Fernando El Rifle Pandolfi, la mitraglia che fece sognare Perugia in una notte d’estate, oggi suona la chitarra. Una vita sempre al massimo
Scritto da Redazione il 24/10/2020
Fernando El Rifle Pandolfi, la mitraglia che fece sognare Perugia in una notte d’estate, oggi suona la chitarra. Una vita sempre al massimo
Buenos Aires- Parque Tres de Febrero, oggi
Un padre, un figlio, il loro pallone.
Non devi mai calciare così forte, Ariel, hai visto dove è finito il pallone?
Per poco non colpivi quel signore.
Vai e porgi le tue scuse.
L’uomo in questione, sulla quarantina, capelli neri, barba incolta, occhiali da sole che forse hanno il compito di celare uno sguardo malinconico, è seduto sul prato, in compagnia della sua chitarra. Gli accordi sono quelli di Foxy Lady, impossibile non pensare al grande Jimi Hendrix. Posa dolcemente la chitarra sul prato verde, proprio come quelli che in un’altra vita, neanche troppo lontana, calcava con classe e fantasia, e recupera il pallone.
Una ventina di palleggi, destro, sinistro, testa, stop di petto, e pallone al ragazzino.
Hai visto quant’è bravo quel signore?
Sei troppo piccolo, Ariel, ma quel signore, un tempo è stato un grande calciatore.
Si chiama Fernando Daniel Pandolfi, ma tutti lo chiamano “El Rifle”, la mitraglia.
Tre campionati argentini, due Coppe Libertadores, due Coppe Intercontinentali, una Coppa Interamericana, una Supercoppa Sudamericana, una Recopa Sudamericana.
È bravo El Rifle, la mitraglia, così lo chiamano in Argentina, per via di un soprannome affibbiatogli dal padre. Qualcuno addirittura lo paragona a Totti. Pensare che il destino avrebbe potuto farli incontrare. Nel 1996 è Carlos Bianchi a farne il nome alla dirigenza. Lo vorrebbe per sostituire proprio Totti, da spedire alla Sampdoria, ma Sensi non si lascia persuadere. L’appuntamento con l’Italia è solo rimandato di un anno. Gaucci lo porta al Perugia, con l’obiettivo di centrare la serie A.
Pandolfi decide di stabilirsi in una piccola villa in periferia, luogo riservato, un angolo di città in cui si sente a proprio agio.
La stagione dell’amore
L’avventura italiana comincia nel migliore dei modi. Giocate pregevoli, due reti importanti.
La stagione dell’amore viene e va, all’improvviso senza accorgerti, la vivrai, ti sorprenderà.
Le parole, quelle di Battiato, le sensazioni, quelle di Pandolfi. Perugia-Napoli di Coppa Italia è la partita. Fa ancora caldo, siamo a settembre, l’estate, saggia e giusta, ha compreso che il suo tempo volge al termine, a breve dovrà farsi da parte per lasciare spazio al giovane autunno, ma c’è ancora un po’ di tempo, c’è ancora una notte. Eccola la stagione dell’amore tra il Grifo e Pandolfi. Il Napoli è in vantaggio ma Pandolfi è carico, determinato, sente che il suo momento è arrivato. Dalla destra parte un cross di Cucciari apparentemente innocuo. Taglialatela e Sergio si scontrano involontariamente, annullandosi a vicenda. La palla rotola verso Pandolfi lesto a spingerla in rete. Pari e patta. Ma non è finita, il bello deve ancora venire.
Thorninger, il biondo che non avrebbe più impegnato gli avversari a causa di prestazioni poco esaltanti, fugge via sulla sinistra e crossa al centro dell’area di rigore. Versavel stoppa il pallone e lo appoggia dolcemente a Pandolfi. La girata è rapida, il tiro di sinistro si infila nell’angolo basso, e per Taglialatela è un altro pallone da raccogliere in fondo al sacco. Il Perugia vince 3-2, Pandolfi sembra avviato a scrivere pagine gloriose della sua storia in biancorosso. La realtà è diversa, di Pandolfi al Perugia rimarrà solo il ricordo di quella notte di fine estate. A Natale se ne torna in Argentina, dopo nove presenze e due le reti. L’esperienza è comunque importante, e serve a comprendere meglio alcune cose e a dare priorità ad altre. Il calcio, forse, può considerarsi parte del passato, ma la stagione dell’amore quella no, tornerà, con le paure e le scommesse.
La mitraglia suona la chitarra
L’uomo sulla quarantina, capelli neri, barba incolta, occhiali da sole che forse hanno il compito di celare uno sguardo malinconico, dopo aver restituito il pallone al bambino, si riaccomoda sul prato verde, come quelli che, in un’altra vita, neanche troppo lontana, calcava con classe e fantasia, ed accende una sigaretta. Aspira, poi soffia il fumo in lontananza e riprende la chitarra. Gli accordi sono quelli di Foxy Lady, impossibile non pensare a Jimi Hendrix.
Si chiama Fernando Pandolfi, in un’altra vita, neanche troppo lontana, è stato El Rifle la mitraglia. Ha appeso gli scarpini al chiodo, oggi suona la chitarra. Non c’è più alcuna squadra, ma una band, i Mil Hormigas. La musica è la sua nuova stagione dell’amore, e, questa volta, non sa quanto durerà. Continuerà a suonare fino a quando si divertirà. Parola del Rifle.