Esclusiva TifoGrifo: Sebastiano Rossi, il Perugia nel destino: “Cosmi e Gaucci mi hanno fatto sentire al centro del mondo”. Dal sogno dell’Europa all’infortunio di Udine. Il dolce ricordo della campagna umbra
Scritto da Redazione il 21/12/2022Quella di Sebastiano Rossi a Perugia è un’avventura stile sliding doors. Perugia gli ha cambiato la vita, togliendogli qualcosa, ma restituendogli tutto al momento opportuno. Un rapporto nato sotto una cattiva stella – complice la titolarità elargita ad Abbiati dopo quel placcaggio rugbistico a Bucchi – che poi si è trasformato in amore. Proprio a Perugia, Rossi – oggi responsabile dell’area tecnica dei portieri del Cesena – prima ha vinto l’ultimo scudetto in rossonero, poi ha scritto l’epilogo di una carriera indimenticabile e ricca di trofei. Sapeva cogliere le opportunità e non a caso Galliani, vecchio marpione, lo aveva definito “il portiere psicologicamente più forte sotto la mia gestione”. Gaucci pensò di offrirgli una chance dopo un corteggiamento simile a quello che si fa con una donna ritenuta irraggiungibile.
Un lavoro di cesello, impostato non solo sull’aspetto economico ma sugli obiettivi da centrare.
“Il senso della vita è accettare le sfide, consapevole che una volta che smetti di farlo, sei al capolinea. Avevo ancora molto da dare e mi sentivo bene fisicamente e psicologicamente nonostante avessi concluso il mio ciclo al Milan. Ero in vacanza, Gaucci aveva il mio numero e continuava a contattarmi. Mi corteggiava, ma io prendevo tempo perché ancora non mi sentivo pronto. La scintilla è scoppiata quando mi ha lanciato bonariamente il guanto della sfida. Ci siamo capiti in una manciata di secondi. “Voglio vedere se con te in porta mettiamo a posto tante cose, magari partendo dalla difesa”. L’ultima resistenza fu vinta quando mi chiese di puntare all’Europa. Accettai Perugia con l’entusiasmo di un ragazzino”.
Rossi partì per Perugia, ma non sapeva che lo stavano aspettando a braccia aperte.
“Gaucci festeggiò il mio arrivo, mi regalò le chiavi in argento della città, un oggetto simbolico che custodisco gelosamente ancora oggi, e fu un ulteriore motivo di carica. Era un generoso, uno che conosceva l’animo umano e sapeva come prendere ciascuno di noi, uno psicologo straordinario. Alessandro e Riccardo, poi, erano sempre vicini alla squadra, pronti a proteggerla. Una triade formidabile”.
Quel Perugia non aveva ancora un’identità precisa, viveva un pò troppo alla giornata e Gaucci lo aveva intuito avvertendo che occorreva correre ai ripari. Rossi trovò una squadra depressa, un ambiente confuso e capì che c’era bisogno della sua esperienza.
“La rosa era ben allestita, occorreva solo registrare situazioni tattiche tra i reparti. Senza esagerare, credo che il mio arrivo portò una ventata di entusiasmo e beneficio nello spogliato. Arrivai di giovedì mattina, con solo un paio di allenamenti ero convinto di andare in panchina, ed invece Cosmi mi dette subito la maglia da titolare. Avevo compagni fortissimi come Miccoli, Ze Maria, Blasi e Kalac. Con Zeljko ci siamo capiti alla svelta, ho la presunzione di pensare che mi rubò qualche segreto che gli sarebbe poi servito per arrivare al Milan. Mi ero accorto che durante gli allenamenti mi osservava con una concentrazione speciale quando il preparatore mi teneva sotto pressione”.
Le favole a volte hanno un finale triste e così capitò che Seba, titolare inamovibile da quella porta biancorossa, incappò in un infortunio che lo mise fuori causa.
“Ad Udine mi stirai un polpaccio, l’età c’era ed anche se avevo sempre fatto una vita da atleta, compresi che il recupero sarebbe stato complicato. Ero triste perchè per la causa del Perugia mi ero speso, integrandomi pienamente nello spogliatoio per non deludere presidente e tifosi. Purtroppo nel calcio non tutto fila liscio e la mia avventura finì quella domenica, pur con la consapevolezza di lasciare la porta in buone mani perchè Kalac era davvero una garanzia”.
Quei mesi trascorsi sotto il segno del Grifo, con la voglia di vivere la città e la sua gente, ancora affollano la sua mente.
“All’inizio andai ad abitare in centro, in un appartamento elegante che era stato individuato per me proprio da Gaucci.
Dopo aver apprezzato il fascino di quelle vie strette e piene di storia, pensai di trasferirmi in periferia. Con il Milan ero stato in ritiro nel resort “Le tre vaselle” e ci tornai per rivivere l’ambiente del paese con il rispetto dei tifosi che mi avevano regalato la loro amicizia. La scelta di Torgiano era anche legata ad una mia vecchia passione che avevo praticato già ai tempi del Milan seguendo la scia di Capello e Ramaccioni. La caccia era stato il mio passatempo preferito e volevo rinverdire quella passione proprio in Umbria”.
Dicevamo che le favole a volte hanno un finale che non ti aspetti, Rossi a fine campionato chiuse la carriera, ma allora come oggi, i suoi pensieri e i suoi ricordi vanno ai tifosi del Grifo e a Serse Cosmi.
“Ero venuto al Curi da avversario e avevo capito quanto in quello stadio fosse importante sentire la vicinanza del pubblico alla squadra. Da avversario era un peso difficile da gestire: quando giocavo sotto la Curva Nord, toccavo con mano l’entusiasmo della gente, la passione per la squadra della propria città. Raramente in questi anni sono tornato a Perugia, ma i ricordi restano intatti. Cosmi era giovane, ma aveva l’entusiasmo di chi vuole emergere, di chi vuol lasciare un segno, di chi era capace di stabilire un rapporto speciale con ogni singolo calciatore ma anche con il gruppo. Sapeva sdrammatizzare e preparava le partite molto bene. Trovava sempre parole nuove per motivare la squadra. Lo ripeto:
avrei proseguito senza l’infortunio di Udine, ma certi segnali vanno colti”.
Il Cirano Gucciniano dei portieri ha così lasciato il segno anche a Perugia, seppure in un periodo tanto breve.
Raffaele Garinella – TifoGrifo.com
Foto: Di sconosciuto – Sebastiano Rossi, su magliarossonera.it., Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=5267003