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Cremonese-Perugia 3-3. La squadra di Breda entra in campo e gioca: spezzata la crisi.

Scritto da il 28/10/2017

Il Perugia gioca, dunque esiste. I grifoni tornano ad avere un verso e un senso in campo e a Cremona, contrariamente alle ultime giornate, restano in partita fino alla fine. Lottano, reagiscono alle contrarietà, concretizzano in avanti, danno dimostrazione efficace dell’equilibrio, della determinazione dell’anima e dello spirito di gruppo invocati in settimana dal neo allenatore Breda. E cosi spezzano la crisi nera. Il lato positivo -del risultato e della prestazione-  è prevalente, oggi, perché finalmente si è intravista l’uscita del tunnel e sono arrivati segnali di una inversione di tendenza che fino a qualche giorno fa non poteva essere data per scontata. Il lato negativo della giornata è che il Grifo butta alle ortiche la vittoria per un’autorete e un rigore discutibilissimo a 5’ dalla fine. Per il quale non si sa se prendersela più con Mustacchio che liscia goffamente (questo è solo un eufemismo) il rinvio, con la palla che gli sbatte sul braccio; o con l’arbitro, il signor Di Martino che, sotto la curva dei tifosi cremonesi, decide di non tener conto dell’involontarietà e dell’ininfluenza dell’intervento e concede il penalty. Oggi, dopo tante partite nelle quali il Perugia si era cercato e meritato gli episodi-contro per un atteggiamento amorfo,  si può a ragion veduta parlare anche di sfortuna. In sostanza, oggi si può davvero dire che il Perugia ha fatto la prestazione ed è stato punito dagli episodi. Perché l’autorete di Zanon è stata causata da un tocco di Paulinho che ha deviato all’ultimo istante la traiettoria del pallone e messo fuori causa il terzino biancorosso, che era lì, pronto a intervenire. Perché Il 2-2 di Paulinho è una prodezza di quelle che non riescono tutti i giorni.  E perché il rigore, come detto, assomma l’orrore tecnico di Mustacchio e l’interpretazione discutibile dell’arbitro. Per il resto, però, la squadra ha retto l’impatto, ha prodotto gioco con un centrocampo che ha messo in luce le capacità di Bianco, centromediano in grado di dare i tempi giusti alle azioni per l’apporto di sostanza di Brighi e Bandinelli. La difesa ha retto l’urto di una squadra temibile come quella di Tesser e non ha perso quasi mai la trebisonda come reparto, al netto di qualche errore dei singoli. In avanti, la coesistenza di Han, Di Carmine e Cerri ha dato risultati, con il fiorentino tornato in gran spolvero (due gol da centravanti) anche se probabilmente non potrà essere riprodotta spesso in futuro perché sbilancia il gioco e Han non è un trequartista. Ma questo sara l’oggetto del non breve lavoro di ricostruzione  tattica cui dovrà attendere Breda, che probabilmente si orienterà verso una duttilità di schemi, a partire dal 4/2/3/1, che è il suo marchio di fabbrica. Intanto, l’emorragia di gioco e di punti è stata fermata. Con la reazione nervosa di Cremona, è cominciata la convalescenza, che non sarà né breve, né semplice e dovrà sostanziarsi nel ritrovamento di equilibri, identità tattica e sicurezze mentali. Ma il Perugia è tornato a respirare, e tanto basta a ridare un tocco di rosa all’orizzonte sopra Il Pian di Massianoproprio nella settimana in cui ricorrono i quarant’anni dalla scomparsa di Renato Curi, uno che i tifosi del Grifo non lo scordano.

Daniele Orlandi – Agenzia Stampa Italia

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il 28/10/2017.
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