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Fabrizio Castori. “Il campo è più lungo che largo”: idee solide, poche parole, concretezza e verticalità.

Scritto da il 10/06/2022

Alla conferenza di presentazione di Fabrizio Castori, l’impressione è stata quella di stare come amabili conoscenti nella piazza di una cittadina della bella provincia italiana. Parole scambiate in modo franco e immediato, senza l’odioso filtro del linguaggio calcese. Umiltà  non artefatta, ma autentica, quella di Fabrizio, fin nel ricordare le origini operaie della sua famiglia. Difesa convinta delle proprie idee sul pallone, ma senza disprezzo verso i modi diversi o opposti di concepire il gioco. Concetti semplici, non semplicistici, come “il campo è più lungo che largo e chi gioca in verticale ha più spazio”. O ”il passaggio al portiere con me è abolito” perché la porta verso cui andare per provare a vincere è quell’altra, quella avversaria. Idee chiare, difese con orgoglio, ma senza iattanza, a dispetto delle mode e dei soloni del tiki-taka, filosofia hdi cui nientepopodimeno che il Times di Londra definì mister Castori il becchino. E, ad avallare quell’orgoglio, la chiara evidenza che per Fabrizio da Sanseverino Marche, ragioniere per cui uno più uno fa due senza alcun ragionevole dubbio, quelle idee funzionano, visti i risultati. Ma, più che la tattica, più che l’organizzazione, che pure sono curatissime da Castori e dal suo staff, per lui ciò che più sembra contare sono i valori, la fame e la voglia di correre e arrivare dei calciatori. La sua idea di pallone, che critici frettolosi ed esteti un po’ manieristi del cosiddetto “bel calcio”  hanno frettolosamente derubricato a calcio “pane e salame”, palla lunga e pedalare, è in realtà un’idea di calcio che si basa sull’essenza di questo gioco. Essenza riassumibile nella concretezza senza fronzoli, nella tendenza a vincere tirando in porta più dell’avversario. Anche, e soprattutto, a dispetto del possesso palla, dei passaggi orizzontali o dei retropassaggi al portiere. D’accordo, non scopre nulla di nuovo sul football mister Castori che, peraltro, non ne ha neppure lontanamente  la pretesa. Ma, forse, nel suo piccolo, il tecnico riscopre ed evidenzia i motivi per cui la gente ama questo gioco. In tempi in cui sembrerebbe quasi più importante giocar bene che vincere; soddisfare l’estetica fine a se stessa più che lo scopo di prevalere sull’avversario;  Castori rivendica il diritto di dire senza essere sbeffeggiato che a lui interessa che i suoi giocatori si sacrifichino, corrano tanto, impediscano agli avversari di giocare,  creino gli spazi anche dove non ci sono, cerchino la massima verticalizzazione del gioco e arrivino al tiro senza eccedere in passaggi. Questa la sua concezione del calcio, che spiegherà ai grifoni con poche e semplici parole, più delle quali, per lui, contano i fatti, cioè l’atteggiamento e il comportamento in campo. Perché, spiega, quando si parla si può dire anche l’opposto di ciò che si pensa ma, quando ci si comporta, non si può nascondere cosa realmente si è e si ha in testa. Da astuto e laborioso marchigiano, ha imparato a parlare lui per primo con i fatti e, quindi, a pretendere cheq chi a che fare con lui, faccia altrettanto. A noi Castori ha sempre ispirato affidabilità come allenatore. Spesso le sue squadre hanno fatto ingoiare bocconi amari ai tifosi del Grifo, come quando, nella sciagurata stagione della caduta in C a ferragosto 2020, alla guida del Trapani, che aveva portato dalla coda della classifica ad una quasi miracolosa salvezza (poi sfumata) venne a vincere con merito al Curi all’ultimo minuto, togliendo al Perugia un punto decisivo per la retrocessione. Le sue squadre giocano un calcio intenso, a ritmi altissimi, tutto movimento, profondità, concretezza e conclusioni a rete. E chi lo ha detto che una squadra che gioca così non piace? Magari piace poco agli avversari, ma per i sui tifosi potrebbe essere il massimo. Questo è Castori-allenatore, in poche parole (anche perché  con lui troppe parole non servono). Ma il Castori-uomo che c’è dietro, dopo la conferenza di oggi, promette di essere altrettanto interessante. Forse, chissà, i tifosi del Perugia  si potrebbero appassionare anche più dell’anno scorso per il Grifo. E per il suo allenatore.

Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia

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il 10/06/2022.
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