Fermana- Perugia. Le lampadine di Imola e il sole di Fermo. Professionismo o improvvisazione?
Scritto da Redazione il 14/02/2021
Le norme e la loro discutibilità
Un conto sono le norme, un conto la loro valutazione. Anche nel calcio, le regole vanno rispettate. Ma, come in tutti gli ambiti, possono e devono essere discusse quando non convincono. Le norme (come spieghiamo in un pezzo a parte: (https://lnx.tifogrifo.com/fermana-perugia-rinviata-per-neve-niente-gara-persa-per-i-marchigiani-la-partita-dovra-essere-disputata-in-altra-data/176436/) dicono che in Fermana-Perugia di oggi, ai fini della possibile assegnazione della sconfitta a tavolino alla società ospitante, l’obbligo di spalare la neve sussiste solo fino a 24 ore prima dell’orario di inizio della partita. La neve a Fermo è caduta tra sabato sera e notte e domenica mattina, cioè dopo quel termine, per cui non sussiste la responsabilità della Fermana per il mancato svolgimento della partita.
I riflettori di Imola e il sole di Fermo
Ciò detto, anche ricordando che nel novembre scorso il Sudtirol si vide assegnata la vittoria a tavolino nella trasferta di Imola causa il mancato funzionamento di una parte dell’impianto di illuminazione dello stadio, per violazione dell’obbligo della società ospitante “di creare tutte le condizioni richieste dai regolamenti per garantire il regolare inizio e svolgimento della gara”, c’è da porsi e porre alla Lega Pro del presidente Ghirelli alcune domande di sostanza. Tra i due casi, quello di Imola era imprevedibile ed evidentemente di entità tale da non essere riparabile nei 45 minuti che il regolamento assegna alla società di casa, ma senza evidenti colpe soggettive della società, che avrebbe certo preferito giocarsela sul campo, anziché perderla senza provarci. La neve di Fermo, invece, era prevista da giorni e, come opportunamente fatto notare dal dg Comotto, è cessata ben sei ore prima della partita. Addirittura, ad un certo punto, nel pomeriggio a Fermo ha fatto capolino perfino il chiarore del sole. Insomma c’erano tempo e condizioni per spalare il campo e provare a far giocare regolarmente l’incontro. La Fermana non ha fatto nulla, evidentemente considerando questo conveniente per il suo cammino. Diversamente, non sarebbe stato difficile organizzare una squadra di mezzi e spalatori che, in due o tre ore, avrebbero potuto liberare il campo.
Campionato professionistico ma alcune regole da cambiare
Ma, stanti le norme, la Fermana ha agito come le era permesso dalle regole. Il punto è, però, proprio se quelle norme siano consone ad un campionato professionistico. E la domanda va rivolta alla Lega Pro, per essa al Presidente Ghirelli. La serie C è una Lega professionistica però fatti come quello odierno (al pari di altri, come stadi fatiscenti e terreni non adeguati alla categoria, ma anche le continue penalizzazioni o esclusioni che falsano ogni anno le classifiche) sembrano più appartenere all’ambito di un calcio diverso da quello professionistico. Sia chiaro, detto con tutto il rispetto per i valori e l’impegno profusi da tecnici, atleti e società nelle serie minori. Se le società vogliono fregiarsi del titolo professionistico, non possono accampare scuse di tipo economico, neanche in tempi di covid (anche perché le norme in discussione ci sono da ben prima della pandemia). La regolarità del campionato ci rimette se basta una nevicata nemmeno epocale e, ripetiamo, terminata sei ore prima della partita, per far saltare un incontro. Le squadre che si iscrivono ad una categoria professionistica, devono avere tutte le credenziali, non solo economiche e tecnico sportive, ma anche logistiche, per affrontarla.
I teloni e gli standard richiesti
Per esempio, in serie C non c’è l’obbligo per le società di dotarsi di teloni protettivi del terreno di gioco. Se a Fermo ci fossero stati, la partita si sarebbe giocata senza problemi. Perché la Lega Pro non prevede il dovere delle società di disporre dei teloni che, tra l’altro, servirebbero anche in caso di pioggia, oltre che per la neve? Sempre per motivi di eccessivi oneri di spesa per le società? Certi standard sono il minimo sindacale per un campionato professionistico. E, poi, ridefiniti verso,l’alto i requisiti, occorre che la Lega Pro effettui severe verifiche sin dall’atto della iscrizione al campionato di una società. Chi non rispetta gli standard richiesti, semplicemente, non deve essere iscritto. È fondamentale evitare il fatto che in serie C possano coesistere società con marcate caratteristiche professionistiche ed altre che non hanno neppure la minima organizzazione idonea per concorrere ad un campionato professionistico importante quale è quello della terza serie. Perché, per riprendere lo slogan della categoria, è giusto qualificare la serie C come il campionato delle cento città, ma solo quando tutte le società partecipanti sono in grado di rispettare determinati standard. In caso contrario, forse sarà ora di porre mano alla tante volte evocata riforma dei campionato. Riforma che preveda un’ ulteriore e drastica riduzione del numero delle squadre di serie C, così numerose in nessuno dei Paesi europei dove il calcio conta come in Italia.
La necessità di nuovi provvedimenti
La lega di serie C, per la verità è impegnata a fondo ad affrontare la grave situazione del Covid che ha già impedito la disputa di molte partite. Va da sé che per evitare altri problemi e il rinvio di ulteriori incontri, questa volta a causa dei campi impraticabili, la lega si debba organizzare per gestire in tempo reale anche questa emergenza. Magari modificando subito il termine delle 24 ore e prevedendo l’obbligo delle società di provvedere nei casi dove questo è chiaramente possibile, come quello di Fermana-Perugia. Perché già ora la situazione delle squadre che dovranno affrontare i recuperi (Cesena tre gare, Perugia due, Fano, Ferralpi Salò, Gubbio e Imolese una) è difficile, considerando il calendario serrato già previsto. Queste squadre saranno costrette, oltre che ad affrontare i turni di gioco in programma, anche ad un estenuante, eccezionale sforzo psico-fisico a causa delle gare da recuperare. E questo fa correre seriamente il rischio di falsare il campionato proprio nella sua fase più delicata, quella decisiva.
Redazione