Dalle dimissioni all’apoteosi di Cagliari: così Bisoli ha riconquistato il “suo Perugia”
Scritto da Simone Angelini il 15/03/2016
(ASI) – E’ stato un “Monday night” da urlo quello che ha visto come assoluto protagonista il Grifo nella proibitiva trasferta in terra sarda al cospetto della corazzata del torneo guidata dal tecnico Massimo Rastelli. I biancorossi, per la difficile contesa di Cagliari, arrivavano con “cerotti e bende” a iosa a causa delle copiose assenze che avevano minato quasi mezza rosa a disposizione del tecnico Pierpaolo Bisoli. Alzi la mano chi avrebbe mai immaginato un Perugia che rasentasse la perfezione proprio nella partita più difficile, sfoggiando l’artiglio ed il rostro a “graffiare” e mordere ogni zolla d’erba del rettangolo verde del Sant’Elia senza Spinazzola, Del Prete, Molina, Parigini, Drolé, Ardemagni e Bianchi (sottoscritto compreso!). Un 4-4-1-1 elastico, con le linee molto strette, squadra corta, compatta e con il duo Milos, Belmonte studiato appositamente per spegnere la verve di Joao Pedro, i due mediani a fare da schermo e verticalizzare immediatamente per le ripartenze di Aguirre, Guberti ad ispirare e Zapata ad agire da pendolo come marcatore di Fossati per eclissare la fonte di gioco cagliaritana e gettarsi negli spazi in contropiede; la coriacea linea a quattro di difesa con un Rosati formato monstre ha fatto il resto, per l’architettura tattica perfetta. Dopo la débacle di Trapani e la quinta sconfitta in sette turni, il tecnico romagnolo ha compiuto forse il gesto che ha rappresentato la chiave di volta per l’ambiente tutto rassegnando le dimissioni e consegnando il proprio mandato nelle mani del Presidente Santopadre. Come spesse volte succede nel calcio moderno, facili isterismi e contingenze emotive frutto del momento conducono verso decisioni drastiche fagocitando di fatto uomini e professionisti del settore confutando ogni scelta minuziosamente studiata in sede di progettazione. Il “piano Bisoli”, con un contratto biennale con opzione per il terzo anno, ha scricchiolato ma non è ceduto completamente nei pensieri dell’entourage societario biancorosso che ha saggiamente preferito proseguire col timoniere ex Cagliari e Cesena, esortandolo a tornare a vestire i propri panni forgiati dal suo credo e dalle caratteristiche peculiari che da sempre lo hanno contraddistinto con risultati eccelsi nella serie cadetta. Disciplina, rigore e qualche carezza (bastone e carota che sembra venire apprezzato alla grande dal gruppo sempre coeso con la propria guida), praticando quel calcio non bello e qualitativamente eccelso a vedersi, ma estremamente pragmatico, cinico e frutto di una grande organizzazione tattica ed acume a livello difensivo, di intensità ed applicazione nell’occupare ogni spazio in campo. Tre partite, sei punti, zero reti al passivo, bis di derby servito in stagione così come lo scacco matto alla vice capolista autentica forza del torneo Cagliari (dopo aver annientato anche il Crotone). Nella difficoltà l’uomo Bisoli non ha lesinato sforzi per mettersi di lato e dare quello scossone che serviva all’ambiente (rinunciando a praticamente un anno e mezzo di pecunia retributiva in caso di placet presidenziale!), ritrovando finalmente la chiave di volta per trascinare il Perugia fuori dalle sabbie mobili della zona retrocessione. “Con me o contro di me”, e la risposta sembra esser stata lapalissiana. Quale grifo aspettarsi da qui alla fine? Sicuramente non una squadra con un’identità di gioco ed un canovaccio di manovra ben definito ma, altresì, estremamente camaleontica a seconda dell’avversario dirimpettaio di turno e di grande sostanza e solidità. La forza di Bisoli allenatore è stata sovente quella di saper giocare “sporco” sull’avversario, spegnendo con acume tattico le fonti di gioco, creando contestualmente una mentalità, un atletismo ed una compattezza di squadra che ne facevano compagini ostiche tutti i gruppi allenati in carriera. Attenzione, tuttavia, a non compiere di nuovo pericolosi voli pindarici. Con la leggerezza e la libertà mentale veicolata dalla ventata d’entusiasmo di una salvezza oramai praticamente acquisita (nonché si spera un pizzico di fortuna in più per quanto attiene infortuni e fattori extra campo) è di fondamentale importanza affrontare le insidie che ogni gara porterà in dote, delle undici da qui al termine del torneo, con la massima concentrazione, convinzione, umiltà ed abnegazione, vivendo alla giornata. Senza accorgersi, con una sana incoscienza, perseguendo la via del lavoro, solo così il Grifo potrà aprire gli occhi e svegliarsi in paradiso. La serie cadetta insegna, mai dare nulla per scontato. L’altalena di emozioni e di stati d’animo, a quanto pare, sembra non essere ancora tramontata. A Pierpaolo Bisoli ed i suoi ragazzi sta trovare la “spinta” giusta per inseguire il sogno.
Simone Angelini – tifogrifo.com