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Fattore Binho

Scritto da il 02/03/2015

Bisbylandia

Due punti di svolta ed un fattore hanno segnato la partita con lo Spezia: il gol del 3 a 1 mancato da Verre, la benedetta espulsione al 90esimo di Hegazy, il fattore Binho.
Di contorno alla gara la pacata esultanza di Ardemagni al gol del 2 a 0, così a modino che Fusco, allenatore in seconda degli aquilotti spezzini, nemmeno se ne è accorto: “non ho fatto caso, stavo guardando altrove”. Premio Ray Charles e Premio Pinocchio assieme, per il vice di Bjelica, ed a proposito del tecnico croato, in tribuna per squalifica, immagino che Ardemagni, in quei composti attimi post 2 a 0, si sarà premurato di insultarlo anche in lingua madre, giusto per evitare fraintendimenti. Per inciso il bomber ha rischiato l’espulsione quando, ammonito in occasione del gol, ha cercato di colpire, senza motivo, un pallone in area con la mano. Occhio Arde, stacci con la testa!

Di contorno, ma parte integrante, sono stati anche gli infortuni patiti dal Grifo: Crescenzi azzoppato al primo fallo (nemmeno ammonito l’autore dell’intervento), Fazzi in non perfette condizioni che regge per quel che può: due cambi bruciati per esigenze superiori, senza avere quindi la possibilità di giocarsi un Falcinelli, un Lanzafame ed un Parigini. Due cambi sulle fasce, ed in prospettiva Frosinone qualche preoccupazione viene.
Il terzo cambio, Nicco per Verre, è servito per contenere, anche perché Faraoni e Binho hanno giocato 90 minuti, ma sono arrivati in fondo con la lingua lunga e doloranti. Non un problema di condizione generale della squadra, bensì una forma fisica non ancora ottimale del terzino e qualche botta di troppo presa dal funambolo brasiliano, che lo ha fatto calare alla distanza. Con due giocatori a mezzo servizio, però, e con un esterno di fortuna (Rizzo, peraltro fondamentale in mezzo al campo), ecco spiegato il ritorno finale dello Spezia, in inferiorità numerica, ma solo da un punto di vista meramente matematico. Il calo pertanto non mi è parso figlio di una condizione fisica precaria da parte di tutta la squadra quanto di una situazione contingente per alcuni giocatori. Il che vuol dire che in vista di Frosinone sarà cruciale scegliere un 11 che dia garanzie atletiche importanti.

I due punti di svolta, dicevo. Il rigore in movimento fallito da Verre, più dell’autogol di Goldaniga, avvenuto per intervenire su un cross velenoso di Nenè che altrimenti avrebbe raggiunto all’altezza dell’area piccola Giannetti (cosa ci facesse in panca nel primo tempo non si sa), ha tenuto aperta la partita fino al 90esimo. Questo ha voluto dire usura dei muscoli e ritmi sempre serrati, cosa che un 3 a 1 in 11 contro 10 avrebbe probabilmente alleviato. Un peccato esclusivamente in proiezione Frosinone. Oddio, peccato anche per le nostre coronarie, ma sappiamo bene che la vicinanza al rettangolo verde non è mai terapia cardiologica.
L’altro punto di svolta, a proposito di cure cardiologiche, è stato l’espulsione di Hegazy. Il forte difensore egiziano si è immolato all’ultimo minuto per abbattere Giannetti, altrimenti a tu per tu con Koprivec (che già nel primo tempo aveva fatto un mezzo miracolo e non sembrava opportuno chiederne un altro). Si rischiava, insomma, il bis del 2 a 2 preso dal Pescara, quando Giacomazzi non era riuscito ad atterrare l’esterno biancazzurro (forse era Caprari) che aveva poi messo sulla testa di Maniero la palla del pareggio. Una beffa che non si è ripetuta perché Hegazy non ha permesso all’avversario di continuare l’azione, evitando la chiara occasione da gol e la sottrazione di due punti vitali per il Grifo, che resta in striscia positiva e riaggancia la zona playoff. Mancherà a Frosinone, ed è un peccato, ma meglio la sua mancanza in Ciociaria che quella di due punti dalla classifica del Grifo.

Dopodiché c’è il fattore: Fabinho. Nelle ultime tre partite c’è tanto del funambolo brasiliano: gli assist piovono in serie e se ora Ardemagni dà un riferimento chiaro in mezzo all’area il fatto che la palla arrivi in zona gol più frequentemente nasce spesso proprio dalle giocate di Binho, che riesce nello stretto a prendere metri su metri alle retroguardie avversarie. E quando Fabinho scappa (sul campo e scampa alle zampate, va detto) per riprenderlo ci vogliono i levrieri, altro che i Piccolo o, precedentemente, i Di Cesare o i Gozzi. Le fughe di Fabinho ed il punto di riferimento rappresentato da Ardemagni in avanti permettono anche inserimenti più mirati dei centrocampisti, ed è questa la spiegazione delle incursioni dei nostri mediani, sempre più spesso al tiro nel vivo dell’area.

Con l’assenza di Hegazy e Fossati, Camplone dovrà portare alcuni correttivi alla squadra. Se al posto dell’egiziano potrebbe fare il suo ritorno Comotto, l’assenza di Fossati sarà ancora più pesante perché il regista scuola Milan è nel Perugia uno dei pochi giocatori a non avere un sostituto nel suo ruolo. Vista la concomitante defezione di Lanzafame, che avrebbe potuto essere una buona variante tattica giocando più alto di Fossati con un centrocampo maggiormente di copertura, possibile l’inserimento di Taddei, con l’ex romanista che sarà chiamato a riscattare un’annata finora meno che deludente.

Non c’è tempo per rifiatare. Frosinone e Lanciano in 4 giorni. Andiamo avanti, con coraggio e lucidità, per arrivare prima possibile a quota 50 e vedere se c’è tempo per fare qualche pensiero impuro.

Forza Grifo!

Federico Basigli – TifoGrifo.com

Scritto da
il 02/03/2015.
Registrato sotto PERUGIA CALCIO, Primo Piano.

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