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Cremonese-Perugia 4-0. Grifoni, un crollo mentale su cui riflettere per il mercato.

Scritto da il 30/12/2018

Pregi e limiti della gioventù. Se il 3-0 sul Foggia aveva esaltato le doti dei giovani di Nesta, il tracollo di fine anno di Cremona mette a nudo impietosamente, e senza possibilità per nessuno di minimizzare, il rovescio della medaglia. Anzitutto, sotto l’aspetto dell’equilibrio mentale dei grifoni, incapaci di supportare con continuità di concentrazione impegni ravvicinati e di leggere con lucidità le diverse fasi della partita, adottando l’atteggiamento giusto al momento giusto. Il crollo è stato soprattutto mentale, frutto dell’incapacità di reagire alle avversità: oggi i grifoni sono scomparsi dal campo dopo lo 0-1. E dire
che fino a quel momento avevano tenuto in mano il pallino del gioco, senza però incidere in fase gol (e la mancanza di cinismo è un altro limite ormai strutturale di questa squadra). Imbarazzato e imbarazzante il Perugia visto allo Zini, una Penelope ostinata che nell’ennesima notte del suo campionato, disfa quel che aveva costituito il giorno prima. Linea di difesa con Mazzocchi e Falasco esterni, Gyomber e El Yamiq centrali. A metà campo, Bordin in regia con Kouan e Dragomir mezzali. Davanti Verre a supporto di Han e Vido. La partenza dei grifoni è incoraggiante, con possesso palla e costruzione costante del gioco, ma anche con la solita mancanza di cattiveria nelle situazioni in area. Poi, come altre volte è accaduto, al primo scoglio, la nave si incaglia. Frittatona mista difensiva con Gyomber che aspetta l’uscita di Gabriel e si fa anticipare dall’avversario. Da qui nasce il corner su cui Terranova svetta sugli statuari difensori perugini: El Yamiq si fa sovrastare di almeno una quarantina di centimetri. È l’inizio di una fine prematura dell’incontro, perché il Perugia crolla mentalmente e la Cremonese d’ora in poi avrà la strada spianata nell’arrivare alla conclusione. Anche con l’aiuto della sorte, visto come Piccolo infila il 2-0 con una palombella che neanche lui saprebbe spiegare come gli è partita dai piedi. Poi, il 3-0 su una discesa dello stesso Piccolo a destra e gli esterni perugini da quella parte incapaci di chiudere. E, nella ripresa, a partita compromessa, il 4-0, emblematico di come, quando una cosa deve andare storta, niente va dritto. Castrovilli passa indisturbato al limite dell’area tra quattro o cinque perugini e scocca un tiro non irresistibile su cui Gabriel decide di mettere la firma. Il portiere perugino vola, tocca il pallone e la deviazione è decisiva perché la sfera, altrimenti destinata fuori, si infila in rete! Insomma, una partita senza luci, che chiude un girone d’andata nel quale, comunque, il meccanismo nel suo complesso ha dimostrato di funzionare e di avere prospettive, e questo non va dimenticato. Però, la sconfitta di Cremona non è episodica, ha riproposto vizi antichi e cali di tensione già visti e impone alla società un’analisi seria degli obiettivi realistici cui questo Perugia può mirare e dei mezzi da approntare di conseguenza, anche con l’imminente mercato di gennaio. A Cremona sono riemersi i problemi degli esterni che non chiudono, dei centrali difensivi che leggono in ritardo lo sviluppo delle azioni, di un portiere che spesso si dimentica di essere, sulla carta tra i migliori della cadetteria e andrà recuperato alla causa. A metà campo è diventato imprescindibile Kingsley, il cui dinamismo è mancato a Cremona. Come, in avanti, anche Melchiorri sembra essere l’unico equilibratore tattico, capace di tener palla, far alzare la squadra e gestire le situazioni con lucidità. La società ha da tempo individuato le carenze e interverrà con innesti che dovranno indirizzare la stagione una volta per tutte. Perché la dèbacle di Cremona ha solo confermato che si è davanti ad un bivio. Da un alto, continuare come fatto finora la politica dei giovani, comunque del tutto meritoria, da non sconfessare e fondamentale per gli equilibri finanziari della società, che sono sempre da tener presenti come priorità. Dall’altro, pur non rinnegando quell’indirizzo, correggerlo in maniera incisiva e sostanziale con innesti che diano alla squadra, oltre a valori tecnici e tattici assoluti, anche un tasso di esperienza maggiore. Sembra questa la condizione necessaria (il campo dirà poi se anche sufficiente) per assicurare maggior equilibrio sul lato mentale-psicologico e quindi, una maggior capacità di leggere le situazioni e avere continuità di prestazioni e risultati, anziché le montagne russe su cui spesso è salita e scesa la squadra di Nesta, ma la società è chiamata a perseguire la continuità con ogni possibile sforzo.

Pregi e limiti della gioventù. Se il 3-0 sul Foggia aveva esaltato le doti dei giovani di Nesta, il tracollo di fine anno di Cremona mette a nudo impietosamente, e senza possibilità per nessuno di minimizzare, il rovescio della medaglia. Anzitutto, sotto l’aspetto dell’equilibrio mentale dei grifoni, incapaci di supportare con continuità di concentrazione impegni ravvicinati e di leggere con lucidità  le diverse fasi della partita,  adottando l’atteggiamento giusto al momento giusto. Il crollo è stato soprattutto mentale, frutto dell’incapacità di reagire alle avversità: oggi i grifoni sono scomparsi dal campo dopo lo 0-1. E dire

che fino a quel momento avevano tenuto in mano il pallino del gioco, senza però incidere in fase gol (e la mancanza di cinismo è un altro limite ormai strutturale di questa squadra). Imbarazzato e imbarazzante il Perugia visto allo Zini, una Penelope ostinata che nell’ennesima notte del suo campionato, disfa quel che aveva costituito il giorno prima. Linea di difesa con Mazzocchi e Falasco esterni, Gyomber e El Yamiq centrali. A metà campo, Bordin in regia con Kouan e Dragomir mezzali. Davanti Verre a supporto di Han e Vido. La partenza dei grifoni è incoraggiante, con possesso palla e costruzione costante del gioco, ma anche con la solita mancanza di cattiveria nelle situazioni in area. Poi, come altre volte è accaduto, al primo scoglio, la nave si incaglia. Frittatona mista difensiva con Gyomber che aspetta l’uscita di Gabriel e si fa anticipare dall’avversario. Da qui nasce il corner su cui Terranova svetta sugli statuari difensori perugini: El Yamiq si fa sovrastare di almeno una quarantina di centimetri. È l’inizio di una fine prematura dell’incontro, perché il Perugia crolla mentalmente e la Cremonese d’ora in poi avrà la strada spianata nell’arrivare alla conclusione. Anche con l’aiuto della sorte, visto come Piccolo infila il 2-0 con una palombella che neanche lui saprebbe spiegare come gli è partita dai piedi. Poi, il 3-0 su una discesa dello stesso Piccolo a destra e gli esterni perugini da quella parte incapaci di chiudere. E, nella ripresa, a partita compromessa, il 4-0, emblematico di come, quando una cosa deve andare storta, niente va dritto.  Castrovilli passa indisturbato al limite dell’area tra quattro o cinque perugini e scocca un tiro non irresistibile su cui Gabriel decide di mettere la firma. Il portiere perugino vola, tocca il pallone e la deviazione è decisiva perché la sfera, altrimenti destinata fuori, si infila in rete! Insomma, una partita senza luci, che chiude un girone d’andata nel quale, comunque, il meccanismo nel suo complesso ha dimostrato di funzionare e di avere prospettive, e questo non va dimenticato. Però, la sconfitta di Cremona non è episodica, ha riproposto vizi antichi e cali di tensione già visti e impone alla società un’analisi seria degli obiettivi realistici cui questo Perugia può mirare e dei mezzi da approntare di conseguenza, anche con l’imminente mercato di gennaio. A Cremona sono riemersi i problemi degli esterni che non chiudono, dei centrali difensivi che leggono in ritardo lo sviluppo delle azioni, di un portiere che spesso si dimentica di essere, sulla carta tra i migliori della cadetteria e andrà recuperato alla causa. A metà campo è diventato imprescindibile Kingsley, il cui dinamismo è mancato a Cremona. Come, in avanti, anche  Melchiorri sembra essere l’unico equilibratore tattico, capace di tener palla, far alzare la squadra e gestire le situazioni con lucidità. La società ha da tempo individuato  le carenze e interverrà con innesti che dovranno indirizzare la stagione una volta per tutte. Perché la dèbacle  di Cremona ha solo confermato che si è davanti ad un bivio. Da un alto, continuare come fatto finora la politica dei giovani, comunque  del tutto meritoria, da non sconfessare e fondamentale per gli equilibri finanziari della società, che sono sempre da tener presenti come priorità. Dall’altro, pur non rinnegando quell’indirizzo, correggerlo in maniera incisiva e sostanziale con innesti che diano alla squadra, oltre a valori tecnici e tattici assoluti, anche  un tasso di esperienza maggiore. Sembra questa la condizione necessaria (il campo dirà poi se anche sufficiente) per assicurare maggior equilibrio sul lato mentale-psicologico e quindi, una maggior capacità di leggere le situazioni e avere continuità di prestazioni e risultati, anziché le montagne russe su cui spesso è salita e scesa  la squadra di Nesta. E proprio sull’allenatore la società dovrà anche fare un ulteriore punto di chiarezza. Perché se un progetto c’è per riportare il Perugia più in alto, la figura dell’allenatore su cui poggiarlo è ovviamente fondamentale. Sapere da subito, o almeno da prima possibile, se nel medio-lungo periodo si potrà contare sulla stessa guida, aiuta la programmazione, la scelta dei giocatori e la continuità della costruzione. Dipenderà tutto, o molto, da Nesta, ma la società è chiamata a perseguire la continuità con ogni possibile sforzo.

Daniele Orlandi -Agenzia Stampa Italia

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il 30/12/2018.
Registrato sotto PERUGIA CALCIO, Primo Piano.

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