiducioso sull’esito finale: “sarà importante partire bene, con una o due vittorie che potrebbero darci lo slancio giusto”. Poi, certo, dipenderà anche da come staranno le altre squadre, “cosa che adesso non si può prevedere”.
Da Cosmi a Oddo
Da Cosmi ad Oddo, cosa è cambiato? “Io ho un rapporto di lavoro con tutti i tecnici, non tendo a parlarci se non serve. E lo stesso faccio con lo staff. Cerco di svolgere i compiti che mi vengono assegnati e, solo se c’è qualcosa che non capisco, approfondisco con loro”. E dal 4/3/2/1 al 3/5/2 per i difensori quali novità ci sono state? “Con la difesa a tre, spiega, noi centrali ci possiamo concentrare un po’ più sulla fase difensiva, perché a spingere sono gli esterni. Con Oddo si cercava di giocare più palla da dietro, ma avevamo qualche limite nel difendere. Ora, invece, noi tre dietro ci occupiamo più di evitare situazioni pericolose dietro, cercando comunque di far ripartire l’azione velocemente”.
Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia