Ciao Ilario
Scritto da Redazione il 20/02/2023Certe volte quelli forti e bravi non vincono. Almeno all’apparenza. Ma poi restano nel cuore delle persone, e la loro vittoria, in fondo, la capisci poi, ma è chiara e netta.
Castagner, Ilario, viene ricordato da tutta Italia soprattutto per la non vittoria più bella del campionato italiano, ma qui, a Perugia, nella sua patria acquisita, ha fatto tanto di più rispetto al tanto che già fu quella sola stagione: ha dedicato la sua vita a coniugare la parola calcio con Perugia, la parola Vittoria con Il Perugia.
E’ stato il Perugia. Come D’Attoma, come Mazzetti, come il suo amico – nemico Luciano Gaucci, come Renato, come pochi altri, come forse nessun altro.
La notizia della morte, giunta durante il derby, ha rappresentato il segno finale rispetto al legame con le sue magliette biancorosse. Quando nelle chat ha cominciato a girare la notizia mi è venuto spontaneo cercare il Facebook di Federico, il figlio, per avere la triste conferma. Ed ho visto il suo dolce messaggio, postato pochi minuti prima.
Ieri mattina ho visto un incontro di wrestling tra Sami Zayn e Roman Reigns. Zayn, alla sua prima occasione per diventare campione a casa sua, in Canada, dopo anni in giro per il mondo, contro Reigns, un predestinato, detentore da anni del titolo massimo della WWE. La gente era impazzita per l’atleta di casa, che ha sfiorato più volte la vittoria, fino a che l’interferenza di un alleato ha portato Reigns ad ottenere lo schienamento vincente. E a me la storia di Zayn, l’underdog from the underground, lo sfavorito al quale non viene dato nessun credito, ricorda quella del Perugia dei miracoli e quella massima che si trova all’ingresso dell’Università di Cambridge: considerando l’apertura alare e la frequenza del battito delle ali rapportate al peso, è scientificamente provato che il coleottero non può volare. Vola perché non lo sa. Michael Jordan disse: “Nella mia vita ho sbagliato più di novemila tiri, ho perso quasi trecento partite, ventisei volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto”. Le vittorie di Ilario, che hanno fatto la storia del Grifo, e la non vittoria, altrettanto importante, altrettanto gloriosa.
Il volo del Perugia coleottero dei miracoli, signori, fu la sfida di una squadra, un gruppo, che seppe andare oltre i propri limiti, guidati dalla panchina da Ilario e nel campo da Pierluigi, il suo capitano scomparso proprio un anno fa, il 20 febbraio. Avevo 2 anni quando il Perugia completò quel campionato che dalla cronaca entrò direttamente nella storia. Ma ho avuto l’occasione di vedere dal vivo, allo stadio, il Castagner 2 ed il Castagner 3, anni di vittorie di campionati e spareggi, Foggia e Reggio Emilia, il cavallo di Gaucci ed il tendine d’Achille di Tovalieri. Quei giocatori trattati come figli, come ha detto Rapajc, messo fuori rosa da Perotti e tornato protagonista con Ilario, perché i giocatori bisogna saperli capire, perché la classe devi saperla riconoscere, e sorriderle.
Certe volte quelli e bravi e forti non vincono, ma restano nella memoria se hanno un sorriso come Ilario. O piedi come Cruijff. Quell’Olanda non vinse il mondiale come il Perugia non vinse quello scudetto, ma tutti si ricordano quelle squadre e molti di meno chi vinse il Mondiale del ‘74 o il campionato del ’78 (quest’ultima cosa, a parte noi a Perugia, chiaramente). Non sempre è così, ma il mondo a volte si concede con più gusto a chi sa dare un sorriso in più agli altri, a chi sa essere accogliente, a chi sa riconoscere il talento anche se questo viene dai posti più impensati, come accadde a Perugia con Nakata, il fenomeno del Giappone, un posto in cui all’epoca pensavamo che a pallone giocassero solo Holly e Benji. Ricordo una tua intervista in cui ti chiedevano se Nakata, reputato dai più una boutade pubblicitaria di Gaucci, sarebbe stato all’altezza del Perugia: rispondesti che la vera domanda era se il Perugia sarebbe stato all’altezza di Nakata. Avevi ragione tu, come sempre.
Un abbraccio ai tuoi cari, per una perdita così grande, e grazie per tutti i giorni che abbiamo condiviso allo stadio, tu in panchina ed io a guardare dalla curva, con la speranza comune di un Grifo vincente.
Ciao Ilario
Federico Basili per TifoGrifo